“I primi anni” di Batman: tra storia e serialità editoriale

“I primi anni” di Batman: tra storia e serialità editoriale

Panini Comics raccoglie nel volume di pregio "Batman - I Primi Anni" tre storie iconiche degli anni '80 che riscrivono il mito del pipistrello
Batman I Primi Anni Copertine

Tra le innumerevoli storie dedicate al cavaliere oscuro, non c’è dubbio che ve ne siano alcune che hanno cambiato non solo la percezione e gli archetipi di riferimento del personaggio, ma anche il medium in quanto tale.

La tremenda  versatilità dell’idea originale, un ragazzo rimasto orfano dei genitori a causa di una rapina andata male che giura non vendetta ma giustizia per Gotham e per chi soffre come lui, ha reso e rende tutt’ora possibile innumerevoli riletture del mito dell’uomo pipistrello.

Batman – I primi anni, che raccoglie le storie che teoricamente ne definiscono i primi tre anni in un volume di pregio, ci porta a esplorare il personaggio da più punti di vista, tra passaggi obbligati fondamentali e storie che in parte sono diventate marginali negli anni.

Batman – Anno Uno

Anno Uno

La prima di queste storie è un classico che non ha bisogno di presentazioni: Batman – Anno Uno, sceneggiato da Frank Miller con le tavole di David Mazzucchelli, è un punto di partenza obbligato per conoscere il cavaliere oscuro. Questa origin story, inizialmente pubblicata sulle pagine del mensile Batman (dal n. 404 al 407, del 1987), aveva lo scopo di rilanciare il personaggio fornendo un nuovo punto di partenza post “crisi sulle terre infinite“, il primo grande evento DC che aveva lo scopo di mettere ordine nella vasta e ormai caotica continuity DC. Il team creativo scelto per rilanciare il personaggio (Miller e Mazzucchelli avevano già lavorato insieme con ottimi risultati su Daredevil Born again l’anno prima) aveva qui l’annoso compito di rendere nuovamente appetibile un pilastro della DC in un periodo in cui opere come Il ritorno del cavaliere oscuro (sempre di Miller, del 1986) garantivano non solo nuovo traino al personaggio, ma soprattutto alla testata di riferimento1.

Anno Uno si inserisce nell’immensa mitologia batmaniana con un approccio rispettoso e al tempo stesso originale, mantenendo elementi caratterizzanti (quali la morte dei genitori come scintilla che accenderà la fiamma di giustizia) rilegandoli però a brevi flashback2 che forniscono un adeguato contorno senza risultare narrativamente soverchianti. Miller si focalizza invece su come questo Batman, un ragazzo di 25 anni, decida di realizzare il “progetto” supereroistico con tutte le conseguenze che derivano dall’inesperienza sul campo e dall’irruenza che caratterizzano il personaggio in questa lettura, ben diversa dall’immagine navigata e scafata che lo stesso Miller restituisce ne Il Ritorno del Cavaliere Oscuro.

Yearone2

Un altro aspetto che ha reso Anno Uno un classico imprescindibile è dovuto all’utilizzo di un personaggio come Gordon, che parallelamente al pipistrello “nasce” come figura positiva in questa Gotham City pulp piena di criminalità e corruzione. In questa riscrittura viene infatti trasferito da Chicago dopo degli screzi con i colleghi (si intuisce leggendo tra le righe che Gordon abbia denunciato degli agenti corrotti) e funge da contraltare “legale” a Batman: entrambi condividono gli stessi ideali e scopi e fanno di tutto per vederli realizzati. L’ottima sceneggiatura si sposa con la rappresentazione di una Gotham sporca e vissuta, in cui il male assume i connotati della criminalità organizzata che si insidia ovunque, tracciando un solco nell’immaginario successivo del personaggio così potente ed efficace da aver influenzato l’eroe a tutto tondo, risultando fonte di ispirazione sia nel fumetto3 che nei vari adattamenti cinematografici4 che si sono susseguiti negli anni.

La stessa estetica di Mazzucchelli è stata più volte omaggiata e ripresa, con opere che hanno cercato di tracciare un fil rouge con Anno uno,5, da ultima proprio la gestione di Tom King in cui si sono alternati artisti come Jorge Fornes e Lee Weeks.

Batman – Anno Due

Year Two Cover

Nel solco di questa operazione di riscrittura e svecchiamento si inserisce anche Batman – Anno Due, miniserie sceneggiata da Mike W. Barr e disegnato da Alan Davis nel primo numero6) e Todd McFarlane. Questa miniserie, pensata inizialmente come lavoro autonomo di Barr slegato dalla continuity, col titolo di Batman: 1980, venne poi rinominata per farla coincidere con l’uscita di Anno Uno, dato che Anno Due uscì originariamente sulla testata iconica del pipistrello, Detective Comics (dal n. 575 al 578, sempre del 1987).7

Questo passaggio, apparentemente irrilevante, risulta importante sia per come è stata pensata la storia, che per le conseguenze narrative derivanti. Barr presenta al lettore una Gotham e un Batman per certi aspetti inediti: la prima assume un aspetto estremamente decadente a causa del ritorno di un vecchio vigilante estremamente violento, il Mietitore; il secondo affronta, a causa del redivivo vigilante, una spirale morale discendente lontana da tutti i canoni fondanti del personaggio fino a quel momento. In questa storia, nonostante il titolo, ci si trova in un contesto in buona parte diverso: l’estetica è completamente diversa da quella di Anno Uno, abbandonando lo stile realistico di Mazzucchelli in favore di un approccio più classico e in linea con i comics del periodo. Assenti anche riferimenti di rilievo all’opera precedente, soprattutto considerando che il finale di Anno Uno richiama esplicitamente il primo incontro fumettistico con Joker,8 che logicamente avrebbe dovuto essere il villain del sequel. Com’era lecito aspettarsi, L’utilizzo “forzato” di un elseworld9 inserito in quella che avrebbe dovuto essere la nuova linea narrativa principale ha portato con sé numerose critiche.

Year Two

Se infatti da un lato la modernizzazione del personaggio del Mietitore10 è risultata solida e stilisticamente al passo coi tempi, l’aspetto morale e il conseguente dilemma (che Batman affronta nel momento in cui decide di impugnare un’arma da fuoco) diedero vita a un controaltare accolto tiepidamente. Già opere come Il Ritorno del Cavaliere Oscuro di Miller avevano posto sotto i riflettori le numerose sfaccettature morali della crociata e, soprattutto, uno degli elementi caratterizzanti il codice morale di Batman: la sacralità della vita e la regola di non uccidere mai11. Questo “comandamento” viene qui messo a dura prova non solo nel momento in cui l’eroe decide di degradarsi scendendo a patti col sottobosco criminale, ma soprattutto nel momento in cui decide di usare la pistola che anni prima aveva stroncato la vita dei genitori, per affrontare sia il Mietitore che Joe Chill, assassino dei coniugi Wayne, che si ritrova qui nell’improbabile ruolo di compagno d’armi di Batman. L’alleanza con la criminalità organizzata risulta inoltre ancora più stridente nel momento in cui si considera che proprio nella storia teoricamente precedente, Anno Uno, Batman aveva apertamente dichiarato guerra a quella stessa criminalità in una delle pagine di Mazzucchelli più iconiche dell’intera serie.

Batman Reaper Year Twoo

Dopo Batman – Anno Due, Barr aggiunge uno one-shot 12 intitolato Full Circle (contenuto nel volume), pubblicato nel 1991 che riprende non solo il personaggio del Mietitore, qui alla sua terza incarnazione, ma anche il personaggio di Chill e della sua eredità. Lo scopo della storia, individuabile già dal titolo, era di chiudere un cerchio, seppur il finale della prima opera di Barr non lasciasse molto spazio all’immaginazione per eventuali sviluppi successivi. Il risultato è, anche in questo caso, non particolarmente soddisfacente. Se però nel caso di Anno Due ciò che non funziona è dovuto al collegamento con l’opera di Miller e Mazzucchelli, risultando invece perfettamente godibile come volume a sé stante, in questo one-shot a non funzionare è proprio la storia. La premessa narrativa pecca di ingenuità, con un cattivo per nulla ispirato e bidimensionale, rendendo il tutto apprezzabile solo per il ritorno alle matite di Alan Davis. Anche l’idea di creare un rapporto padre-figlio che si snoda tra la storia precedente e questo one-shot non funziona benissimo, con Robin che rappresenta l’elemento di collegamento per Batman, contrapposto alla famiglia di Chill che ne segue l’eredità criminale. Questa aggiunta risulta indubbiamente apprezzabile nel contesto del volume, ma trascurabile per qualsiasi altra ragione.

Batman: Anno Tre

Year 3

Completa il volume Batman: Anno Tre, scritto da Marv Wolfman e disegnato da Pat Broderick, pubblicato inizialmente sulla testata Batman (dal n. 436 al 439, del 1989) in cui si esplorano le origini del primo Robin e il suo rapporto con Batman. Nonostante la scelta di utilizzare questo nome, questo mini-arco narrativo presenta numerose differenze con le prime due annate, dovute soprattutto alla sua diversa collocazione narrativa all’interno della trama generale portata avanti sulla testata. Se infatti Anno Uno e Anno Due aprivano delle parentesi in cui si inserivano queste storie, la sceneggiatura imbastita da Wolfman si posiziona invece nella serialità del personaggio con tutto ciò che ne consegue anche a livello di riferimenti e di conoscenze pregresse richieste per poter comprendere appieno il tutto.

Il terzo anno del titolo viene esplorato solo in parte e tramite flashback: Nightwing13 ricorda il suo primo anno da Robin e l’omicidio dei suoi genitori per mano di Tony Zucco, boss locale della mafia che estorceva denaro al Circo Haly in cui Dick e famiglia si esibivano come i “Grayson volanti”.

La centralità di Nightwing in questa storia è dovuta principalmente a due elementi: da un lato, la possibilità per Zucco di poter ottenere la libertà vigilata ed essere scarcerato come scintilla capace di riaccendere il conflitto con l’eroe; dall’altro, e questo è l’elemento che effettivamente si inserisce nella serialità e che potrebbe risultare incomprensibile a chi non conosce le varie storie del personaggio, Batman si ritrova ancora una volta a essere preda dei suoi demoni interiori a causa della morte di Jason Todd,14 il secondo Robin, cominciando a essere sempre più sconsiderato e brutale.

Year3 Interno

Questa storia è uno degli snodi di passaggio che si inseriscono nell’elaborazione del lutto da parte di Batman, con un processo di distruzione e autodistruzione che vedrà il suo pieno sviluppo con l’inizio dell’arco narrativo immediatamente successivo, Un posto solitario dove morire, in cui fa la comparsa il terzo Robin, Tim Drake,15 che riuscirà a tirare fuori da questo vortice un cavaliere oscuro ormai mentalmente a pezzi.

Anno Tre mette quindi in scena numerosi conflitti, tanto esteriori quanto interiori, che non trovano in realtà una narrazione coerente all’interno del volume, come erroneamente si potrebbe ritenere. Il leitmotiv che infatti potrebbe collegare le storie è da riferirsi esclusivamente al nome, non trovando nelle successive un riscontro pratico che faccia intuire dei potenziali collegamenti. Lo stesso Anno Tre si focalizza in realtà più sul primo anno di Robin e sulle sue origini che sull’attività di Batman nel suo terzo anno, con la scelta di questo nome dovuta probabilmente al fatto che l’editor in tutti e tre i casi era Dennis O’Neil.

I veri eredi di Anno Uno

Una lettura indubbiamente più calzante e che si inserisce nel solco di quanto iniziato da Miller e Mazzucchelli è da individuare nelle opere di Jeph Loeb e Tim Sale, che con Il lungo Halloween 16 prima e Vittoria oscura 17 poi, hanno di fatto approfondito i primi anni di attività del pipistrello in relazione sia alla criminalità organizzata, qui effettivamente collegata ad Anno Uno, che ai rapporti che poi Batman intesserà con i celebri personaggi secondari che ne hanno fatto la storia (tra cui Gordon, Catwoman18 e lo stesso Dick Grayson adolescente).

La crisi infinita della (dis)Continuity

Appurato il contenuto abbastanza eterogeneo del volume, una volta completata la lettura sorge spontaneo domandarsi due cose: se queste storie facciano parte dell’immensa storia editoriale in quanto inserite nella continuity principale o meno e se siano fondamentali (e consigliate) per un primo approccio al personaggio. Se infatti, generalmente, le storie DC Comics targate come “Anno uno” risultino un ottimo punto di partenza, in questo caso il rischio di confondere il lettore è abbastanza elevato. La questione “continuity” è di fatto spinosa a causa dei numerosi elementi che la influenzano e modificano.

Anno Uno è stato per molto tempo un caposaldo delle origini del personaggio, creando un vero e proprio spartiacque narrativo che ha generato una pletora di storie che, in modo più o meno diretto, lo citavano come punto di partenza. Anno Due, accolto più tiepidamente rispetto al primo, per alcuni anni ha effettivamente fatto parte della continuity del personaggio, fino agli eventi di Ora Zero: Crisi nel tempo,19 del 1994, in cui le origini di Batman vengono fondamentalmente sovrascritte20 eliminando questa storia dalla serialità principale, con un batman più vicino a essere presentato come leggenda metropolitana. Ora Zero influenza anche quanto visto in Anno Tre, sfruttando una trama poco approfondita su Dick Grayson per far sì che nel nuovo universo risultasse come legalmente adottato21 da Bruce Wayne. Ulteriori elementi di Anno Tre verranno inoltre sovrascritti in modo soft dal lavoro effettuato da Loeb e Sale, facendo da base per le storie successive22 inserite nella serialità principale.

Per un ristretto lasso temporale anche Anno Uno risultò una serie “fuori” continuity, a seguito del lavoro realizzato da Scott Snyder e Greg Capullo con Batman – Anno zero. L’evento faceva parte dell’iniziativa The New 52 23, con l’intento di creare una storia che, seppur con spunti evidenti da Anno Uno, ne risultasse in realtà svincolata. Se quindi, anche in questo caso, un evento successivo sembra riscrivere la storia precedente, con l’avvento dell’iniziativa Rinascita 24 elementi di Anno Uno vengono gradualmente reintrodotti nella continuity principale del personaggio.

A oggi le storie, esclusa la parentesi di Anno Tre,25 hanno comunque un meritato e giustificato seguito. Oltre a quanto detto su Anno Uno, va evidenziato come anche Anno Due sia risultata particolarmente influente sul personaggio in più di un contesto. La maschera del Fantasma, film animato del 1993 che riprende le atmosfere e i personaggi della fortunata serie animata del 1992, si ispira enormemente alla storia di Barr, prendendosi ovviamente delle libertà creative che mantengono però intatto il nucleo narrativo dell’opera. Chiude simpaticamente il cerchio quanto compiuto da Tom King nel 2021 con la sua miniserie Batman/Catwoman, in cui inserisce, seppur in una storia che esula dalla continuity, il personaggio del fantasma visto nel lungometraggio animato, con colpi di scena e ramificazioni interessanti e per nulla scontate.

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Per quanto riguarda invece la seconda e ultima domanda, ossia se siano storie consigliate e/o fondamentali per conoscere il personaggio e approcciarsi a un universo potenzialmente sconfinato, la risposta non può che essere prevalentemente negativa. Solo Anno Uno fornisce infatti del materiale ottimale per cominciare ad addentrarsi nel ben più vasto e complicato mondo del cavaliere oscuro, con le altre storie che risultano una piacevole parentesi nel caso di Anno Due, e una digressione con elementi di potenziale confusione nel caso di Anno Tre. Il pregio di queste storie è indubbiamente quello di permettere però al lettore di viaggiare tra modi diversi di concepire Batman, sia stilisticamente che narrativamente, con una macedonia che può incontrare i gusti più disparati e stimolare l’approfondimento verso altre opere, sia inerenti al personaggio che agli autori che hanno lavorato alle storie. Sarebbe stato sicuramente funzionale in tal senso l’utilizzo di un paio di pagine finali per l’inserimento di suggerimenti di lettura: molte delle opere citate precedentemente sono infatti al momento facilmente reperibili e si inseriscono in modo armonioso con le storie del volume.

I primi anni del cavaliere oscuro presentano numerosi spunti di riflessione e lettura, con questo volume che rappresenta solo la punta di un iceberg estremamente stratificato e articolato. Alcune delle potenziali ramificazioni richiedono una conoscenza non indifferente che va costruita muovendosi passo dopo passo tra le tappe “fondamentali” nella storia editoriale del personaggio, mentre altre possono essere apprezzate con la semplice padronanza degli elementi narrativi di base, contenuti già nella prima storia di questo volume. Batman – I Primi Anni si presenta dunque come un punto di inizio non propriamente completo, ma stimolante e articolato quanto basta per poter spingere a un approfondimento del personaggio a 360 gradi, spaziando tra tutte le numerose iterazioni del personaggio fruibili oggigiorno.

Abbiamo parlato di:
Batman – I primi anni
Frank Miller, Mike W. Barr, Marv Wolfman, David Mazzucchelli, Alan Davis, Todd McFarlane, Pat Broderick
Traduzione di Leonardo Rizzi e Michele Innocenti
Panini Comics, 2024
360 pagine, cartonato, colori – 38,00 €
ISBN: 9788828789390


  1. Come dichiarò lo stesso Denny O’Neil, in quel periodo Batman non stava vendendo abbastanza e aveva bisogno di un rilancio di qualità. Grazie all’amicizia con lo stesso Miller, lo convinse a trasformare l’idea originale di un graphic novel in una storia serializzata, garantendo piena libertà creativa grazie agli eventi di crisi sulle terre infinite

  2. Approccio avuto sia da Tim Burton nel suo Batman del 1989 che da Zack Snyder nel suo Batman v Superman: Dawn of justice del 2016, in cui le origini di Batman, date di fatto per assodate, vengono riassunte allo stesso modo. 

  3. Proprio a seguito del successo di questa storia la DC Comics ha adottato questo modello creando numerose origin story con il titolo di “Anno Uno”. Tra queste meritevoli di menzione: Batgirl – Anno Uno, Robin – Anno uno e Nightwing – Anno uno solo per restare nel contesto della “Bat-famiglia”. 

  4. Basti pensare, oltre all’omonimo adattamento animato del 2011, al Batman di Christopher Nolan che assimila e fa suoi molti degli elementi di Batman – Anno uno nel suo Batman Begins. Come eccezione alla regola si segnalano solo i film di Schumacher, in cui si impose un look più pacchiano e commerciale proprio nell’ottica di renderlo un prodotto più fruibile sul mercato, soprattutto per ciò che riguardava il merchandise collegato al film. Il risultato di questa operazione portò però a dei film il cui esito disastroso mandò in stallo il personaggio per svariati anni, con il Batman di Clooney reo di “aver ucciso il franchise” per la critica del tempo. 

  5. Proprio dopo il successo di Anno Uno – e del Batman di Burton – venne inaugurata la testata Legends of the dark knight, nel 1989. La testata, chiusa nel 2007, adottò il medesimo approccio narrativo di Miller e Mazzucchelli: mini-archi narrativi (solitamente dai due ai cinque numeri) con struttura autoconclusiva e con un batman alle prime armi. Tra queste si segnalano Sciamano, Fede, Venom e Morte dal cielo, con riferimenti nemmeno troppo velati ad Anno Uno. Tra i cicli di storie più moderni si segnala invece, all’interno della gestione Scott Snyder/Greg Capullo, la miniserie Batman – Anno zero, che riprende e richiama Miller e Mazzucchelli usando però l’espediente del prequel, che nel caso di specie omaggia anche il Batman originale del 1938 con elementi estetici tipici di quel periodo, guanti viola in primis. 

  6. Davis, che aveva già lavorato a stretto contatto con Barr su Batman and The outsiders nel 1985 e sulla serie di Detective Comics dal 1986, abbandonò la miniserie dopo il primo numero a causa di problemi con l’editore. L’abbandono è infatti dovuto proprio a un dettaglio della miniserie: Barr chiese a quest’ultimo di disegnare Chill con una grossa pistola (nello specifico una Mauser), che lo stesso Batman avrebbe impugnato proprio nella cover del primo volume di Anno Due. Quando però Mazzucchelli rappresentò Chill in Anno Uno con una pistola decisamente più modesta (e probabilmente in linea con l’idea di un criminale da strada), Davis chiese la modifica di quelle sparute vignette per dare coerenza al suo lavoro, cosa che invece spinse la dirigenza a chiedere allo stesso Davis di ridisegnare non solo tutte le vignette, ma anche la cover, per adattarsi alla rappresentazione di Mazzucchelli. Questa imposizione portò di fatto Davis a licenziarsi per raggiungere Chris Claremont sugli X-Men, mentre Dick Giordano si vide costretto a ritoccare il lavoro di Davis per ottemperare alle richieste dell’editore. 

  7. Le due miniserie si scambiano giusto una manciata di mesi, con Batman – Anno Uno iniziato nel marzo dell’87 e conclusosi in giugno, coincidente col primo numero di Batman – Anno Due, sempre di giugno, col finale pubblicato a settembre. 

  8. Il riferimento introdotto da Miller riguarda la prima apparizione del Joker in Batman #1 (Aprile 1940), in cui Joker viene introdotto come serial killer che uccide figure di spicco dell’alta società per impossessarsi dei loro gioielli. Da questa storia nacque successivamente Batman: L’uomo che ride, scritto da Ed Brubaker e disegnato da Doug Mahnke, in cui si ripercorrono le origini del Joker inserendole nella continuity (relativa) nata da Batman – Anno Uno e The Killing Joke

  9. Termine con cui in ambito DC Comics ci si riferisce a storie in cui personaggi classici vengono inseriti in contesti inediti che non troverebbero spazio nella serialità classica del personaggio. Nel caso di Batman gli esempi sono numerosi, su tutti basti citare Batman – Terrore sacro, scritto da Brennert e disegnato da Breyfogle, che, oltre ad essere la prima storia a fregiarsi del logo Elseworlds, immagina un universo distopico in cui gli Stati Uniti fanno ancora parte del Commonwealth e in cui Batman è un Bruce Wayne guidato da Dio che cerca di combattere un governo corrotto. 

  10. Il personaggio compare per la prima volta in Batman #237 (dicembre 1971), impersonato da Benjamin Gruener, un sopravvissuto dell’Olocausto che uccide i nazisti sfuggiti alle maglie processuali del secondo dopoguerra. Judson Caspian, il mietitore introdotto da Barr, condivide col primo la natura di vigilante estremamente violento che rifiuta un sistema giudicato ormai inefficiente. 

  11. Questa regola, sicuramente applicata come modello generale ai vari supereroi, assume in Batman un valore fondamentale proprio in virtù del trauma che porta alla nascita stessa del vigilante. Se nella lunga vita editoriale del personaggio rappresenta sicuramente un caposaldo imprescindibile, in ambito cinematografico questa regola ha visto poche applicazioni. Molte volte viene mostrata una moralità flessibile (come nel caso del Batman di Nolan) o una spietatezza senza pari (nel caso del Batman di Snyder). Gli unici due film che attualmente hanno rispettato concretamente questa regola sono “Batman & Robin” di Schumacher e “The Batman” di Reeves. 

  12. Con one-shot ci si riferisce a fumetti che presentano una storia autoconclusiva composta da un ridotto numero di pagine, impostata come racconto breve e che non prevede nessuna continuazione. 

  13. Al secolo Dick Grayson, primo personaggio in assoluto a vestire i panni di Robin nel 1940, creato da Bill Finger e Bob Kane. L’alter ego maturo di Dick, Nightwing, creato invece dallo stesso Wolfman e dal compianto George Pérez, viene introdotto nel 1984 come naturale evoluzione del personaggio, non più un adolescente che fa da “spalla” a Batman, ma ormai adulto a capo di una sua squadra, i Teen Titans, che guida solitamente dalla nuova città che ha scelto di proteggere, Blüdhaven. 

  14. Creato da Gerry Conway e Don Newton nel 1983, nelle sue origini canonizzate (la prima versione era di fatto una copia carbone di Dick distinto solo dai capelli biondi) Jason è un teppista di strada che, sorpreso a rubare una delle ruote della Batmobile, viene successivamente preso sotto l’ala di Batman, diventando il secondo Robin a indossare il mantello. Personaggio sempre più spericolato e violento, nel 1988 è il soggetto di un ormai celebre sondaggio pivotale della saga “Una morte in famiglia“: i lettori dell’epoca potevano infatti chiamare un numero telefonico contenuto negli albi e votare per la sopravvivenza o la morte del ragazzo meraviglia all’interno del già menzionato arco narrativo. Per pochi voti ne fu decretata la morte, avvenuta per mano del Joker, con conseguenze devastanti anche per Batman. Casualmente Miller aveva introdotto ne “Il ritorno del cavaliere oscuro” del 1986 la morte di Jason, elemento che nell’universo Milleriano spinge inizialmente Bruce Wayne a ritirarsi a vita privata abbandonando il mantello. 

  15. La prima comparsa del giovane Tim avviene proprio nel primo numero di Batman – Anno Tre, in cui il piccolo assiste assieme alla famiglia alla morte dei Grayson volanti. Nell’arco narrativo successivo, ormai adolescente, riuscirà correttamente a dedurre non solo che Batman si trovi in una situazione di forte dolore a causa della morte di Jason, ma anche l’identità mostrando ottime doti investigative. La sua introduzione come Robin è infatti uno strumento che lo stesso Tim decide di applicare per far rinsavire Batman, che dovrebbe sempre avere un contraltare “luminoso” in grado di evitare che l’oscurità prenda il sopravvento, risultando in questo molto simile al primo Robin e quasi diametralmente opposto al precedente. 

  16. Il duo Loeb-Sale aveva già lavorato sul personaggio con il trittico di storie realizzate all’interno della collana antologica Legends of the dark knight: Follia (con il cappellaio matto); Scelte (con lo Spaventapasseri) e Fantasmi (con Poison Ivy e Joker), tutte supervisionate da Archie Goodwin, editore della DC Comics dell’epoca. Fu proprio Goodwin a suggerire ai due di approfondire le vicende relative a Carmine Falcone, protagonista di Anno Uno, dato che Miller non aveva intenzione di tornare sul personaggio. Il risultato fu un fumetto noir che attinse a piene mani dall’opera di partenza, tant’è che lo strutturato albero genealogico delle famiglie mafiose coinvolte nel volume, i Falcone e i Maroni, affonda le radici proprio nel lavoro di studio effettuato da Loeb su Anno uno. In questo volume si approfondisce inoltre il personaggio di Harvey Dent prima della sua evoluzione in Due Facce

  17. Le vicende di Vittoria oscura si collocano proprio tra il terzo e il quarto anno di attività di Batman, richiamando anche qui Anno Uno, in cui vengono inoltre rinarrate le origini di Dick Grayson. Questo volume conclude idealmente quanto cominciato con Anno Uno, con un arco narrativo che si dipana nei primi anni di attività con coerenza e struttura. 

  18. Protagonista di una storia a sé stante, Vacanze romane, che si svolge durante gli eventi di Vittoria oscura e in cui vengono approfondite le sue origini. Proprio questo volume è sicuramente da annoverare tra le storie che hanno ispirato le origini del personaggio per come rappresentato in “The Batman” di Reeves del 2022. 

  19. Questo crossover fu inteso dalla DC come un seguito tardivo a Crisi sulle Terre infinite, e fu quindi sottotitolata “(Una) Crisi nel Tempo“. L’evento aveva lo scopo di fare per le linee temporali inconsistenti dell’Universo DC ciò che la Crisi fece per i mondi paralleli: unificarli in uno solo. Questo evento servì da opportunità per riconciliare alcuni dei problemi lasciati irrisolti dalla Crisi e altri problemi causati da essa senza intenzione. In particolare, le origini di Batman vengono riscritte facendo sì che l’incontro/confronto con Joe Chill avvenuto in Anno Due venga espunto ufficialmente dalla serialità del personaggio, rendendo Anno Due ufficialmente non canonico. Altro elemento di rilievo, che invece si ricollega ad Anno Uno, è in Catwoman Annual #2 del 1994 (Catwoman: Year One), in cui ne vengono esplorate le origini con riferimenti ad Anno Uno. Il risultato di questo crossover non fu comunque in grado di sistemare tutte le questioni irrisolte e le incongruenze che ancora risultavano presenti, cosa che portò la DC ad avviare un nuovo maxi-evento: Crisi infinite, del 2005, con lo scopo di sistemare gli ultimi 50 anni di contraddizioni editoriali dei vari personaggi dell’universo DC. 

  20. In gergo si definisce “retcon”, ossia continuità retroattiva, l’espediente narrativo di modificare eventi e situazioni passate per adattarle a nuovi sviluppi della storia o per correggere preesistenti violazioni della linea narrativa. Il primo esempio di retcon in ambito fumettistico avvenne proprio in casa DC, in All-Star Squadron #18 del 1993, seppur in quel contesto con una funzione additiva, ossia di aggiunta in periodi “oscuri” non trattati da altri autori. 

  21. Per lungo tempo Bruce Wayne è stato semplicemente il tutore legale di Dick. Col maturare delle storie e dei tempi si è ritenuto più calzante che i personaggi, che già condividevano un rapporto padre-figlio maturo ed evidente, vedessero tale rapporto formalizzato. 

  22. A riprova di come il lavoro di Loeb e Sale abbia influenzato le opere successive, basta rilevare come Robin – Anno Uno, di Chuck Dixon e Scott Beatty, racconta il primo anno del ragazzo meraviglia proprio a seguito degli eventi narrati in “Vittoria oscura”. 

  23. Iniziativa editoriale del 2011 che ha lo scopo di rilanciare tutte le testate in casa DC Comics, creando un nuovo universo e introducendo elementi e personaggi presi anche dalle etichette Wildstorm e Vertigo. Il pretesto per questa nuova iniziativa è l’evento Flashpoint, la cui conclusione azzera tutta la continuity DC facendo ripartire le nuove testate (52 per l’appunto) dal primo numero. 

  24. A seguito di The New 52, degli esiti deludenti sia di vendite che al conseguente impoverimento narrativo di buona parte dei personaggi, si avvia l’iniziativa Rinascita, che nel 2016 mira a ripristinare la continuity antecedente a Flashpoint. 

  25. È di fatto l’unica storia a non aver avuto mai una pubblicazione in volume nemmeno in America, se non all’interno di volumi che raccolgono le gestioni intere di autori, a causa anche della sovrascrittura di buona parte degli eventi che avvengono all’interno del mini-arco narrativo e al fatto che tra tutte, è l’unica storia che necessita di stampelle narrative e di una conoscenza più che minima dei personaggi e del contesto per poter essere apprezzata a pieno. 

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