Lot 13 ha la struttura di un racconto horror classico: l’inizio lugubre descrive una maledizione che nasce; un cambio scena introduce, in toni leggeri, i protagonisti, che iniziano un viaggio; un evento fortuito li conduce all’interno di un edificio inquietante. Non appena varcata la soglia sbagliata, i malcapitati sono già spacciati e la situazione non fa che degenerare fino a una falsa vittoria, anticamera di un finale negativo.
Steve Niles non risparmia nessuno dei topoi del genere, e di per sé non sarebbe nemmeno necessariamente un male. Il problema è la fretta esagerata nello sviluppare l’intreccio: non c’è atmosfera, nemmeno nelle prime battute, quando servirebbe a irrobustire l’ambientazione; non ci si affeziona a nessun personaggio, perché le caratterizzazioni non superano mai gli stereotipi; la risoluzione della trama affastella elementi in un crescendo isterico che mescola demoni a viaggi nel tempo, senza degnarsi per spiegare in modo compiuto gli uni o l’altro.
E tutto questo nonostante gli ottimi disegni di Glenn Fabry: l’ex copertinista di Preacher ed Hellblazer è in gran forma e garantisce tavole dettagliatissime, con il gusto che lo contraddistingue per il grottesco e nella fattispecie per complicati arabeschi splatter fatti di pezzi di corpi. Verrebbe da consigliare di affidarsi alla sua arte e sfogliare le pagine tralasciando i testi, per quello che è uno dei fumetti Vertigo meno riusciti degli ultimi tempi.
Abbiamo parlato di:
Lot 13
Steve Niles, Glenn Fabry
Traduzione di Leonardo Favia
RW Lion, settembre 2013
128 pagine, brossurato, colore – 12,95 €
ISBN: 9788866917724