Un’antichissima razza di giganti, enormi narvali dal corno affilato, mostri acquatici che rapiscono i bambini, lucertoloni (più o meno) dai denti aguzzi che vivono in grotte buie, esseri umani armati fino ai denti, gioielli magici, visioni, spade affilate, sangue, morte e distruzione. C’è questo e molto altro ancora in Inuit, fumetto d’azione e avventura ambientato nelle gelide terre del Nord del mondo, che mescola elementi di mitologia a una narrazione cruda e violenta per raccontare la storia di una gigantessa, ultima superstite della sua razza, in fuga da crudeli esseri umani che hanno sterminato il suo popolo e ora bramano un monile magico che la donna porta con sé. Incinta e braccata, la protagonista si muove in un mondo spietato, popolato da mostri di ogni specie, con un unico imperativo: sopravvivere, costi quel che costi.
Inuit, volume autoconclusivo del prolifico Leviathan Labs, è un fumetto che si legge rapidamente, e bene, grazie a una trama lineare e semplice, al ritmo serrato della narrazione e alla quasi totale assenza di dialoghi: i personaggi ideati dalla penna di Massimo Rosi e disegnati da Nicola Izzo parlano pochissimo, lasciando che siano le immagini a raccontare una storia che si offre soprattutto come un’esperienza visiva intensa, caratterizzata da scene di combattimento dinamiche e violente, che in più di un’occasione sfiorano l’horror, costruite per una narrazione centrata sull’azione più che su una profonda introspezione psicologica. Ma se questa descrizione potrebbe far etichettare Inuit come un classico, banale fumetto di pugni, duelli e colpi di spada, in realtà dentro le sue pagine c’è di più.
Partiamo dai personaggi: gli antagonisti, cioè gli umani, incarnano il lato negativo della vita. Sono spietati, implacabili e mossi da un’avidità cieca; e sebbene non vengano approfonditi a livello individuale (solo del loro capo viene rivelato qualche dettaglio del suo passato, ma senza che questo aggiunga un reale strato di complessità al personaggio) la loro ferocia li rende una minaccia tangibile e costante, contribuendo a mantenere alta la tensione per tutta la storia. Oltre a loro, le creature mitologiche che popolano il mondo di Inuit fungono da estensione della crudeltà dell’ambiente e anche la loro presenza dona spessore al mondo narrativo, contribuendo all’aumento del pathos. Umani e mostri, ma anche la protagonista, come vedremo, rappresentano dunque degli archetipi, figure emblematiche che hanno lo scopo di incarnare il conflitto eterno tra bene e male in un mondo brutale e ostile.
La gigantessa protagonista, infine, è una sorta di final girl in versione storica/fantasy: il “personaggio buono”, in netto contrasto con i suoi nemici, che riesce a sopravvivere senza perdere la sua umanità. Una figura tragica e resiliente, costretta a fuggire per proteggere il suo bambino non ancora nato; e che nonostante la quasi totale assenza di dialoghi la sua determinazione, riesce a far emergere la propria forza e la propria umanità attraverso le sue azioni e il linguaggio del corpo. La gigantessa è una guerriera capace di combattere e sopravvivere in un ambiente gelido, nel quale si muove un nemico che vuole privarla di tutto ciò che la definisce; la sua lotta dunque non è solo fisica ma anche morale, e l’obiettivo finale non è semplicemente quello di salvarsi la vita, ma di riuscire a mantenere la propria integrità nonostante la brutalità del mondo. La gigantessa è un esempio di “bontà resiliente”: circondata da nemici che incarnano la crudeltà e la spietatezza, e costantemente messa alla prova dall’ambiente, riesce a mantenere intatta la sua umanità. Sebbene abbia ogni motivo per lasciarsi consumare dall’odio e dal desiderio di vendetta la sua lotta non è mai motivata dalla rabbia cieca ma da un profondo senso di protezione: verso il figlio che porta in grembo, verso la memoria della sua tribù sterminata e forse anche verso se stessa, simbolo di un passato che non si arrende. Un’eroina che sopravvive senza trasformarsi in ciò che combatte, mantenendo un equilibrio precario ma saldo tra la ferocia necessaria alla sopravvivenza e l’integrità morale. Una scelta narrativa, questa, che compare anche nelle opere precedenti di Massimo Rosi e che rafforza il messaggio del fumetto mostrando che non è il contesto a definire l’essenza di una persona, ma le sue scelte: anche in un mondo crudele, anche ricorrendo alla violenza, è possibile restare buoni.
La trama, efficace, viene ulteriormente valorizzata dai disegni di Nicola Izzo, autore dalla buona padronanza tecnica e da una valida attenzione ai dettagli. Il suo stile, pur richiamando certi fumetti supereroistici col suo dinamismo e la forte enfasi sull’azione, mantiene una impronta europea, più gentile e meno carica, meno grottesca, più realistica, che ben si adatta all’ambientazione polare e fantasy della storia. Le tavole, pur con qualche incertezza sulle anatomie e qualche semplificazione di troppo, si distinguono per chiarezza compositiva: anche durante le scene di combattimento più caotiche il lettore non perde mai il filo dell’azione, grazie a un buon uso della regia visiva. La disposizione delle vignette è fluida, contribuendo a rendere il ritmo narrativo veloce e avvincente. Le sequenze di lotta sono coreografate con precisione, rendendo ogni colpo, movimento o scontro palpabile per il lettore. Mentre il tratto pulito e deciso dà vita a personaggi espressivi, ambientazioni epiche e creature fantastiche che catturano l’immaginazione.
Le creature sono un altro punto di forza: i mostri della tradizione Inuit sono rappresentati con un tocco inquietante ma affascinante, che mescola realismo e fantasia. Anche la gigantessa è un valido esempio di caratterizzazione visiva: il suo aspetto robusto e maestoso riflette la sua forza, rendendola immediatamente riconoscibile e memorabile. Grande cura è dedicata anche alla rappresentazione degli ambienti: i paesaggi innevati, i cieli plumbei e le distese desolate del Nord non sono mai solo sfondi, ma veri e propri protagonisti che amplificano l’atmosfera di isolamento e pericolo. I dettagli, come le luci fredde che riflettono sul ghiaccio o le ombre che emergono tra le rocce, contribuiscono a creare un mondo visivamente coerente e immersivo. Il tutto anche grazie ai colori di Lorenzo Palombo, efficaci sia nel descrivere l’immenso gelo del Nord sia le brevi parentesi di caldo, tepore, pace, riparo. Colori spesso plumbei, coerenti col mondo creato dagli autori, e che pure tendendo al realismo non mancano di accendersi nei momenti più concitati della storia o in quelli più grotteschi o fantastici, come ad esempio nella notevole parte dedicata al recupero del bambino perduto nella grotta sotterranea popolata dai mostri acquatici.
In un fumetto quasi privo di parole, l’immagine assume un ruolo centrale, e qui il disegnatore e il colorista dimostrano di essere all’altezza della sfida. Le atmosfere sono ben rese grazie a un uso efficace delle anatomie, delle prospettive, dei contrasti e delle ombre, che enfatizzano il tono crudele e disperato della storia. Il comparto grafico di Inuit dunque non si limita a supportare la storia ma la arricchisce; un esempio di come il disegno possa non solo descrivere, ma amplificare l’impatto emotivo e visivo di un volume. E anche la grafica e il lettering di Lucrezia Benvenuti e Tobias Meier svolgono la loro parte, risultando leggibili nella sua classicità ma capaci di accendersi nei momenti più concitati, come anche di mutare quando ad esempio a “parlare” sono i mostri.
In conclusione, Inuit è un fumetto con un impianto narrativo classico ma valido, e che ha molte cose da dire sotto l’apparente leggerezza della storia. Non è un’opera particolarmente originale nel suo genere ma sicura delle sue origini, e che intrattiene e diverte grazie a un ritmo veloce, una buona resa visiva e una storia ben raccontata. Un lavoro degno di nota, che non cerca di essere più di quello che è ma sa come conquistare sia chi ama l’azione pura e diretta sia chi ama guardare dietro le quinte, dietro il sangue e gli intestini, alla ricerca di significati ulteriori.
Abbiamo parlato di:
Inuit
Massimo Rosi, Nicola Izzo, Lorenzo Palombo, Lucrezia Benvenuti e Tobias Meier
Leviathan Labs, ottobre 2024
112 pagine, brossurato, a colori – € 15,00
ISBN-13: 9791281702127