In occasione del convegno e della mostra dedicata a Sergio Toppi, evento principale dell’edizione 2009 di BilBOLbul, Black Velvet ha pubblicato una raccolta di saggi a cura di Hamelin, intitolata come l’esposizione bolognese: Sergio Toppi. Il segno della storia.
Il volume, inserito nella collana Remington, come gli omologhi dedicati a Magnus, Gianni De Luca e Attilio Micheluzzi, si presenta come un tomo corposo di circa 400 pagine che alterna analisi approfondite dell’opera di Toppi a riproduzioni di tavole, illustrazioni e copertine pescate lungo la carriera dell’autore. Tutto materiale esposto nel bell’allestimento del museo Archeologico di Bologna, tanto da poter considerare il volume in questione a tutti gli effetti il catalogo ufficiale della mostra.
In tutti questi anni l’attenzione verso l’autore milanese è sempre stata abbastanza alta, tanto che con continuità si sono potute ritrovare sugli scaffali delle librerie diverse ristampe delle sue opere più importanti, come è accaduto lo scorso anno con la ripubblicazione delle storie dedicate al Giappone raccolte in Tanka, o con la ristampa de L’uomo delle paludi – entrambi per Grifo Edizioni – e la riproposta Gengis Khan – Archimede a cura di Alessandro Editore.
Con la mostra curata da BilBOLbul e il relativo convegno si è avuta, invece, la giusta consacrazione da parte degli studiosi del fumetto, ben testimoniata nel volume in questione che può essere considerato un utile strumento, anche per chi non è stato a Bologna, per approfondire la conoscenza dell’opera di Toppi. Per maggior completezza accanto a questo andrebbe letto Sergio Toppi: nero su bianco con eccezioni di Fabrizio Lo Bianco, anch’esso edito da Black Velvet nel 2005, nel quale si può leggere una lunga panoramica sulla carriera del Maestro milanese oltre a una bella e approfondita intervista.
Come spesso accade, in pubblicazioni del genere la qualità dei pezzi presentati può sembrare altalenante e capita che gli stessi concetti vengano ribaditi da più interventi, ma le firme scelte garantiscono comunque degli ottimi spunti di riflessione.
Per esempio, a mio parere, convince l’analisi di Ferruccio Giromini, che partendo dal primo Toppi illustratore lo arriva a definire “in antagonismo con la storia dell’iconografia tradizionale del fumetto, dell’illustrazione, delle arti visive dell’ultimo secolo”. Interessante è anche il contributo di Giulio C. Cuccolini, che analizza la vicinanza di Toppi al realismo magico e alla sua predilezione per Dino Buzzati e come il fumettista abbia tradotto in immagini queste influenze. Matteo Stefanelli invece arriva a definire il fumetto di Toppi contemplativo, definizione che trovo azzeccata, per distinguerlo dal fumetto più generalmente realista.
Come al solito, Luca Boschi dà il meglio di sé scavando negli archivi ed efficacemente racconta di un Toppi illustratore comico, prima alla corte dei fratelli Pagot e poi come autore per Il Corriere dei Piccoli. Molto sentito il contributo di Mino Milani, che tratteggia un fumettista per il quale ha scritto numerose sceneggiature; altrettanto interessante il capitolo firmato da Silvano Mezzavilla, che attraverso le parole di Sergio Bonelli, Laura Battaglia, Paolo Piffarerio, Fulvia Serra, Mauro Vignak e Piero Zanotto racconta la profonda amicizia tra Toppi e un grandissimo Dino Battaglia.
Non meno significativi sono poi gli interventi di Francesco Boille, di Daniele Brolli, di Daniele Barbieri e di Fabio Gadducci oltre alla riproposizione della fondamentale prefazione che il compianto Oreste Del Buono scrisse nel 1980 per Sacsahuaman, edito da Milano Libri.
Dalla lettura di questa raccolta di saggi si scopre un autore ancora più complesso di quanto emergeva dalla lettura delle sue tavole. Il pregio quindi di questa pubblicazione è quello di aver tentato di raccontare, attraverso varie voci, le diverse sfaccettature di un autore che ha di fatto percorso quarant’anni di fumetto italiano.
Dotato di un’ottima bibliografia, Sergio Toppi. Il segno della storia è un volume che gli appassionati – ma non solo – dell’autore milanese non si possono far mancare. È quindi pienamente positivo il giudizio di scrive.
Devo però sottolineare quella che a me pare una mancanza in un volume per altro ben curato: come per gli altri titoli della collana è assente una pur minima nota che spieghi chi sia l’estensore di ogni saggio. Sembra una banalità, dato che le firme in elenco sono tutte note agli addetti ai lavori. Ma per chi non lo è, invece, sapere chi sia Emiliano Morreale o Andrea Rauch, per far due nomi a caso tra i tanti in elenco, potrebbe essere utile e perfino “educativo”.
Riferimenti
www.blackvelveteditrice.com
www.bilbolbul.net
www.bilbolbul.net/blog