“One More Day”: le ragioni della serialità

“One More Day”: le ragioni della serialità

Soltanto un altro giorno è un evento sulla cui qualità artistica si potrà opinare per sempre, ma di cui non si può disconoscere l'importanza narrativa e il coraggio editoriale dimostrato nel decidere una mossa assai drastica. Abbiamo provato a capire quali siano le ragioni che hanno portato a una scelta...

Introduzione

L’evento “rivoluzionario” che abbiamo appena potuto leggere nelle pagine dei numeri 487 e 488 dell’Uomo Ragno (o forse dovremmo già chiamarlo, con qualche rammarico, Spider-Man) dà l’occasione per qualche riflessione sulla serialità e i suoi meccanismi.

Marvel Universe, A.D. 1962 (Terra 616)

Peter Parker è un ragazzino che ha un incidente con un ragno radioattivo e assume dei poteri straordinari che gli permettono di essere il supereroe. Autori eccezionali (Lee, Ditko, poi Romita, Kane…) mettono mano alle storie dell’Uomo Ragno con leggerezza e capacità. è certo che, in quei momenti, non si sarebbero sicuramente aspettati il successo pluridecennale del personaggio e delle loro storie (ancora venerate come classici) e chiaramente non pensavano di affrontare la costruzione di un universo (il Ragnoverso…) in maniera organica.

Né, soprattutto, avevano pensato di mettere dei limiti all’invecchiamento dei personaggi (non è un caso che le maggiori “crescite anagrafiche” dei supereroi avvengono nell’arco dei primissimi numeri, salvo poi subire rallentamenti decennali) oppure alla mortalità dei comprimari. E pertanto non evitarono a Peter Parker di subire la morte dei due genitori, dello zio Ben (con annesso senso di colpa a vita)… della splendida Gwen Stacy… non male per un ragazzino occhialuto.

Negli ultimissimi anni abbiamo assistito ai tentativi di ravvivare un personaggio che è probabilmente la creatura più riuscita di Lee (senza nulla togliere ai meriti prima di Ditko e poi, e forse soprattutto, di John Romita Sr. nella sua caratterizzazione), ma che si trascina ormai stancamente sulle glorie fumettistiche del passato e grazie ai fasti cinematografici recenti.

Marvel Universe, A.D. 2007 (Terra 616)

Peter Parker non è più il ragazzino occhialuto che debuttava sulle pagine di Amazing Fantasy negli anni ’60. È un supereroe che ha deciso di rendere la sua identità segreta pubblica, spiegando che l’Atto di registrazione era una legge giusta… salvo poi cambiare idea e dover nascondersi per evitare la registrazione. è un uomo, ormai, sposato tra l’altro, che ha affrontato notevoli traversie negli ultimi anni, passando attraverso una rinascita fisica e lambendo l’entrata dei cancelli del cielo da molto vicino.

Al fianco di Tony Stark aveva deciso di rivelare al mondo intero la sua identità segreta; una scelta faticosa nel folle contesto della Guerra Civile che, insieme agli ultimi anni di storie, ha mostrato il volto maturo di un ragazzino già cresciuto da tempo. Gli autori ci hanno reso nel 2007 un personaggio cresciuto, che affronta la vita e le scelte importanti a testa alta e con piena coscienza di sé.

Ma… sembra proprio che a nulla siano valsi un matrimonio, la saga del clone, la ragnatela organica e lo smascheramento pubblico e che il buon vecchio Peter non abbia più l’appeal di una volta. Nemmeno la cura Straczynski ha sortito particolari effetti: l’autore ha scritto sceneggiature di buona fattura ma che non sono riuscite a restituire al personaggio la sua natura originaria (o quantomeno la più efficace e riuscita) di “perdente con stile”.

Mentre la virata noir di Miller su Devil si è rivelata quella “definitiva”, ridefinendo stile e atmosfere del fumetto, l’Uomo Ragno è passato da una crisi all’altra quasi senza soluzione di continuità, venendo – invece che ridefinito – snaturato. Esempio più eclatante di questo “eccesso di restyling” è l’appartenenza ai Nuovi Vendicatori: nato e cresciuto come eroe solitario e metropolitano, poco incline al lavoro di squadra e alle minacce planetarie e cosmiche, viene inserito in un supergruppo dedito a combattere le suddette minacce, assai poco consone a un eroe urbano (qualcuno ha detto “amichevole Uomo ragno di quartiere”?).

Queste operazioni chiaramente studiate a tavolino sembrerebbero non aver dato i frutti sperati; eppure lo “smascheramento” dell’Uomo Ragno era uno sviluppo del personaggio e dell’uomo Peter Parker decisamente importante. C’era stata la volontà di realizzare un turning point considerevole, nella rivelazione urbi et orbi della identità segreta dell’Uomo Ragno; di seguito, con una escalation drammatica, c’era stata la decisione di portare le conseguenze di questo gesto all’estremo, probabilmente tanto da non riuscire più a gestire la situazione. Non sapremo mai se sia mancata la volontà o la capacità di tenere le redini di questa matassa molto ingarbugliata, fatto sta che alla fine la soluzione è stata assimilabile ad un taglio con un machete.

Le ragioni di una scelta

E qui c’é la scelta, fortemente voluta da Joe Quesada (da sempre avverso al matrimonio tra MJ e Peter, ad esempio), di effettuare una totale cancellazione degli ultimi 20 anni di storie per cercare di recuperare quello spirito perduto con l’eccessiva maturazione di Peter Parker e del suo parco di comprimari. Sullo spunto di base le discussioni, svoltesi prevalentemente in rete, sono molte e qui in redazione si è propensi a ritenerlo piuttosto pretestuoso e poco originale.

Ma, al di là dell’effettiva qualità dell’opera che verrà sviscerata più avanti nelle recensioni, il punto che ci preme è se la serialità necessiti davvero di questi continui stravolgimenti narrativi per rinnovarsi e mantenere desto l’interesse, oppure se invece non sia più giusto individuare alcuni aspetti salienti ricorrenti e perpetrarli all’infinito, come nel poc’anzi citato Daredevil in cui l’introduzione di certe atmosfere ha determinato una precisa evoluzione di linea editoriale, drammatica, violenta e riconoscibile, da cui non ci si è più discostati, oltretutto raggiungendo esiti artistici spesso assai elevati; il tutto senza rinunciare a eventi “sconvolgenti” ma lasciando inalterato ciò che rende familiare il personaggio.

Nel ciclo di Capitan America scritto da Brubaker c’é stato l’inserimento, in un intreccio narrativo molto articolato e lungo, di un personaggio che tutti credevano morto da decenni. Questo episodio è stato oggetto di numerose critiche da parte dei lettori che hanno fatto le pulci al tentativo (più o meno riuscito secondo i punti di vista) di ret-con che potremmo paragonare a quanto accaduto in One More Day. Quanto avvenuto nella saga del Soldato d’Inverno, pero’, non riscrive il passato e non cerca di riscrivere il passato narrato nelle storie di Capitan America; l’idea era quella di costruire, fra le pieghe del non detto, una storia plausibile che si incrociasse con decenni di storie da noi lette senza correggerle ma aggirandole, studiandole e sfruttandole.

Spesso il meccanismo narrativo dei fumetti è stato accostato a quello delle soap-opera sia per il ripetersi delle situazioni che per la scarsa credibilità di alcuni stratagemmi narrativi, che mettono a dura prova la cosiddetta “sospensione dell’incredulità”. Si può ipotizzare che in questa occasione più che uno sforzo per credere a quanto si legge si debba semplicemente accettare che, a fronte di una situazione profondamente compromessa, si sia deciso di dare un colpo di spugna preciso e netto che ricorda, restando nell’ambito della cultura pop, il clamoroso ritorno di Bobby Ewing in Dallas, grandissimo successo televisivo degli anni ’80, nel quale in un momento di calo degli ascolti, gli sceneggiatori optarono per un ritorno dalla morte di uno dei personaggi più amati, spiegando quanto avvenuto negli anni precedenti come un brutto sogno della moglie di Bobby (paragone citato, come quello con il racconto di Kafka, nello stesso fumetto!).

L’escamotage qui adottato richiama anche i deus ex machina delle tragedie greche che intervengono provvidenzialmente a risolvere le situazioni difficili. In One More Day Mefisto cancella il matrimonio di Peter Parker e Mary Jane (pubblicato nel 1987) e altera le memorie di tutte le persone che hanno visto o avuto a che fare con l’Uomo Ragno negli ultimi 20 anni… oltre, en passant, a resuscitare qualche comprimario morto e altre cose ancora che scopriremo più avanti.

Peter e MJ barattano il loro passato e il loro futuro con la vita di zia May; per salvare la sua zia Peter, in pratica, uccide se stesso. Tutto ciò che si è letto in 20 anni di storie (realizzato da autori che solo a farne la lista non si finice mai) non è accaduto, non esiste più, sulla Terra 616 dell’Universo Marvel né nella memoria dei suoi abitanti.

One More Day, a differenza dell’inserimento del Soldato d’Inverno (Bucky ritornato dalla “presunta” morte), è un enorme colpo di spugna; non cerca in alcun modo di assecondare gli ultimi 20 anni di storie di Peter Parker, li cancella tout court evitando il confronto, il “challenge” con le difficoltà dell’inserimento a posteriori di dettagli, novità e storie che si intreccino con quanto già visto. Chi ha progettato la mini saga e chi la ha autorizzata (la stessa persona, Joe Quesada) ha semplicemente deciso che quanto avvenuto dal 1987 ad oggi non era di suo gradimento e, soprattutto, non permetteva sviluppi futuri interessanti.

Quanto realizzato in One More Day permette di fare tabula rasa al fine di poter narrare nuovamente le vicende di un Peter Parker che orami avevamo dimenticato, single e ancora molto ragazzino sfigato. Il cambio, la riscrittura, che con calma ci sarà raccontata in futuro (con flashback che ci racconteranno quanto ci siamo persi…), investe non solo l’adorato nipote di zia May ma anche tutto il cast di comprimari che girano attorno alla vita di Peter Parker; quindi amici, nemici, parenti. Tutto quello che sapevate degli ultimi 20 anni di vita di Peter Parker non è accaduto.

O è accaduto in maniera differente. Compito della nuova dirigenza Marvel decidere come e quando raccontarci cosa e come sia successo; e magari, o soprattutto, anche a farci capire come la nuova “realtà” di Peter Parker non sia in continuo disaccordo con “le realtà” degli innumerevoli supereroi che con lui hanno condiviso avventure (che, a questo punto, le hanno dimenticate…).

Restano dubbi sull’operazione che prescindono, e molto, dal puro aspetto grafico e narrativo. Il progetto Ultimate, da molto tempo, ha calato i supereroi “originali”, come conosciuti da decenni, in nuovi e più “contemporanei” contesti sociali; in questo modo si era cercato di attualizzare una serie di origini di character dal passato imponente, rendendoli più appetibili alle nuovissime generazioni, contestualizzandoli in un presente più vicino alla sensibilità di oggi cercando di far sentire quel profumo di fresco che caratterizzava gli inizi di ogni serie (e magari offendo un prodotto seriale che cominciava in quel momento e che non rendeva impossibile la collezione dei numeri precedenti, come poteva avvenire con un fumetto di Amazing Spider-Man).

Eppure, nonostante la nascita di un universo Ultimate, One More Day serve a riportare Peter Parker in contesti più scanzonati, meno seri e seriosi, meno “dark”… e a chi chiede se questo non sia già stato fatto con la serie Ultimate, francamente, ci sembra abbastanza facile rispondere. Staremo a vedere se One More Day servirà davvero a ricalibrare come merita un personaggio che è fra quelli che si sono meno giovati del rinnovamento generale (in chiave realistica) dell’universo Marvel.

I singoli episodi

L’Uomo Ragno #487 – Soltanto un altro giorno parte 1

di J. Michael Straczynski e Joe Quesada
Panini Comics, giu. 2008 – 80 pagg. col. spil. – 2,80euro
In questo penultimo numero della testata col suo classico nome (dal numero 489 si passerà all’originale Spider-Man) viene presentata ai lettori la prima parte del canto del cigno di Staczynski: One More Day, presentato al pubblico italiano col non azzeccatissimo titolo Soltanto un altro giorno. L’autore del nuovo ciclo di Thor chiude tutte le trame iniziate a partire dagli eventi successivi allo smascheramento pubblico di Peter Parker avvenuto in Civil War. Purtroppo, seppur la saga paia scritta molto bene, è indubbio che la maggior parte dei lettori fatichi a riconoscersi in questo Parker. Volendo dare comunque per scontato che una persona ferita come lo è lui in questo momento possa reagire in qualunque modo, a lasciare leggermente perplessi sono le motivazioni alla base del comportamento dell’Uomo Ragno: sembra quasi che Peter stia smuovendo mari e monti non per salvare sua zia, ma soltanto per rinviare la sua morte ad un momento in cui, secondo il suo distorto senso di colpa, non sia stata causata da lui. Per il resto c’é da apprezzare comunque il lavoro di Straczynski, che soprattutto in quest’ultima saga appare qualitativamente abbastanza degno, sebbene possa non essere apprezzata la conclusione a cui giungerà. Lo scrittore trova anche il modo di divertirsi con alcuni esperimenti di “ret-con” (come quello che avviene durante la seconda parte della storia), anche se rimane un po’ triste per il lettore vedere a cosa sia disposto Peter, anche a rischiare la propria vita, pur di salvare la sua vecchia zia. L’unica nota leggermnete negativa potrebbe essere la troppa enfasi che trasuda dai testi e dalle situazioni, che porta alle volte a dialoghi fin troppo melodrammatici. Strano è l’improvviso ritorno al costume classico, dopo il periodo del Back in Black che, almeno a quanto sembra dagli eventi che avvengono, non è propriamente terminato. Alle matite di questa storia c’é l’editor in chief della Marvel, Joe Quesada. Come più volte dichiarato, è stato soprattutto lui a volere questo story-arc, cosi da riportare il personaggio ad un momento della sua vita in cui aveva maggiore libertà. Scelta coraggiosa, e sicuramente criticabile. Meno da criticare c’é per quel che concerne le sue tavole: infatti dopo un inizio titubante, Quesada sforna delle pagine di ottimo livello, anche grazie allo straordinario feeling coll’inchiostratore Danny Miki e col colorista Richard Isanove (suo collaboratore di vecchissima data). A chiudere il numero degli sketch book dello stesso Quesada, una sua lunga intervista (che pero’ rilascia troppe anticipazioni, e che quindi per chi non sa già come termina Soltanto un altro giorno è consigliabile leggere dopo la lettura de L’Uomo Ragno #488) e una storiella di De Falco e Frenz di più di 20 anni fa, che ci riassumono in sole 5 pagine la vita di Mary Jane prima di Peter.

L’Uomo Ragno #488 – Soltanto un altro giorno parte 2

di J. Michael Straczynski e Joe Quesada
Panini Comics, giu. 2008 – 80 pagg. col. spil. – 2,80euro
Qualcuno potrebbe dirvi che il mese di giugno la testata L’Uomo Ragno, a soli sei mesi dal raggiungimento del numero 500, chiude. Si sa che nel mondo magico del fumetto nessun evento, soprattutto se tragico, è “per sempre”; infatti, da Luglio, ritroveremo il quindicinale in edicola (con la stessa numerazione) con il nuovo nome Spider-Man! No nuove, buone nuove, si potrebbe dire, per commentare questa non-notizia. Se non fosse che la testata L’Uomo Ragno, tra alti e bassi, è una di quelle che ha fatto la storia del fumetto in Italia e che non pochi già rimpiangono la sua “dipartita” a favore della versione english. Decisione di praticità, suggerita dalla casa madre per diverse ragioni ma soprattutto operazione di marketing, alla ricerca della “novità”1. Ma non finisce qui; la storia (i due albi di Sensational Spider-Man e Amazing Spider-Man) conclude la mini-saga di quattro capitoli Soltanto un altro giorno (che se fosse partita il mese prossimo magari avrebbe avuto il suo real nome english One More Day) e porta ad una seconda novità (…); le ragno-testate, infatti, subiscono nella versione originale una drastica riduzione, da tre ad una sola (la storica Amazing) che vedrà le stampe una volta ogni 10 giorni. Ed ancora, c’é da segnalare che avverrà un esperimento inedito: l’albo sarà distribuito (in pari percentuale) con due copertine diverse, sia in fumetteria che in edicola. Entrambe avranno la stessa foliazione e lo stesso prezzo (2,80euro). Eppure, in questo fiorire di sorprese, quanto sopra detto non è nulla al confronto con quanto avviene nella storia disegnata da Joe Quesada e firmata, nonostante lo stesso autore abbia proposto di essere cancellato dai credits visto che non si era ritrovato in molte delle scelte “imposte” dall’alto, dall’uscente Staczynski.Peter Parker, dopo aver messo in pericolo i suoi familiari rivelando la sua identità segreta durante Guerra Civile, è disperato per il colpo di fucile che sta mettendo fine alla vita di zia May. Nella migliore tradizione della narrativa statunitense2 Peter viene messo a confronto con due versioni alternative di se stesso, un iper nerd imbolsito e senza vita sociale ed un solitario uomo di scienza multimilionario con un rimpianto enorme per una ragazza mai conquistata da giovane. Il tutto orchestrato da Mefisto, arci nemesi di Silver Surfer che raccoglie il grido di dolore del nostro e gli offre la possibilità di salvare la vita di zia May, chiedendo in cambio il matrimonio di Peter e Mary Jane: tempo per decidere, il giorno del titolo della Saga, che passa in pochissime pagine senza che neanche si capisca come. Si comprende, fra le parole non sempre cristalline di Mefisto e una rassegnazione rabbiosa dell’Uomo Ragno, che la questione non sarà così semplice… MJ e Peter rinunciano al loro matrimonio ma le lancette della loro vita, oltre a ritornare indietro, girano anche in maniera diversa, in modo da cambiare alcuni avvenimenti passati (vedasi, su richiesta della signora Parker, la cancellazione nella memoria di tutti.. e nei fatti… dello “smascheramento” dell’Uomo Ragno). I due hanno il tempo di vedere la figlia che probabilmente non avranno e salutarsi e, come cita Peter con un rigurgito di cultura letteraria mitteleuropea, come nel famoso racconto3, si risveglieranno in una vita, sempre loro, ma del tutto diversa. Per salvare zia May Peter decide di uccidere se stesso e gli ultimi 20 anni di testate ragnesche (dall’Amazing Spider Man Annual n.21 del 1987, quello del matrimonio) irrimediabilmente compromessi e cancellati.Da luglio apprezzeremo (o meno) il nuovo corso deciso da Quesada e dalla direzione Marvel; ritroveremo l’Uomo Ragno con i suoi vecchi lanciaragnatele in precedenza sorpassati da ragnatela “organica”, Peter single, in ambientazioni decisamente più light e meno dark, nuovamente friendly neighborood Spider-Man. (Davide Occhicone)

Riferimenti:
Pagina dedicata a One More Day sul sito Panini Comics: www.paninicomics.it: Soltanto un altro giorno
Intervista a Quesada di Comic Book Resources:
www.comicbookresources.com/?page=article&id=12230 Parte 1
www.comicbookresources.com/?page=article&id=12238 Parte 2
www.comicbookresources.com/?page=article&id=12246 Parte 3
www.comicbookresources.com/?page=article&id=12253 Parte 4
www.comicbookresources.com/?page=article&id=12259 Parte 5


  1. Dall’Ansa del 25/6/08: “L’uomo è sempre in cerca di novità, con un effetto gratificante per il cervello, pari a quello prodotto dal sesso o dal cibo. A confermarlo è uno studio della University College di Londra sulla rivista Neuron. Posti di fronte a qualcosa di nuovo, tendiamo sempre a preferirlo alle cose familiari e la nostra scelta è premiata da un’esplosione di piacere nel cervello. Gli esperti di marketing lo sanno bene: basta rifare la confezione di un prodotto per far ripartire le vendite.” 

  2. Christmas Carol in Prose, Being a Ghost Story of Christmas, novella di Charles Dickens del 1843; It’s a Wonderful Life, film del 1946 diretto da Frank Capra con James Stewart 

  3. La Metamorfosi, racconto del 1915 di Franz Kafka 

2 Commenti

1 Commento

  1. Fra X

    16 Maggio 2021 a 14:23

    Come se le storie prima non fossero seriose. La morte di Gwen Stacy, la storia con la gatta nera con Peter che lascia gli studi, il simbionte… tanto valeva ripartire dal liceo direttamente!

    • Paolo Garrone

      19 Maggio 2021 a 10:35

      Guarda, ti rispondo molto serenamente. Il pezzo è così vecchio che non ricordo più esattamente chi ha scritto cosa. Sono abbastanza certo, però, che non si intendesse insinuare che la Marvel sia stata “seriosa” con Spider-Man solo in questa occasione. E direi che la saga del clone ne è un buon esempio, con tragedie e disvelamenti a profusione. Inoltre, sono certo che sarà chiaro anche a te (lo dico solo per amor di chiarezza) che per quanto l’idea abbia sollecitato solleticato la dirigenza Marvel, ripartire dal liceo fosse troppo spiazzante per i lettori, vecchi e nuovi. Però non hanno centrato il bersaglio: questo è il punto. Grazie di aver letto e commentato!

Rispondi

Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *