Pillole blu, Frederik Peeters tra l’HIV e l’amore

Pillole blu, Frederik Peeters tra l’HIV e l’amore

Torna il primo successo di Frederik Peeters. "Pillole blu" è l'intensa testimonianza del suo rapporto con la compagna e la sieropositività di lei.

pilloleblucopAIDS.
HIV.
Sigle già al primo impatto aliene, viscide. Da anni, lo spauracchio della “Sindrome da Immunodeficienza Acquisita” aleggia sulla nostra società ricca e opulenta, mentre nella parte povera del mondo causa milioni di morti ogni anno, buoni a riempire qualche pagina interna dei quotidiani. L’Aids, giusto per dare una brevissima e assolutamente incompleta definizione, è una sindrome nella quale le difese immunitarie dell’organismo umano vengono indebolite dal virus dell’HIV; chi contrae la malattia viene chiamato sieropositivo, condizione che può andare avanti anche per anni senza che si manifesti alcun sintomo. Nella cassa di risonanza dell’informazione, spesso interessata più a creare il caso che a informare, la figura dei sieropositivi sembra sovrapporsi pericolosamente a quella dell’appestato, contornato dall’alone rosso della pubblicità più terrorizzante.

Frederik Peeters scopre il velo di disinformazione e di timore che avvolge l’argomento, certo non ridimensionando la paura dell’AIDS, ma raccontando con fare sincero, semplice e pulito, la convivenza con la presenza dell’HIV nella sua vita, sotto forma della malattia della compagna e del figlio di lei.

pilloleblu2intPeeters racconta e disegna la propria storia d’amore con Cati, una ragazza madre contagiata dall’uomo con cui è stata sposata, ed il rapporto con il figlio di lei, malato egli stesso fin dalla nascita e costretto ad una serie di cure che lo accompagneranno tutta la vita – le Pillole blu del titolo. Attraverso questo amore, nato in maniera assolutamente leggiadra e casuale, l’autore viene a contatto con lo spettro dell’HIV, scoprendone verità e piccole ipocrisie, riuscendo a trovare l’equilibrio giusto per poter convivere felicemente anche con il temuto AIDS.
Quanti modi ci sono per raccontare le prove, anche le più dure, che ci pone davanti la vita, per raccontare la malattia, per raccontare la paura? Peeters sceglie la via della leggerezza, senza cedere a toni melodrammatici, ed evitando, così, di scatenare nel lettore una pietà che troppo spesso è carica di ambiguità; fenomeno che l’autore d’altronde conosce molto bene, o meglio che rappresenta una delle sue maggiori paure nel vivere questo rapporto.

Come spesso accade, i racconti autobiografici sanno toccare corde particolari che appassionano il lettore e, al contempo, lo incuriosiscono; specie se l’autore sa raccontarsi senza idealizzarsi, utilizzando il fumetto non solo per parlare di sè, ma anche per comprendere se stesso.
E se la malattia rappresenta la nota più marcata e chiaramente più evidente del racconto, non è l’unica. Il rapporto con Cati, il ruolo “maschile” da ricoprire come elemento forte della coppia, per rassicurare la compagna nei momenti di sconforto e sostenerla, l’incontro e il confronto con il figlio di lei e con l’ombra del vero padre, la costruzione di un rapporto con il bambino, sono tutti elementi che hanno una loro autonomia anche se tenuti separati dall’argomento principale; Peeters li racconta in maniera semplice e genuina, accompagnandoli con i suoi pensieri in didascalia.

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Questo modo molto aperto di raccontare è uno dei motivi della bellezza di questo volume, come il saper mettere a nudo, da parte dell’autore, le proprie sensazioni, ora con l’esposizione semplice dei proprio pensieri, ora con la loro rappresentazione allegorica e poetica; a volte breve, immediata, come il divano che galleggia placidamente sul mare, trascinando i due lontano dagli altri e dal mondo intorno, sulla corrente delle loro parole e del piacere di stare insieme, o lo spaesato rinoceronte bianco che, in agguato alle loro spalle, incarna la paura, il timore della contrazione del virus; altre volte, in maniera più ricca e complessa, come il lungo dialogo onirico con il saggio Mammuth, in una sorta di autoanalisi che cerca di mettere ordine tra i tanti dubbi dell’autore, e sul bizzarro rapporto con la malattia della propria compagna, che, per uno strano scherzo del destino, è quasi un elemento essa stessa del loro rapporto.

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Il tratto di Peeters è fatto di morbide e spesse curvilinee, che donano alle figure un aspetto fluido, evitando quasi completamente i grigi ma utilizzando un pulito contrasto di bianchi e neri. Occhi grandi e spalancati riempiono i visi, che assieme alla gestualità dei personaggi ne evidenziano umori e sentimenti. Un tratto semplice, ma curato ed efficace, personale e lieve, per certi versi affine nella sua pulizia allo stile di disegno della recente scuola francese dei vari Baru, Sfar, Blain.

La ristampa Bao Publishing permette di apprezzare la prima opera lunga dell’autore svizzero, con la quale ha raggiunto la meritata popolarità in Europa, aggiungendo rispetto all’edizione 2004 edita da Kappa Edizioni un nuovo racconto in cui Peeters racconta il proseguimento del loro amore e del rapporto con lo spettro della malattia.

Abbiamo parlato di:
Pillole blu
Frederik Peeters
Bao Publishing, 2015
208 pagine, brossurato, bianco e nero – 17,00€
ISBN: 9788865432877

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