Dai deserti dell’ovest ai ghiacci antartici non vi è un angolo terrestre che i personaggi Disney non abbiano conquistato, spesso ricalcando le imprese di grandi viaggiatori realmente esistiti come Colombo o Amundsen. Sono famose le cacce al tesoro che portano Zio Paperone e i nipoti ad avventurarsi nella giungla, sotto gli oceani o persino nello spazio; non meno avventurosi sono Topolino e Pippo che, grazie alla macchina del tempo del Professor Zapotec e di Marlin, hanno viaggiato non solo ai confini del mondo ma anche in epoche differenti. Non c’è dubbio: che siano paperi, topi o cani i personaggi Disney sono degli avventurieri. L’idea alla base di questo volume è quella di raccogliere alcune tra queste numerose esplorazioni che li hanno visti come protagonisti.
La prima storia del volume è l’unica del “vecchio” millennio, datata 1956: Paperino e l’amuleto di Amundsen, scritta e disegnata da Romano Scarpa, qui in una delle sue prime esperienze come autore completo. A causa di uno sfortunato (ovviamente!) disguido Paperino si trova costretto a intraprendere una spedizione scientifica al Polo Sud assieme ai nipotini. Zio Paperone, che non li accompagna questa volta, regala però loro l’amuleto a forma di pinguino cornuto che dà il nome al racconto. L’amuleto apparteneva, spiega Paperone, al famoso capitano Amundsen. Si tratta dell’esploratore norvegese che condusse nel 1911-12 l’esplorazione che, per prima, conquistò il Polo Sud. Non è dallo Zione fare regali… questo, infatti, è solo un pretesto per cercare anche tra i ghiacci dell’Antartide l’ennesima occasione di guadagno!
Scarpa offre al lettore, sia narrativamente che artisticamente, un’Antartide decisamente sopra le righe, con nebbia gelatinosa, valanghe più alte delle montagne e zone tropicali circondate dai ghiacci e piene di animali sconosciuti. L’esplorazione di una terra ancora relativamente ignota offre all’autore veneziano l’occasione di divertirsi e di mettere Paperino e i nipotini in situazioni strambe, giocando anche con le possibilità offerte dal fumetto, ad esempio rovesciando alcune vignette di 90°. Scarpa dedica molte scene ai paesaggi glaciali, che ricostruisce con le luci e con la fantasia. Le vignette non sono mai più grandi di un terzo della pagina anche quando si tratta di ritrarre un paesaggio, risultando forse a volte troppo piccole, sebbene non prive di fascino.
Lo zione scende personalmente in campo con la seconda storia, Zio Paperone e le sette sabbie di Cibola, pubblicata per la prima volta nel 2018. Si tratta di una sorta di “remake”, o di seguito de Le sette città di Cibola scritta da Carl Barks nel 1954, avventura iconica che ispirò persino George Lucas e Steven Spielberg, i quali ne utilizzarono alcune tavole per la scena iniziale del primo film di Indiana Jones, I predatori dell’arca perduta. Lo sceneggiatore Vito Stabile e il disegnatore Nicola Tosolini si confrontano qui con Barks, portando questa iconica avventura nel nuovo millennio.
La vicenda si apre con un Paperone annoiato, alla ricerca di una nuova e ricca avventura. Possibile che abbia già scoperto tutto lo scopribile? Una gita nel deserto con i nipoti e il ritrovamento di una giara proveniente dalle sette città di Cibola gli dimostra che l’azione è sempre dietro l’angolo. Cos’è Cibola? Il tesoro definitivo, le città che – si dice – conservano più ricchezze di tutte quelle del pianeta messe assieme. Ma niente è così prezioso come le sette sabbie dai colori arcobaleno lì custodite, ognuna delle quali dotata di poteri speciali. L’avventura ruota quindi attorno alla domanda se riusciranno i paperi a (ri)scoprire Cibola, nonostante l’interferenza di Rockerduck e dei Bassotti.
La differenza di “età” con il racconto precedente è artisticamente evidente. Tosolini si attiene a una griglia vignettistica meno rigida, soprattutto quando si tratta di mostrare le meraviglie paesaggistiche e la grandiosità di Cibola, disegni che si prendono quasi tutta la pagina. Ogni singola vignetta è piena di particolari, sia che sia ambientata in città, nel deposito, in un museo o nel deserto. I fedelissimi delle cacce al tesoro dello Zione potranno apprezzare l’utilizzo di ben due improbabili veicoli che spesso Archimede progetta per favorire le imprese dei paperi. In questo caso si tratta del Fiutatesori e del Road Runner Meccanico. Doverosa, infine, la citazione artistica delle famose tavole Barksiane.
Dalla terza storia la famiglia dei paperi lascia il timone agli abitanti di Topolinia. Sebbene nella prima pagina vediamo Topolino pronto a partire per una rilassante vacanza al lago, si troverà a viaggiare molto più lontano, fino all’agosto del 1492! Il professor Zapotec e Marlin hanno ritrovato un disegno dell’epoca che raffigura Cristoforo Colombo in partenza da Palos a bordo delle sue… quattro caravelle? Topolino si trova così a dover scoprire il mistero della caravella di troppo, senza però il fedele Pippo ad accompagnarlo ma un compagno d’eccezione.
In un volume sugli esploratori non poteva mancare il celebre navigatore genovese. Il racconto a firma di Alessandro Mainardi, però, non ce lo mostra durante la famosa traversata, bensì intento nei preparativi. Da questo punto di vista Topolino e la quarta caravella adotta un approccio originale, ma che risulta forse un poco fuori posto nel volume, con un’atmosfera meno avventurosa ed esotica delle altre storie (per quanto possa essere poco avventuroso un viaggio nel tempo). Artisticamente i tratti di Graziano Barbaro sembrano in alcune vignette poco omogenei tra loro, con linee dallo spessore a volte incerto. Nel complesso le tavole appaiono un po’ ruvide e con qualche sbavatura. Il viaggio di Colombo è stato raccontato più volte sulle pagine di Topolino, e a fine lettura rimane il dubbio che fosse questa la storia migliore da includere nel volume. Apprezzabile l’originale scelta dell’insolito compagno di viaggio di Topolino, essenziale alla trama, e i disegni delle caravelle, vere protagoniste della storia.
Di nuovo un viaggio nel tempo, di nuovo l’Antartide e di nuovo il capitano Roland Amundsen: il quarto racconto, Topolino alla conquista del Polo Sud, ripropone molti elementi già incontrati nelle avventure precedenti. Per questo nuovo viaggio nel tempo Topolino ritrova il fido compagno di avventure Pippo, e torna indietro nel 1911 per vivere di persona le spedizioni di Amundsen e del rivale Robert Falcon Scott.
L’autore Sergio Badino non si limita però a raccontare la celebre impresa – 2900 chilometri percorsi tra i ghiacci solo con slitte trainate dai cani – ma vi aggiunge un mistero che spinge Zapotec e Marlin a impiegare la macchina del tempo per risolverlo. Riguarda una nave vichinga che, pare, si è persa tra i ghiacci antartici mille anni prima della spedizione di Amundsen. La narrazione non si perde in momenti morti, ma si dispiega forse troppo rapidamente in alcuni passaggi, incagliandosi su scelte illogiche dei personaggi e snodi poco “verosimi”. Ad esempio, vediamo Topolino e Pippo gettarsi tra le braccia dei pirati armati di fucili gridandogli di arrendersi e finendo inevitabilmente loro prigionieri. Si erano forse dimenticati che fossero armati?
Il disegnatore Antonello Dalena ha la sfida, già affrontata da Romano Scarpa nella prima storia del volume, di rendere graficamente interessante un paesaggio bianco e monotono. Mentre Scarpa ovviava al problema fantasticando di un Polo Sud a tratti irreale, Dalena trae invece ispirazione da una documentazione fotografica che ritrae l’Antartide composto da profondi crepacci e da torri di ghiaccio aguzze come lame. Nei paesaggi di Dalena persino le onde dell’oceano si sollevano verso il cielo apparendo come pericolose e taglienti. Lunghe vignette verticali e la scelta di ritrarre molte scene “a grandangolo” contribuiscono a dare l’impressione di un ambiente immenso che si estende infinito in tutte le direzioni.
Sir Topleton e la sfida al grande bianco è senza dubbio la storia più ambiziosa e impressionante de I grandi esploratori, narrativamente ma soprattutto graficamente. È un’avventura in tre parti che con le sue settanta pagine prende da sola un terzo di tutto il volume. La storia è quella della spedizione Endurance guidata nel 1914 da Ernest Shackleton per tentare la traversata via terra dell’Antartico (di nuovo!). Sergio Cabella, qui in veste di scrittore, cerca di adattare fedelmente l’impresa, trasformando i protagonisti storici che l’hanno vissuta in personaggi Disney. Ecco allora che Shackleton diviene Topleton, Frank Wild è Basetild e il comandante della nave, Frank Worsley è impersonato da Pippo, qui Pipsley.
Anche Cabella, come aveva fatto Badino nella storia precedente, aggiunge un ulteriore “misterioso” obiettivo tra quelli di Topleton, oltre a quelli realmente perseguiti. Va però sottolineato che, mentre a prima vista i tunnel sotterranei che collegherebbero i continenti ricercati da Topleton e Pipsley possono sembrare anche più fantasiosi e inverosimili dei vichinghi al Polo Sud, la teoria della Terra Cava alla quale si riferiscono è, questa sì, storicamente accurata e ancora dibattuta ai tempi di Shackleton. Questo elemento che aggiunge un quid in più alla storia non va quindi a discapito della sua storicità.
Non meno storiche appaiono le immagini di Paolo Mottura, che ha certamente preso spunto dalle numerose foto che documentano la missione nel disegnare le sue tavole. Lo dimostra, tra le altre cose, l’accurata riproduzione dell’isola Elephant, dove Shackleton e i suoi trovarono rifugio a seguito dell’abbandono della nave. Le foto documentarie non sono l’unica fonte di ispirazione per le splendide immagini di Mottura, che si confronta con famose opere d’arte citando, tra gli altri, Il viandante sul mare di nebbia, celebre dipinto di Caspar David Friedrich. I giochi di luce delle immagini sono eccellenti e raggiungono l’apice nella raffigurazione dell’aurora australe. L’alternarsi di scene più domestiche raffiguranti la vita dell’equipaggio con eccezionali vignette paesaggistiche suscita nel lettore il senso dell’avventura a un livello non paragonabile alle storie precedenti. Nel complesso, infatti, è la storia che, tra quelle del volume, suscita maggiormente l’emozione delle grandi esplorazioni. Paradossalmente, forse, è proprio la scelta di raccontare un’impresa fallimentare, mostrando i reali problemi che la spedizione ha incontrato, che la rende più reale e coinvolgente.
Al di là del valore delle singole storie il volume nel suo complesso è poco convincente. Nello specifico non è chiaro il motivo dietro la scelta delle singole storie, che non seguono un principio cronologico né propriamente tematico (al di là del vasto tema delle esplorazioni). Tre storie su cinque hanno a che fare con l’Antartide, due di queste riferendosi addirittura alla stessa spedizione di Amundsen e dando così un senso di ripetitività che era facilmente evitabile. Paperino, Topolino e Zio Paperone hanno avuto avventure in tutti gli angoli della Terra e persino in tutte le epoche. Il lettore si trova quindi a domandarsi perché non sia stata operata una scelta più variegata. Anche a livello artistico e narrativo alcuni racconti sono molto distanti tra loro, contribuendo a una vaga impressione di un volume arraffazzonato. Vale però la pena sottolineare ancora una volta il grande valore dell’ultimo racconto di Sir Topleton che, forse proprio per la sua eccezionalità, fa sfigurare alcune delle storie precedenti.
Abbiamo parlato di:
Topolino e i Grandi Esploratori
Romano Scarpa, Vito Stabile, Paolo Mottura, AA. VV.
Panini Comics, 2022
224 pagine, cartonato, colori – 27,00 €
ISBN: 9788828718215