Loki
Il finale della seconda stagione dello show sul Dio asgardiano impersonato da Tom Hiddleston è forse una delle cose migliori prodotte dai Marvel Studios negli ultimi tempi, ma anche e soprattutto la quadratura del cerchio (definitiva? momentanea?) per uno dei suoi personaggi più famosi.
A partire dalla sua prima apparizione in Thor di Kenneth Branagh Loki è riuscito, grazie al talento del suo interprete, a farsi largo rispetto agli altri villain del Marvel Cinematic Universe e, all’ombra della più consistente minaccia di Thanos che ha imperversato nelle prime fasi di questo calderone cinematografico, a prendere una sua strada precisa che lo ha portato a questo epilogo che è, a tutti gli effetti, una seconda chance non solo per coloro che ama, ma anche e soprattutto per se stesso.
Dall’esatto momento in cui Mobius (Owen Wilson), nel primo episodio di questo show, fece vedere alla variante quale era stato effettivamente il suo destino nella linea temporale che tutti conosciamo, gli obiettivi di questo personaggio si sono trasformati, rendendoli di episodio in episodio sempre più differenti rispetto a quelli che un villain ebbro di rabbia aveva avuto sin dalla sua comparsa, che aveva avuto il suo apice con l’attacco alla Terra in The Avengers.
Molto probabilmente, quel trono a cui Loki aspirava, e che in parte riuscì a conquistare con l’inganno in Thor: The Dark World, non era veramente quello che desiderava, perchè appunto costruito con il sotterfugio e senza un briciolo di visione più ampia di ciò che esso portava, ovvero prendere atto di una responsabilità.
Il finale dello show Disney Plus, invece, ci porta di fronte a un Loki che sceglie un trono e un ruolo abbracciando questa responsbilità. Per un bene collettivo, per rimettere le cose a posto e, forse, finalmente assurgere a qualcosa di più rispetto a una figura che, nel suo maligno fascino, aveva certamente bisogno di una evoluzione.
Che questo sia l’addio o meno del personaggio solo il tempo (fattore al centro degli eventi recenti del MCU) ce lo dirà, ma è indubbio constatare che lo show abbia, con questa seconda stagione, esaurito la sua funzione primaria, in vista dei prossimi sconvolgimenti che, a vedere la sequenza post-credits di The Marvels, sembrano ormai alle porte.
Deadpool 3
L’annuncio, fatto nei giorni scorsi, di un posticipo di un paio di mesi di Deadpool 3 rispetto alla data di uscita di maggio 2024 è la conferma definitiva che la pellicola diretta da Shawn Levy rivesta, per i Marvel Studios, una importanza fondamentale e strategica non solo per la prossima estate cinematografica, ma anche e soprattutto per il futuro del Marvel Cinematic Universe.
Il film con protagonista Ryan Reynolds, che ha subito quattro mesi di stop a causa dello sciopero degli attori e ben presto tornerà in produzione, è stato al centro nelle ultime settimane di varie indiscrezioni che facevano trasparire come per i Marvel Studios la decisione o meno di rinviarne l’uscita fosse una questione cruciale da soppesare fino all’ultimo. La fine dello sciopero, su cui tutte le major puntavano per salvare non solo la stagione televisiva ma quella fin troppo redditizia dell’estate nei cinema, ha immediatamente smosso la dirigenza dai suoi dubbi confermando così una release che potesse sfruttare al meglio quello che è stato un periodo d’oro in tempi recenti per la Warner con il successo di Barbie e puntando quindi a un test stress con il pubblico per confermare se le ex properties della Fox forniranno un valore in più alla Saga del Multiverso, in quello che si annuncia come uno dei progetti più importanti e significativi per la major dai tempi di Avengers Endgame.
La pellicola, infatti, non vedrà solo il ritorno, come noto, di Hugh Jackman nel ruolo di Wolverine, ma anche la partecipazione di altri personaggi provenienti da quell’immaginario collettivo targato Marvel/Fox, tra cui una Jennifer Garner nuovamente nei panni di Elektra, la cui presenza non sarà solo quella di un banale cameo ma pienamente inserita in una trama che spalancherà completamente le porte della saga multiversale.
Da qui a luglio i Marvel Studios potranno anche avere il tempo per mettere finalmente mano al dossier riguardante Jonathan Majors valutando una volta per tutte, anche alla luce del processo penale, quali dovranno essere le scelte da prendere in maniera definitiva per riuscire a dare slancio a una figura, come quella di Kang, che finora non pare avere lasciato una impronta indelebile.
Di recente, un editoriale di Forbes firmato da Mark Hughes ha evidenziato che il recasting è un piccolo problema per i Marvel Studios, rispetto al fatto che le accuse potrebbero essere vere e che le donne subivano abusi dall’attore mentre Hollywood lo ignorava. Una situazione, difatti, che potrebbe essere a livello di esposizone nei mass media ben più grave e pericolosa vista una certa narrazione già ostile nei confronti della major, che si è vista arrivare tra capo e collo, poco prima dell’uscita di The Marvels, un reportage di Variety che descriveva una situazione interna problematica, in quella che è apparsa come una manna dal cielo per i detrattori e critici di Kevin Feige e del metodo Marvel.
Da questo punto di vista, lo stesso editoriale aggiunge che prendere un attore diverso, magari puntando su un nome forte (viene ipotizzato persino Denzel Washington) sarebbe consigliabile, e che questa potrebbe anche essere l’occasione per rimettere al centro Sarah Finn, la responsabile dei casting di questi anni, che ha lasciato un segno indelebile grazie al suo talento nel costruire i volti di questo affresco cinematografico, colpendo sempre nel segno.