Raccontare esperienze universali come la preparazione all’esame di maturità, con tutto il bagaglio di incertezza e speranza che essa porta, rischia di far scadere la rappresentazione in qualcosa di eccessivamente superficiale.
Ciascuno di noi ricorda i turbamenti vissuti in quel periodo e ne conserva un particolare ricordo, più o meno traumatico. Buona dose di coraggio quindi per Albhey Longo, che si misura per la prima volta con una graphic novel toccando un tema tanto spinoso e delicato.
La storia di Marco, il protagonista del racconto, è simile a molte altre, ma allo stesso tempo unica perché tali sono le sensazioni che si provano nell’affrontare il grande rito di passaggio della maturità. Le velleità artistiche, le convinzioni che vacillano sotto gli attacchi degli adulti, lo speciale rapporto con gli amici d’infanzia sono messi in scena in maniera molto convincente.
I tormenti del protagonista sono ben inframmezzati dall’utilizzo del gioco della battaglia, retaggio della fanciullezza che funge da trait d’union con l’adolescenza, alleggerendo la narrazione in maniera divertente, allentando la condizione di incertezza di Marco che pervade tutta la storia.
Stupisce, considerata la giovane età, la consapevolezza e la delicatezza con cui Longo è stato capace di trattare tutti questi argomenti, utilizzando uno stile utilizzando uno stile che si tiene lontano da qualsiasi spettacolarizzazione e drammatizzazione emotiva artificiosa e gratuita dell’esperienza.
La trama infatti non si caratterizza per ritmo e colpi di scena, quanto piuttosto per la messa in scena dei suoi picchi emotivi, inseriti in una narrazione del quotidiano di Marco piuttosto regolare, che cela sotto avvenimenti all’apparenza ordinari dei particolari (come La quarta variazione del titolo) che si riveleranno decisivi nella crescita del personaggio.
Il segno di Longo è molto personale e risulta piacevole pur non essendo votato alla precisione nel tratteggio. La presenza dell’arancione in aggiunta al classico bianco e nero non sottolinea eventi narrativamente rilevanti, ma funge da elemento che arricchisce le tavole e le didascalie, donando loro un maggior senso di profondità.
La resa finale rivela dei limiti dovuti a un tratto ancora per molti versi acerbo, anche per quanto riguarda la costruzione delle vignette che, esclusi alcuni episodi degni di rilievo, appare molto semplice e priva di guizzi nella scelta delle inquadrature.
Un ulteriore punto a sfavore dell’opera è l’incompiutezza della trama, che si chiude con un tono solare e positivo, ma in ultima istanza indefinito. Probabilmente una scelta più coraggiosa avrebbe arricchito di significato l’intero lavoro.
Rilevante il ruolo di Torino: la città appare, oltre che scenario per gli eventi raccontati, come nel caso della bella sequenza ai Murazzi, anche in tavole che segnano il passaggio tra le scene, ritraendo la città a mo’ di cartolina con delle vedute di Piazza San Carlo o Palazzo Madama, ma anche di scorci più difficilmente decifrabili da un non residente, che aumentano il tono intimista della storia (qui il colore aggiunge un tocco notturno, quieto, decisamente azzeccato) allargandone la portata dai personaggi agli ambienti.
Possiamo definire La quarta variazione un ottimo esordio, in grado di far riflettere su un argomento spesso abusato, qui declinato con gli occhi di un giovane già sorprendentemente maturo.
Abbiamo parlato di:
La quarta variazione
Albhey Longo
Bao Publishing, novembre 2016
144 pagine, brossurato, colore – 16,00€
ISBN: 9788865437568