La fidanzata di Minami, scritto e disegnato da Shungiku Uchida e pubblicato da Coconino Press, è il secondo volume della collana Doku. Il manga è stato originariamente pubblicato nella seconda metà degli anni Ottanta sulle pagine di Garo, storica rivista mensile giapponese sul fumetto alternativo e d’avanguardia, tranne per il primo numero, ospitato su Animage, e l’ultimo, apparso per la prima volta nell’edizione monografica. Di recente ne è stata tratta una trasposizione live action, la quarta, prodotta in questo caso da Netflix.
La trama è tutt’altro che complicata. Chiyomi, una liceale, sembra essere scappata di casa, ma in realtà si è rimpicciolita fino a essere alta soltanto sedici centimetri ed è andata a vivere a casa del fidanzato Minami, il quale si prende cura di lei in tutto e per tutto. I diversi capitoli mostrano quindi vari episodi della convivenza, a volte difficile, tra i due.
Se a prima vista l’intreccio può sembrare banale, puntando sulle incomprensioni nelle dinamiche di coppia e sui compromessi che l’amore porta a stipulare, in realtà cela sottotesti morbosi e tematiche pungenti, affrontati con uno stile peculiare.
Innanzitutto, Uchida riesce a mantenere la storia in equilibrio tra slice of life, humor, nostalgico e dramma, ricalibrando il tutto con abilità e donando ad ogni vicenda un taglio adulto. I due protagonisti mostrano difetti e debolezze, e risultano umani nonostante siano calati in una vicenda che parte da una premessa che sconfina nel fantastico, rivelando a cuore aperto emozioni e sentimenti intensi.
Un tema importante è la sessualità, trattata attraverso due aspetti intimamente legati: da un lato, infatti, si palesa la sessualità ingenua dell’adolescente, ad esempio quando Minami fantastica sulle possibili foto osé della compagna di classe; dall’altro, si riflette quella esplicita e furba dell’adulto, che vorrebbe godere appieno del proprio partner ma che la situazione costringe a fare a meno di determinati piaceri e ad accettare con mancanze e rinunce.
Nei vari episodi, l’autrice ha inserito anche concetti e pensieri legati alla sua vita e alla sua adolescenza, dal rapporto con i genitori, privi di un volto o assenti lungo tutto il corso della narrazione, al rifiuto della gravidanza, come rimarcato e approfondito nella post-fazione a cura di Paolo La Marca. Questi inserti personali risultano ben calati all’interno della narrazione, perché donano un significato allegorico a tutti i particolari e approfondiscono la psicologia della mangaka da Nagasaki.
I disegni, dal tratto semplice e morbido in bilico tra il pulito e il nervoso, rinunciano a una netta contrapposizione tra il bianco e il nero, preferendo il primo al secondo e usando i retini per donare spazialità agli ambienti e volume ai personaggi.
È significativo notare come Uchida rielabori lo stile kawaii1 in modo evocativo, mantenendo sì una certa essenzialità, ma al contempo modulandolo attraverso un approccio unico, specialmente nella maniera in cui i personaggi vengono fatti recitare, balzando improvvisamente da un’emozione velata ad una manifestata esageratamente grazie a vivide espressioni e gesti inconsulti.
La fidanzata di Minami è quindi una pubblicazione rilevante che riesce a presentare uno spaccato della rivoluzione femminile avvenuta su Garo negli anni Ottanta.
Abbiamo parlato di:
La fidanzata di Minami
Shungiku Uchida
Traduzione di Paolo La Marca
Coconino Press, 2018
208 pagine, bianco e nero, brossurato – 15,00€
ISBN: 9788876183836
Kawaii è un termine giapponese traducibile come “carino, adorabile”. Dagli anni Settanta/Ottanta dello scorso secolo ha dato origine ad una vera propria subcultura e ad una conseguente estetica. Questa forma di espressione, nelle arti figurative, ha dato origine a personaggi dalle fattezze infantili, che hanno dimensioni e proporzioni molto contenute, lineamenti graziosi e occhi enormi e sognanti da cerbiatto ↩