La notizia della pubblicazione di un lavoro di Danijel Zezelj è, per chi scrive, sempre una notizia fausta. Anche nel caso di lavori particolari (qualcuno direbbe meno riusciti) si tratta comunque una lettura piacevole. Questa volta la novità è ancora più felice in quanto si tratta di un fumetto davvero buono.
Di primo acchito viene da pensare ad un ritorno di Zezelj ad una forma di esposizione più classica e più in linea con suoi lavori di qualche anno fa. In effetti siamo abbastanza lontani dagli esperimenti narrativi portati avanti con opere quali Small Hands, Cani Sciolti [1] e Bolivian Dark; ciononostante l’esperienza maturata con essi è riscontrabile in parecchi passaggi del fumetto in cui alcuni particolari vengono messi “sotto il riflettore” a prescindere del loro essere attinenti o meno alla storia. Momenti in cui il racconto si spezza, si sospende e crea quell’atmosfera soffusa che ha reso Zezelj un narratore sopraffino e delicato. Ma, come ho evidenziato, questa è un’analisi alquanto frettolosa. Infatti un lettore attento potrebbe far notare piuttosto facilmente come tale stilema narrativo sia sempre stato presente, a volte solo in sottofondo, in tante opere del passato dello stesso autore; vengono in mente Sun City e Sophia, soprattutto. Il collegamento è ancora più evidente quando, a pag. 24, il protagonista incontra un gorilla che mangia pancetta di cioccolato. Lo stesso nome del bar riporta alla mente racconti pubblicati qualche anno addietro.
Ad ogni modo una certa ricerca di narrazione “esplicita” risulta evidente e rende la lettura molto più fluente e fruibile anche da coloro non addentro al percorso narrativo dell’artista croato. Da tal punto di vista il volume è decisamente riuscito e si impone come una delle migliori letture dell’ultimo periodo.
Detto ciò, è importante evidenziare come questo King of Nekropolis giochi, in realtà, a spiazzare il lettore superficiale anche sotto altri aspetti. Certo lo stile circolare, evidente ad un certo punto della storia, non lascia dubbi sul finale, ma a ben vedere la vicenda narrataci va ben al di la della mera successione dei fatti. Il trucco narrativo, tipico di alcuni romanzi gialli, in cui si parte dal finale per raccontare la successione degli avvenimenti, è un puro espediente per presentarci una dissertazione sulla Libertà e sulle Priorità, che definiscono le scelte di un essere umano forgiandone il destino in modo sempre imprevedibile. Come in un “Giardino dei sentieri che si biforcano” [2] il protagonista si trova a compiere passi e scelte di cui dovrà subire le conseguenze ben oltre le aspettative, ma soprattutto ben oltre le proprie decisioni. Egli si trova a dover espiare scelte compiute da altri, quasi che la scoperta di tali scelte lo renda colpevole e complice.
Di più, il percorso di crescita lo obbliga al confronto col proprio passato che, man mano che il racconto prosegue, sembra quasi assorbito dalla storia principale. A fine racconto, il nostro, si ritrova, novello Harry Angel [3] (durante la lettura il parallelismo tra le due opere, nella loro estrema diversità, era abbagliante), a subire il peso di un passato che pure l’aveva visto spettatore innocente. È stata la scoperta della verità a renderlo colpevole, colpevole della coscienza acquisita.
Discorso simile si può fare riguardo all’ambientazione: il titolo e le prime tavole mettono al centro della narrazione la città di Nekropolis; eppure a fine lettura è difficile non pensare a Nekropolis come ad un luogo metaforico. Ancora una volta Zezelj gioca con le città, creandone una che è un vero e proprio luogo di morte di cui il protagonista è la preda e non il regnante. Una città della morte (necropoli, appunto) che sembra giocare col nostro eroe come un gatto col topo. Eppure, a ben vedere, questa città non è poi così dissimile da una normale metropoli odierna con i suoi locali, i suoi manifesti, i suoi murales. Le città zezeljane hanno sempre questo aspetto di realismo e favolistica al contempo, cosa che le trasforma in luoghi metaforici perfetti per lo sviluppo delle trame care all’autore.
Altro aspetto interessante è la decisione, pare dello stesso Zezelj, di cambiare editore. Non sappiamo da cosa sia dipesa una tale scelta e, decisamente, non è cosa che debba interessarci. Resta il “colpo” messo a segno dalla Hazard di Milano che ampia il proprio catalogo con un autore non convenzionale (e vuole essere un complimento) anche dopo tanti anni di carriera con editori di diversa estrazione. A rincarare la dose, giusto in occasione della pubblicazione di questo volume (e di “Medz Yeghern, il Grande Male” di Cossi), la Hazard vara la collana contemporanea. Una collana economica, dal formato 17X24, in cui la casa editrice si impegna a proporre lavori di una certa rilevanza dal punto di vista grafico, storico e sociale. È importante questo sforzo volto, tra le altre cose, a ridurre i costi e a riavvicinare, anche con un formato più riconoscibile, il lettore. Non è la prima volta che lo faccio presente, ma é fondamentale che il fumetto riacquisti caratteristiche di fruibilità in termini economici e tentativi di questo tipo (portati avanti da varie case editrici) sono importanti.
Note:
[1] Le recensioni di Small Hands e Cani Sciolti.
[2] “Il giardino dei sentieri che si biforcano” è un racconto di J. L. Borges.
[3] Protagonista di “Angel Heart – Ascensore per l’inferno”, film di Alan Parker.
Riferimenti:
Il sito di Danijel Zezelj: www.dzezelj.com
Edizioni Hazard: www.hazardedizioni.it