Quando l’orrore è troppo giovane: “17 anni” di Fujii e Kamata


Quando l’orrore è troppo giovane: “17 anni” di Fujii e Kamata


Un manga crudo e realista ispirato al delitto che sconvolse il Giappone negli anni ‘80, fatti talmente incomprensibili da farci domandare ancora oggi: "perché?".

17_sai-coverUna ragazza ci fissa ma non possiamo vedere i suoi occhi, coperti una barra nera orizzontale, di quelle che “proteggevano” i volti dei minorenni nelle foto di cronaca nera. Quegli occhi non li vediamo eppure sembra quasi ci stiano chiedendo aiuto.
Ci appare disturbante fin dalla copertina del primo volume il manga 17 anni, realizzato nel 2004 da Seiji Fujii e Yoji Kamata e pubblicato in Italia lo scorso febbraio da J-Pop.

Si tratta di una rilettura, o meglio una riscrittura, di uno dei fatti di cronaca nera più sconvolgenti nella storia recente del Giappone: nel novembre del 1988 Junko Furuta, una studentessa delle superiori, fu rapita da una banda di altrettanto giovani delinquenti affiliati alla Yakuza, dopo che il loro capo si era visto rifiutato dalla ragazza. Fu segregata per 44 giorni, torturata e ripetutamente abusata, costretta a subire umiliazioni e sevizie di ogni tipo, e infine bruciata viva.
Un orrore che scosse le coscienze dell’impeccabile Giappone, che peraltro in quegli anni viveva un periodo di grande boom economico e sociale. L’idea che degli adolescenti potessero arrivare a tanto era più che incomprensibile, era inaccettabile. Così come non era accettabile che, per via delle leggi sul crimine minorile, la punizione che toccò agli assassini non fosse neanche lontanamente commisurata al delitto, al punto che la legislazione stessa cambiò abbassando l’età della responsabilità penale a 16 anni.

Il manga di Fujii e Kamata non è una cronaca esatta di quel delitto: i personaggi sono diversi, cambiano i nomi e le fisionomie, e per quanto sembri paradossale, le atrocità raccontate non sono paragonabili a quelle effettivamente subìte da Junko Furuta. La scelta di ispirarsi al vero omicidio raccontando una storia leggermente diversa, unita alla volontà di non indulgere voyeuristicamente sulla vittima, ha permesso agli autori di setacciare nell’animo dei protagonisti, di trasformare la violenza fisica in un inferno anche e soprattutto psicologico che non coinvolge soltanto Sachiko, la ragazza rapita, ma tutti quelli che le ruotano attorno.

I personaggi principali sono tre. Miki, la sorella gemella di Sachiko, l’eroina della storia, risoluta e coraggiosa. Miyamoto, il capo della banda di teppisti, il villain assoluto, enorme e temutissimo. E infine Hiroki, ultimo arrivato nella banda, la figura che senza dubbio spicca su tutte le altre.

È proprio Hiroki che apre la narrazione, a fatti già avvenuti, ricordando con enorme senso di colpa tutta la vicenda. Comincia dicendo: “Avevo solo 17 anni”. L’età del titolo non è solo quella della vittima ma anche quella di uno dei carnefici, il più debole, il meno colpevole ma non per questo innocente. Hiroki, da ragazzino bullizzato, diventa membro della banda più temuta del quartiere, quella appunto di Miyamoto. Frequentando con sempre maggiore entusiasmo i teppisti di strada si trova coinvolto nel rapimento della sua coetanea Sachiko. Un rapimento che la banda sembra concepire come una bravata, un’ennesima dimostrazione del proprio potere, nulla di troppo premeditato. Hiroki invece è profondamente turbato da quanto sta accadendo e desidera con tutto se stesso essere altrove.

17-anni-evitato-1Lo sceneggiatore Seiji Fujii si sofferma con particolare efficacia sui “bivi” in cui si trova il ragazzo, gli fa rivivere ogni singolo momento in cui un suo gesto avrebbe potuto salvare Sachiko. Ogni volta che Hiroki sente l’impulso di agire, resta bloccato dalla paura di una reazione violenta di Miyamoto.
Hiroki si colloca dunque a metà strada, quasi conteso tra il male e il bene, incarnati rispettivamente da Miyamoto e Miki. Non stupisce quindi che, nonostante nella seconda parte il punto di vista di Miki tenda a prevalere, scelta necessaria per portare la vicenda al suo scioglimento, il lettore rimanga legato a quel ragazzo vigliacco, meschino eppure maledettamente umano. È con Hiroki che, volenti o nolenti, finiamo per immedesimarci, rispetto all’immacolato – e dunque meno interessante – eroismo di Miki.

17 anni racconta una storia difficile attraverso un linguaggio immediato, quasi mai retorico. La forza del testo non è nei dialoghi ma nella struttura, estremamente solida ma dallo sviluppo fluido. Un’ottima impalcatura in cui s’innestano i disegni di Yoji Kamata, il cui tratto curato, realistico, dettagliato anche negli sfondi, ricorda lo stile di Naoki Urasawa, celeberrimo autore di 20th century boys e Billy Bat. Il lavoro di Kamata risulta di grande impatto sia quando realizza immagini apertamente scioccanti, come quelle del corpo smagrito e devastato di Sachiko, sia quando cura minuziosamente i volti dei personaggi, rendendoli in grado di dire molto anche quando non parlano. Notevole è anche la gestione del ritmo narrativo che in alcune tavole accelera per accompagnare un’azione concitata mentre in altre si dilata per costruire suspense, come quando l’autore utilizza tre riquadri lunghi in orizzontale per mostrare semplicemente un dito che suona un campanello. In questo modo restituisce al lettore tutta la drammaticità contestuale di un’azione quotidiana.

Ad arricchire ulteriormente l’edizione italiana di J-Pop troviamo, al termine di ogni volume, un breve commento di Giorgio Fabio Colombo, professore di diritto comparato all’Università di Nagoya ed esperto di cultura giapponese. Colombo aiuta il lettore a inquadrare quanto ha appena letto, analizzando la questione giuridica della criminalità minorile e l’impatto che una vicenda del genere, una volta venuta alla luce, possa aver avuto sulla società Giapponese.

17 anni è decisamente un fumetto da leggere, anche se difficile da digerire, non solo per la descrizione dei fatti in sé, ma anche per la mancanza di appigli etici, di confortanti buonismi, di analisi introspettive sul male.
Proprio per questo, dopo aver chiuso l’ultimo volume, la consapevolezza che quanto abbiamo appena letto sia successo realmente ci assale in maniera più aggressiva, più feroce. Ci rendiamo conto che non è mai arrivata la risposta alla domanda che noi, insieme a Miki, abbiamo continuato a porci per tutto il tempo: “perché?

Abbiamo parlato di:
17 anni
Seiji Fujii, Yoji Kamata
Traduzione di Melissa Pennacchiotti
J-Pop, 2020
4 volumi, brossurato, bianco e nero – 6,90 € (per volume)
ISBN 9788832758559

 

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