Logan, Wonder Woman e gli Oscar 2018
L’annuncio, nei giorni scorsi, delle nomination per gli Academy Awards 2018 ha lasciato dietro di sé, come d’altronde succede ogni anno, reazioni e considerazioni sulle scelte dei membri della Academy che hanno portato alcuni importanti film (ma anche attori) a essere snobbati dalla corsa all’ambita statuetta. Per quanto riguarda il genere dei film tratti dai fumetti, si può quest’anno parlare benissimo di importanti riconoscimenti ma anche di evidenti mancanze, che hanno riguardato come noto due pellicole che, in maniera differente, hanno tracciato entrambe importanti traguardi.
La nomination ottenuta da Logan – The Wolverine per la migliore sceneggiatura non originale, è stata la conferma di un progetto che si è rivelato un grande successo non solo in termini di critica e incassi, ma anche per quanto concerne l’approccio che il regista James Mangold ha utilizzato per narrare sullo schermo l’ultima avventura di un personaggio che, impersonato da Hugh Jackman, ha lasciato una impronta indelebile nel pubblico.
Con la sua scelta, l’Academy ha di fatto ufficialmente sdoganato in parte questo genere di pellicole, che negli ultimi anni avevano certamente una loro presenza all’ambita cerimonia ma sempre relegata in categorie tecniche come, ad esempio, quelle sugli effetti visivi.
Uno sdoganamento che, bisogna ribadire, non è ancora definitivo. La totale mancanza di una qualsivoglia nomination per la Wonder Woman di Patty Jenkins e Gal Gadot ha fortemente deluso chi si aspettava che la pellicola sull’amazzone DC Comics potesse arrivare agli Oscar in pompa magna, dopo il grande successo ottenuto nei mesi scorsi.
In un periodo come quello attuale per l’industria di Hollywood, portata a fare i conti con molestie sessuali e comportamenti inappropriati al proprio interno, la candidatura del film sull’eroina dell’Isola Paradiso avrebbe potuto dare un impulso e un messaggio ancora più forte al settore. Ovviamente, ridurre il tutto a un solo discorso ideologico e di facciata sarebbe riduttivo nei confronti di un film che, oltre a essere il primo su un supereroe a essere diretto da una donna, è stato anche qualcosa di differente per il genere di cui fa parte. L’approccio narrativo dato dalla Jenkins, in cui la compassione e l’amore dell’amazzone sono il fulcro di ciò che muove la protagonista, era qualcosa che meritava certamente un riconoscimento.
E’ molto azzardato ipotizzare cosa sia andato storto nella campagna che la Warner ha messo in piedi per Wonder Woman, ma forse l’avere un altro contendente della stessa major come Dunkirk, altro successo di questa annata cinematografica, potrebbe in qualche modo avere deviato l’attenzione su un prodotto con molte più speranze di vincere effettivamente la statuetta, soprattutto con la concorrenza di un altro capolavoro come Tre manifesti a Ebbing, Missouri prodotto dalla Fox.
Black Lightning
Ha esordito già da alcuni giorni, negli Stati Uniti, Black Lightning, adattamento televisivo sull’eroe DC Comics che si è rivelato a sorpresa, qualcosa di più dei soliti show sui supereroi targato The CW. La serie, annunciata e realizzata quasi in sordina nel marasma dei progetti televisivi sugli eroi DC Comics, ha infatti ricevuto il plauso della critica specializzata per le ambientazioni e le tematiche affrontate, che vanno a scavare nel profondo dell’America contemporanea dove i problemi sono ancora quelli di un passato che sembrava oramai alle spalle.
Lo show con protagonista Cress Williams parla infatti di gang criminali, violenza e razzismo “istituzionale” in una maniera inedita rispetto agli altri serial prodotti dallo stesso network, e pare molto più vicino come impronta a quello che abbiamo visto più di recente nella prima stagione di Luke Cage, dove venivano affrontate le stesse tematiche e dove anche lì vi era, all’inizio, un supereroe che si poteva considerare riluttante nell’agire e nell’usare i propri poteri.
Una delle particolarità di questa serie, rispetto ad altre ben più popolari come The Flash e Supergirl, è anche la differenza delle location dove le avventure del protagonista si svolgono. La Freeland di Black Lightning appare come una città più realistica se paragonata alle Central City e National City del velocista scarlatto e della ragazza d’acciaio, che paiono quasi anonime e mai realmente “vive”.
E’ infatti la comunità afro-americana la vera protagonista di questa serie, e la sua raffigurazione appare non solo realistica ma anche intelligente, perché è fortemente parte della trama e dei vari livelli narrativi affrontati dagli autori. Un elemento questo inesistente in The Flash o Supergirl, dove i cittadini sono perlopiù spettatori anonimi e mai parte integrante dello sviluppo narrativo, come invece accade in Black Lightning.
C’è da sperare che questa diversità di temi e personaggi continui a essere il fulcro di questa serie, e che i dirigenti del network non scelgano di annacquare il tutto seguendo gli stessi stilemi narrativi visti negli altri show, magari pensando di inglobarlo nello stesso universo di Arrow e Co. Al momento, proprio questa sua esistenza standalone e la realtà in esso rappresentata sono il punto di forza di un telefilm di cui potremmo parlare per molto, molto tempo.
Viz Media rilancia Capitan Tsubasa
Viz Media ha acquisito mei giorni scorsi i diritti TV, digitali, home video e per il merchandising della serie animata a tema calcistico Captain Tsubasa (da noi nota come Holly & Benji) in tutti i territori europei, inclusa la Russia.
Secondo i termini dell’accordo, la serie giapponese sarà trasmessa su più di 40 canali televisivi e su una varietà di reti mondiali. L’uscita coinciderà con la FIFA World Cup Russia 2018.
Per festeggiare, VIZ Media Europe ha utilizzato la sua strategia di licenza a 360 gradi per promuovere Captain Tsubasa attraverso un robusto programma di vendita al dettaglio e marketing.
Nexus Studios e le Olimpiadi Invernali
La società Nexus Studios ha realizzato un avvincente spot animato in 2D, ideato dal duo formato da Alan Smith e Adam Foulkes, facente parte della campagna “The Fearless are Here” della BBC che annuncia l’arrivo delle Olimpiadi invernali del 2018.
Attraverso il viaggio astratto di uno sciatore, uno snowboarder, un saltatore di sci e un pattinatore su ghiaccio, il cortometraggio descrive gli ostacoli psicologici e fisici che gli atleti olimpici invernali devono affrontare nella loro avventura nell’essere i migliori al mondo.
Ci sono stati molti spot memorabili della BBC per le olimpiadi creati nel corso degli anni, quindi la pressione era fin dall’inizio per portare qualcosa di speciale – ha dichiarato Smith – È impossibile raccontare completamente la storia delle Olimpiadi invernali; dopotutto ci sono solo tanti sport tra cui scegliere. Abbiamo solo provato a proporre un nuovo approccio visivo per rappresentare l’intenso dramma degli sport invernali.