I DC Studios alla ricerca di un pubblico

I DC Studios alla ricerca di un pubblico

In questa prima puntata dopo la pausa estiva, uno sguardo a Blue Beetle e soprattutto ai problemi dei DC Studios.

DC Studios

Mentre leggete queste righe, al box office USA e internazionale Blue Beetle ha raggiunto la cifra complessiva di 86 milioni di dollari, un risultato al momento non eccezionale causato anche da una serie di fattori non prevedibili, come lo sciopero degli attori (la cui presenza promozionale avrebbe potuto fornire più slancio alla pellicola) o anche eventi naturali come l’uragano Hilary, che ha compromesso il debutto del film DC Studios in alcune località.
Alla radice però la Warner e i DC Studios devono affrontare un problema non da poco, che si era iniziato a intravedere con Shazam! Furia degli Dei e che si è poi concretizzato in maniera catastrofica con The Flash, ovvero la mancanza di un pubblico.
La cosa surreale, è che proprio The Flash ha visto accorrere alle numerose anteprime (eventi rivelatisi poi un boomerang per il debutto al botteghino) che la Warner aveva organizzato prima dell’uscita nelle sale della pellicola, migliaia di spettatori pronti a visionare quello che era stato definito, in maniera del tutto impropria, “il migliore film di supereroi di tutti i tempi. Ma quegli stessi spettatori successivamente nei cinema non si sono visti, anche perché proprio grazie a quegli eventi organizzati in giro per gli Stati Uniti, The Flash è stato probabilmente diffuso online prima della sua release ufficiale, ammazzandone di fatto quel debutto che, fino a poche settimane prima, era stimato come uno dei più alti degli ultimi tempi.

Aldilà degli errori strategici della Warner, il problema di fondo resta che la Warner al momento non è più in grado di catalizzare sui propri progetti un nutrito gruppo di appassionati, che appare fortemente attivo su internet ma decisamente poco incline a muoversi quando si tratta di recarsi nelle sale cinematografiche. Nonostante il cambio di regime, la difficoltà di comunicazione per quanto riguarda i progetti DC Comics rimane pressoché immutata, anche a causa di un ritardo nel sapere rispondere a indiscrezioni e commenti che non corrispondono allo status attuale in fase di costruzione da parte di James Gunn.
È il caso delle dichiarazioni di Gal Gadot su un terzo capitolo di Wonder Woman che sono state diffuse durante la promozione del film Netflix Heart of Stone, ma che erano state rilasciate dall’attrice prima dello sciopero degli attori o ancora più probabilmente mesi addietro, quando ancora Gunn e Safran non avevano reso pubblica la timeline dei film DC Studios.
In questo frangente sarebbe stata opportuna una secca e decisa smentita dal diretto interessato o da parte della dirigenza Warner, mentre invece la questione è stata alla fine chiusa attraverso un un articolo di Variety e la citazione di alcune fonti, senza alcunché di ufficiale, che in questo caso avrebbe giovato e fatto definitiva chiarezza.

La chiarezza è infatti uno dei problemi attuali della Warner, che in attesa del definitivo rilancio del suo universo cine-fumettistico, deve ancora fare i conti con quello che resta del DCEU, visto che all’appello manca solamente Aquaman and the Lost Kingdom, in uscita a dicembre ma al momento ancora privo di una campagna promozionale che dovrebbe scattare a ottobre. Un elemento questo che ci riporta al problema principale di questo articolo: come attirare il pubblico se non crei le premesse per farlo?

aquamanmanta
Questa difficoltà della Warner è stata di recente evidenziata da Richard Newby in un articolo di The Hollywood Reporter che analizza la mancanza di un vero e proprio fandom a livello cinematografico per quanto riguarda i film DC Comics. Nel farlo, Newby evidenzia come i numerosi cambiamenti, le indecisioni, i recasting degli ultimi anni abbiano indebolito gli appassionati di questi film creando alla fine due schieramenti che, nel corso del tempo, hanno certamente influito nel creare una percezione negativa di qualsiasi cosa vedesse coinvolto un personaggio o un brand targato DC Comics, una caratteristica che non è presente invece per il Marvel Cinematic Universe.
Questo elemento è aumentato negli ultimi tempi anche grazie a una decisione che probabilmente non è stata una delle più sagge, ovvero quella di non riprendere più la fiera virtuale denominata DC Fandome, ferma ormai dal 2021. Con lo sciopero degli attori e degli sceneggiatori, e quindi la relativa cancellazione della presenza a San Diego di molte major e dei progetti filmici, DC Fandome poteva essere, anche per Blue Beetle, un modo per correre ai ripari e diffondere una comunicazione corretta sul DC Universe, scevra di quella negatività a prescindere che pare circondare la Warner. Nei giorni scorsi, il rinvio di alcune serie Marvel Studios causato dagli scioperi, è stato motivato secondo indiscrezioni dalla volontà della major di concentrare i propri sforzi per rendere ogni titolo un evento per i fan e il pubblico generalista.
Una differenza sostanziale nell’approccio verso i propri fan da parte di Warner e Marvel Studios che si può anche notare dal fatto che questi ultimi non abbiano deciso di rinviare The Marvels, contando sul fatto che vi sia una fiducia e un riconoscimento più forte nei confronti dei prodotti Marvel, anche a causa di un fandom eterogeneo che si lega più ai personaggi ed evita di fare battaglie social sui registi:

L’MCU ha creato un sistema in cui il fandom è generato dai suoi personaggi e i registi, per la maggior parte, sono secondari. I fan adorano Spider-Man, ma non comprano le magliette di Jon Watts né esprimono interesse per la sua vita personale – ha scritto Newby – Ma il fandom della DC è guidato da registi elevati allo status di celebrità e, di conseguenza, viene riposta fiducia nelle loro decisioni. È questa logica che ha portato a Black Adam, Shazam! Fury of the Gods e Blue Beetle – tutti commercializzati come film in stile Marvel – a non riuscire a far emergere il fandom. Il loro pubblico di riferimento aveva già versioni di quei film nell’MCU, e i meriti della rappresentazione offerti da Black Adam e Blue Beetle, sebbene encomiabili, non sono un’attrazione abbastanza grande in sé e per sé. Ma quando la Warner mette qualcuno come Matt Reeves o James Gunn dietro quei titoli, allora c’è una sorta di pareggio, e tutto, dalle scelte di casting non convenzionali alle alterazioni dei personaggi, diventa più facile per i fan non solo da abbracciare ma da difendere.

Per la Warner quindi si tratta di smussare più di qualche angolo. L’atteggiamento di “silenzio stampa” da parte di James Gunn durante il casting di Superman: Legacy è stato, come abbiamo già sottolineato in questa rubrica, il metodo più consono per rispondere a un fandom divisivo. Ma c’è bisogno, ogni tanto, anche di una vera e diretta comunicazione, che sappia mettere i paletti e fornire un quadro che sappia fermare, sul nascere, ogni negatività. La Warner saprà farlo?

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