“Uno splendido racconto di magia e paura, crudeltà e sottomissione, che rivela cosa sia la natura umana e quali mostri alberghino in tutti noi”, così uno dei maestri del fantasy, Neil Gaiman, descrive Monstress.
Nelle parole dell’autore di Stardust (il cui universo di streghe e confini invalicabili fra due mondi si respira più volte fra le pagine) sul fumetto seriale di Majorie Liu e Sana Takeda è espresso il senso più profondo del soggetto, che stupisce per la sua complessità e per la capacità delle autrici di mescolare abilmente influenze orientali e occidentali, creature zoomorfe e umana barbarie.
Il mondo immaginato da Majorie Liu e disegnato con sontuosa grazia da Sana Takeda, autrici che hanno già collaborato sul fumetto Marvel X-23, è popolato da tre razze che non convivono pacificamente.
Dall’unione fra Umani e Antichi Dei sono nati gli Arcanici, i mezzosangue che mantengono nei loro corpi caratteristiche animali, che possono essere code di volpe, volti ciclopici, ali da corvo, corna da ariete e altri retaggi che ne identificano a un primo sguardo la biologia.
A vegliare con la forza sulla difficile pace fra Umani e Arcanici ci sono le Cumaea, una congrega di potenti streghe nata come piccolo ordine religioso da tredici adepte di Marium, una donna della Galilea dotata di poteri psichici. Le Cumaea, secolo dopo secolo, hanno acquisito un potere sempre più vasto nelle terre del Mondo Conosciuto, grazie alla loro abilità nell’estrarre il lilium, un’essenza magica contenuta nelle ossa degli Arcanici, utilizzata a fini medici ed alchemici.
In questa articolata struttura sociale e ambientale si muove la protagonista del fumetto, Maika Halfwolf, un’arcanica pericolosa e misteriosa: dal suo braccio amputato infatti, in determinate situazioni, spunta in tutto il suo orrore un Antico Dio a cavallo fra il Cthulhu di Lovecraft e i Kaiju giapponesi, dotato di un grande occhio rivelatore e tentacoli mortiferi, che si nutre di vite umane.
I capitoli che compongono il primo volume della collana Monstress, pubblicato da Mondadori (Oscar Ink), riprendono i primi sei episodi degli spillati statunitensi, ancora in corso di pubblicazione per Image Comics. Le vicende partono dalla cattura e dalla fuga di Maika dal quartier generale delle Cumaea, in cui è imprigionata insieme ad altri arcanici. A dare alla protagonista la forza per ribellarsi è la sua personale missione alla ricerca della verità, sul suo passato e sulle origini del mostro che la possiede.
Nel suo percorso Maika incontra due aiutanti, o meglio due famigli come nella miglior tradizione fantasy: la piccola arcanica dalle sembianze di volpe e bambina, Kippa, e lo strabiliante gatto a due code, il nekomancer Ren Mormorian. Proprio il piccolo felino giallo dai fieri occhi azzurri è l’elemento di contrasto con lo splatter e l’horror che permea le tavole: i teatrini fra lui e Kippa, o fra lui e Maika, sono deliziosamente comici e alleggeriscono l’orrore e la sensazione di disastro imminente.
Lo stile di narrazione è tortuoso, mai lineare: il lettore acquisisce informazioni non solo dalle tavole d’azione ambientate nel presente, ma anche dai ricordi di Maika e dalle splash page il cui titolo comincia con “Estratto da una lezione dello stimato professor Tam Tam”, un comodo teatrino in cui un saggio ex archivista felino con tanto di occhialini tondi e quattro code spiega a dei teneri gattini (e di riflesso anche ai lettori) ora la nascita del Mondo Conosciuto, ora le fazioni presenti, ora la scintilla che ha fatto cominciare le ostilità fra le razze, con la proverbiale flemma e distacco di cui solo i piccoli cacciatori addomesticati sono capaci. Tutto il volume procede con un intreccio a mosaico che inizialmente potrebbe annoiare il lettore, che si trova spaesato e catapultato nel mezzo di una serie di eventi e scontri cui non riesce a dare una spiegazione logica se non nel terzo capitolo del volume.
L’ambientazione è ibrida fra steampunk, con strumenti elettrici e dirigibili, gotico con capitelli e architetture neoclassiche, e fantasy con boschi, villaggi dallo stile medievale e unicorni che si alternano a cavalli come mezzi di trasporto.
Su tutto spicca l’oro degli arazzi, la cura dei tessuti che impreziosiscono gli abiti delle streghe Cumaea, il gusto nipponico per gli intarsi e i dettagli: ogni tavola è ricca di sfumature ed è evidente la passione di Takeda per l’eleganza regale. Grande protagonista dei disegni è anche la civiltà dell’Antico Egitto, di cui si sente forte l’influenza nei colori aurei come nelle sfumature blu cobalto, ocra e porpora, palette cromatica che guida la storia e le tavole, colorate abilmente in digitale per una resa simile ad acquerello pesante e china.
Il volume 1 di Monstress, che ha vinto il prestigioso Premio Hugo 2017 dedicato alla fantascienza come miglior fumetto (superando perfino il più calzante e noto Saga, vol. 6) piacerà in particolare agli amanti del dark fantasy, delle avventure alla ricerca della verità e delle storie che si svelano poco a poco, attraverso colpi di scena e cambi di alleanze da parte di fazioni e personaggi.
La commistione fra generi così eterogenei fra loro e i character mutuati dal mondo dei manga potrebbero invece far storcere il naso ai puristi (letterariamente parlando): agli amanti dei comics americani supereroistici così come agli appassionati di fantascienza classica.
Abbiamo parlato di:
Monstress Vol. 1 – Risveglio
Marjorie Liu, Sana Takeda
Mondadori – Oscar Ink, 2017
208 pagine, cartonato, colori – 19,00€
ISBN 9788804680529