Quartieri

Quartieri

Quartieri Andrea Laprovitera, Niccolò Storai Tunué, 2010 112 pagine, brossurato, bianco e nero - 12,50€ ISBN: 978-88-97165-02-6

Storie quotidiane che si intrecciano in un lungo piano sequenza di cinematografica tradizione, tra i pianerottoli dei palazzi e gli incroci delle strade, tra passati, un futuro carico di speranze e un presente di gioie e dolori, di rimpianti e ricordi. In Quartieri i personaggi si passano l’attenzione del lettore l’un l’altro incrociando le proprie vite nei pochi metri quadri di un angolo di città, diventando protagonisti per poche pagine con i propri sentimenti, le proprie aspirazioni, guidati spesso dal caso e dal destino.
Su un impianto che offrirebbe la possibilità di cambiare registro assieme ai volti e alle storie, Laprovitera sceglie invece di mantenere uno svolgimento senza picchi e senza variazioni, una narrazione piatta che non offre momenti di particolare rilievo o alternanza di toni e di ritmo. I racconti che si succedono non brillano per originalità, risultando a volte veri e propri stereotipi, appesantiti da un certo buonismo dei sentimenti che avrebbe bisogno di una spinta in più per non diventare l’ombra di se stesso. Rispetto al precedente lavoro sempre per Tunuè, Il Maestro, sembra quindi un passo indietro per uno sceneggiatore che comunque si sta facendo spazio (ricordiamo anche Il treno, edito da Rizzoli/Lizard) prospettando davanti a sé una promettente carriera.
I disegni di Quartieri sono affidati a Storai, autore il cui tratto ha ormai una personalità e un’identità ben precisa, distante dai modelli del fumetto commerciale ma che, al di là degli apparentamenti con autori e stili del fumetto underground, riesce a prestarsi a vari generi diversi. Un segno che appare anche sgraziato e grezzo a una prima occhiata, e che si rivela forte e comunicativo, ma che purtroppo qui non si presenta al suo meglio.

Abbiamo parlato di:
Quartieri
Andrea Laprovitera, Niccolò Storai
Tunué, 2010
112 pagine, brossurato, bianco e nero – 12,50€
ISBN: 978-88-97165-02-6

3 Commenti

3 Comments

  1. klaus

    17 Agosto 2011 a 10:09

    Concordo con quasi tutte le considerazioni espresse nella recensione, precisa ed efficace, ho detto quasi tutte le considerazioni perché, per quanto mi riguarda, devo ancora trovare un’opera dello Storai che si presenti al suo meglio, ovvero, mi sembra che il suo standard sia quello di una mediocrità cronica con difetti macroscopici nelle prospettive e una conoscenza anatomica a dir poco limitata. Si può scegliere uno stile di disegno anche grottesco, ci sono decine di esempi in tal senso, ma qui ci troviamo di fronte a qualcosa di diverso.

    • Davide Occhicone

      17 Agosto 2011 a 10:57

      Ciao e grazie per il commento; non mi va di fare il “buonista” a tutti i costi ma temo tu sia stato un po’ troppo “duro” con il buon Storai…
      Non mi sembra a dire il vero che Storai punti neanche lontanamente ad una rappresentazione anatomica verosimile e, in tutta onestà, mi sembra anche difficile da poter decidere che questo avvenga per manifesta incapacità…
      Alla prossima!

    • Lo Spazio Bianco

      23 Agosto 2011 a 14:12

      Al di là dell’amicizia con Niccolò, e dei gusti personali chiaramente indiscutibili, a mio parere sei troppo duro. Già ne “Li Romani in Russia” il suo tratto trova una amalgama molto interessante con il tema e gli stornelli che accompagnano le vignette. Oltre a questo, è un autore che ha lavorato con molte delle principali case editrici italiane: dubito che questo sia possibile solo per gentilezza degli editori! Evidentemente, le capacità e la professionalità di Niccolò sono apprezzate da molti.
      Detto questo, nessun intento di voler cambiare i tuoi gusti! :)
      Ettore

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *