“Un’erbaccia è una pianta che cresce dove l’uomo non vuole”.
Giano ha 31 anni, nessun progetto per il futuro e con le erbacce ha parecchie analogie. Prima tra tutte quella di essere cresciuto in un luogo che non sembra avere un posto per lui.
Ignorato dalla società e lasciato dalla fidanzata, Giano è più a suo agio in compagnia degli esclusi, da chi per un motivo o per un altro è stato rifiutato dalla società come dalle famiglie. Membro acquisito di una piccola banda di criminali, tira avanti senza neanche sapere chi siano i suoi nuovi compari né che genere di lavoretti svolgano realmente.
Ma nel momento in cui facciamo la sua conoscenza, Giano ha davanti un problema più urgente del suo limbo di passività rancorosa: qualcuno l’ha rapito e lui non sa perché.
Dopo I Palazzi del 2011, Giorgio Pandiani torna come autore a 360° di un’opera a fumetti in bianco e nero divisa in tre volumi. Il primo capitolo di Radici è stato pubblicato nel 2014, riscuotendo da subito l’interesse della critica. Da dicembre 2016 anche il secondo volume è disponibile per l’acquisto, in un doppio formato digitale e cartaceo.
La trama riprende il filo dei ricordi di Giano che, interrogato dai suoi ignoti sequestratori, ripercorre volti e accadimenti dei giorni precedenti alla cattura. Un racconto-fiume doloroso ma necessario, estorto dapprima contro la sua volontà ma sempre più simile, via via che i ricordi si inanellano, a una balsamica confessione liberatoria. Come Giano ha già compreso nel corso del primo volume, negli eventi che narra si nasconde anche il motivo del suo sequestro. In questo secondo volume di Radici il puzzle dei suoi ricordi frammentati si fa sempre più comprensibile ma, se da una parte le colpe di Giano diventano manifeste, dall’altra resta oscuro il prezzo che dovrà pagare per rimediare ai propri errori.
Inizialmente la lettura di Radici disorienta per la frammentazione del racconto e la natura oscura del limbo in cui sprofonda il protagonista. Questa mancanza di informazioni e punti di riferimento si rivela però funzionale, al contempo riflesso e conseguenza della forma indistinta che ha assunto la vita di Giano.
Completamente paralizzato dalle delusioni e incapace di reagire, Giano non ha più controllo neanche sulle proprie azioni. Una condizione perfettamente richiamata, dopo il rapimento, dalle radici che lo imprigionano, con tutto quello che questa immagine può evocare anche a livello di sottotesto.
Quello a cui si assiste è dunque uno scontro tra “radici” di diversi ecosistemi. Quelle di una periferia che si avviluppa e sprofonda nel vuoto esistenziale, per la quale Giano non è che un infestante parassita, e quelle di una natura ferita e compromessa, barbaramente inquinata e irrimediabilmente distrutta con sconcertante menefreghismo. Un duplice binario parallelo che finisce con l’incontrarsi in Giano, rivelando come l’apatica indifferenza sia spesso nociva come la scelta peggiore.
La tematica ecologica, mai abbastanza affrontata nella realtà come nella finzione contemporanee, trova in Radici un degno sviluppo. Innanzitutto a livello diegetico, con la componente horror e la denuncia sociale che preservano il tema dalla blanda retorica inserendolo in un contesto più articolato e controverso. In secondo luogo, a livello pratico, considerando che la versione cartacea di Radici è stata stampata su carta riciclata, facendo uso di inchiostri a cera e di energie esclusivamente rinnovabili.
Una coerenza etica che si allarga a un impegno sociale più esteso, in quanto le copie di questo secondo volume sono state rilegate nel Carcere di Genova Pontedecimo, in linea con l’iniziativa “Il Cielo in una stampa” promossa da Ecoprint.
Sul piano narrativo, anche i risvolti fantascientifici che la vicenda assume progressivamente trovano fondamento e ispirazione in curiosità botaniche che funzionano da credibile e intrigante premessa. Per comprenderne appieno l’evoluzione, bisognerà comunque attendere il terzo volume della serie.
Dal punto di vista stilistico, Radici è un’opera che vive di contrasti. Un bianco e nero netto e prevalentemente cupo, dove il buio è al contempo metafora del disorientamento e del nichilismo in cui è sprofondato il protagonista.
L’oscurità accompagna ogni tavola come una costante minaccia di vuoto, spezzata solo dai tratti acquerellati che contraddistinguono gli stati alterati di coscienza. Il risultato è un’atmosfera inquietante, molto vicina a una dimensione onirica nella quale i ricordi riemergono parziali, talvolta persino con immagini che smentiscono le parole.
La cura espressionistica del bianco e nero scolpisce i volti e la psicologia dei personaggi, alternando sguardi limpidi a ombrosi cipigli. Ma le personalità di ognuno si rivelano ben più sfumate, così come i confini tra colpa e innocenza, verità e menzogna, coscienza e egoismo. Al realismo e alla naturalezza di corpi e posture, tratteggiati in linee morbide e spesse, si miscelano tavole surreali e inquadrature cinematografiche tipiche del noir.
Nel secondo volume, anche le ambientazioni si fanno più accurate, a indicare una verità sempre più nitida e agghiacciante. La stessa che Giano ha tentato di rimuovere, ma che, ora, radicata in lui, ha ripreso a germogliare.
Abbiamo parlato di:
Radici Vol. I
Giorgio Pandiani
Autoproduzione, novembre 2014
84 pagine, digitale/brossurato, bianco e nero – 5,00€ digitale/10,00€ cartaceo
Radici Vol. II
Giorgio Pandiani
Autoproduzione, dicembre 2016
82 pagine, digitale/brossurato, bianco e nero – 5,00€ digitale/ 10,00€ cartaceo
Nota: entrambi i volumi in coppia – 8, 00€ digitale/ 16,00€ cartaceo