Marvel e DC Studios e gli universi puzzle
Quando leggerete queste righe, la lunga estate cinematografica che ha visto Superman e I Fantastici Quattro – Gli Inizi nelle sale di tutto il mondo, sta ormai volgendo al termine. Entrambe le pellicole hanno dimostrato che il genere dei film di supereroi è lungi dal definirsi morto, nonostante il film Marvel Studios abbia leggermente sofferto di più al botteghino (a causa di fattori non riguardanti la qualità del film in sé) riuscendo comunque a portare a casa un buon risultato per un film Marvel di fascia media, soprattutto guardando alle uscite degli ultimi 4 anni.
Ora, sia i Marvel Studios che i DC Studios devono guardare al prossimo futuro, che nel 2026 vedrà da una parte l’uscita di Spider-Man: Brand New Day e Avengers: Doomsday, e dall’altra l’esordio sul grande schermo della nuova Supergirl interpretata da Milly Alcock, brevemente apparsa nel film di James Gunn.


Un futuro che, come sempre, non è esente da rischi per entrambe le major e che sono stati riassunti in un interessante articolo di Owen Gleiberman per la rivista Variety, in cui viene affrontata una delle ragioni alla base del successo delle due pellicole, ovvero l’avere puntato su una narrazione esente dell’elemento legato alle origini dei protagonisti, decidendo invece di porre un presente già in essere da diverso tempo e fornendo la percezione, secondo Gleiberman, di avere visto dei propri e veri “secondi capitoli”. Un fattore che sarà difficilmente ripetibile in futuro, soprattutto perché più ci si spingerà in avanti, più la formula degli universi condivisi, delle loro connessioni e dei cameo ritornerà a farsi sentire. Un pericolo da cui non è esente nemmeno il neonato DC Universe.
Entrambi i film hanno conquistato il pubblico alla vecchia maniera: fondendo spettacolo ed emozione, infondendo nei loro personaggi iconici quel tipo di riconoscibilità umana che è stata soffocata nell’era dell’eccesso di supereroi.
Ma se i secondi capitoli sono il punto debole, sono anche la parte facile. I Fantastici Quattro, in particolare, trae vantaggio dalla straordinaria semplicità del suo schema narrativo. Ma il film si conclude con un teaser di un titolo di coda che, personalmente, ho trovato preoccupante: “I Fantastici Quattro torneranno in Avengers: Doomsday”. In altre parole: la prossima volta che vedrete questi personaggi, saranno in un film con 14 supereroi. E così, potremmo ritrovarci di nuovo nel regno dell’eccesso.
Credo a Gunn e Feige quando affermano di essersi nuovamente impegnati nel controllo di qualità – continua il giornalista – La sfida che dovranno affrontare è questa: man mano che i loro nuovi universi scintillanti diventeranno sempre più complessi e multiformi, cosa che inizierà ad accadere tra circa cinque minuti, la nuova DC e la nuova Marvel perderanno, per definizione, la qualità elementare e spontanea di Superman e I Fantastici Quattro. Torneranno a essere glorificati pezzi di un puzzle, inserendosi in un insieme più ampio ed elaborato di cui… ancora una volta smetteremo di preoccuparci? Sarei cinico se dicessi che è destinato a essere vero. Sarei realista se dicessi che ci sono ottime probabilità che possa esserlo.
Questo è un fattore che, per il momento, non dovrebbe colpire i DC Studios in maniera così massiccia come accadde alla major guidata da Kevin Feige, quando una sovraesposizione di progetti tra il cinema e la piattaforma Disney+ diede al pubblico per la prima volta la percezione di una saturazione del Marvel Cinematic Universe che portò la major a correre ai ripari con un calendario più salubre. Ma il pericolo resta presente se si guarda con attenzione alle intenzioni.
Di recente, i DC Studios hanno reso noto che pianificano di realizzare sette progetti basati su personaggi DC Comics ogni anno, tra cui due film live-action, un film d’animazione, due serie TV live-action e due serie animate. Una scaletta decisamente molto ampia e molto simile a quella dei Marvel Studios fino a pochi anni fa. Un elemento positivo resta quello dei progetti di animazione, in quanto generalmente più economici e facili da produrre e adattabili agli impegni degli attori, con le serie tv e i film che invece sono gli elementi su cui mantenere alta l’attenzione, soprattutto per la decisa accelerazione verso progetti che agli occhi di qualcuno possono sembrare non così importanti.
Nel 2026, l’uscita di Supergirl porterà a un altro tassello del DC Universe, un mattone in più di un universo condiviso che inizierà a prendere forma con l’introduzione del personaggio di Lobo (Jason Momoa), mentre pochi mesi dopo arriverà nelle sale Clayface, adattamento sul villain di cui abbiamo parlato di recente e che mantiene aperti tutti gli interrogativi sulla sua realizzazione, soprattutto se si guarda a progetti ben più ambiziosi come The Brave and The Bold o The Authority, che dal loro annuncio ufficiale avvenuto per bocca dello stesso Gunn nel 2023, si sono trasformati con il passare del tempo in due progetti fumosi di cui ignoriamo lo status, velocemente sorpassati da altri di cui non si era mai parlato inizialmente e decisi più per entusiasmo che per attinenza a una scaletta già prevista.
È vero che lo stesso Gunn ha sempre affermato che un progetto non si concretizzerà finché non avrà una sceneggiatura completa, ma questa regola ferrea potrebbe trasformarsi alla lunga in un boomerang, facendo sì che progetti ben più ambiti e desiderati dal pubblico di appassionati siano bypassati da altri. Una eventualità che probabilmente si è già verificata, visto che le discussioni tra James Mangold e la dirigenza DC Studios per una regia di un adattamento di Swamp Thing (progetto forse più coerente con la dicitura “Dei e Mostri” data al primo capitolo del DC Universe) sono rimaste ferme al febbraio 2023, probabilmente messe in stallo dalla proposta di Mike Flanagan inerente l’uomo d’argilla, avvenuta appena un mese dopo, nonostante indiscrezioni indichino Mangold essere stato affiancato di recente da un nuovo sceneggiatore, in quanto troppo indaffarato con altri lavori.
Questo porterà al risultato che nel 2026 vedremo al cinema la Gotham City del DC Universe, ma non quella di un nuovo Batman, bensì quella di Clayface, con il nuovo uomo pipistrello ancora sullo sfondo ad attendere. E tutto questo, mentre il Batman di Matt Reeves interpretato da Robert Pattinson continuerà a solcare il grande schermo, anche se slegato dal DC Universe. Un elemento che potrebbe aumentare una certa confusione tra il pubblico generalista, poco informato sugli universi alternativi nei fumetti, figuriamoci sul grande schermo.

James Gunn stesso, in una intervista concessa a Rolling Stone a giugno, evidenziò che Batman è al momento il suo più grande problema, confermando che Pattinson non sarebbe diventato l’uomo pipistrello ufficiale del neonato universo. Da questo punto di vista, c’è quindi da chiedersi quanto tempo ancora Gunn aspetterà prima di definire ufficialmente la differenza con il Batman di Reeves, magari scegliendo un nuovo sceneggiatore e, perchè no, un nuovo regista per The Brave and The Bold, vista la totale inadeguatezza dimostrata da Andy Muschietti con The Flash.
Lo stesso schema problematico di Clayface in qualche modo vale anche per The Authority, soprattutto perché, vista la presenza di Engineer nel film sull’uomo d’acciaio, sono evidenti i tentennamenti sul rilancio della pellicola ferma all’annuncio di due anni fa, con uno sceneggiatore inizialmente coinvolto poi passato a un altro film.
Se certamente il DC Universe al momento non soffrirà dei medesimi problemi che hanno attanagliato i Marvel Studios in tempi recenti, potrebbero essere intuizioni affrettate e rallentamenti a provocarne. Ma questo solo il futuro potrà dirlo.
