I Giorni Felici di Zuzu sono un graffio e una carezza

I Giorni Felici di Zuzu sono un graffio e una carezza

La nuova opera di Zuzu, attraverso la sua protagonista, mette in scena le tonalità emotive della vita, fatta di giorni duri ma anche di giorni felici.

Cover-ZUZU-Giorni-felici-FRONTE-OK-DEF“Ma dedicami un’ora dei tuoi giorni felici
Di quelli che si contano
Di quelli in cui sorridi
Senza nasconderti
Armata fino ai denti per difenderti”


Denti che servono per sorridere con dolcezza nei giorni felici, quelli preziosi. Denti che si trasformano in zanne per affrontare i momenti cupi, ansiosi e confusi della vita. Nel ritornello di Giorni Felici del cantautore Giorgio Poi si ritrova, in nuce, tutto il senso della nuova opera omonima di Zuzu, che ispirata dal lavoro del musicista, lo ha a sua volta ispirato. Una canzone che in pochi versi ritrae la protagonista assoluta del fumetto, Claudia. Naso all’insù, sguardo ora penetrante e sicuro, ora sfuggente e fragile, ferina e sorridente al contempo, si trova al crocevia tra passaggi di stato fisici e soprattutto d’animo, divisa tra passato e presente: un riflesso della transizione all’età adulta, uno specchio colorato della crescita e del cambiamento dell’autrice stessa.

I Giorni Felici non sono quelli del monologo di Samuel Beckett che Claudia deve portare a un provino per diventare attrice, ma quelli che punteggiano la gioventù e la vita in generale, che rischiano di sfuggire tra i flutti dello scorrere costante del tempo, tra le pieghe della mutazione che caratterizza la vita di ogni essere umano. Mutazione è la parola chiave di questo fumetto, un concetto che Zuzu rappresenta con un espediente tanto semplice quanto fantasioso e affascinante: in base alle proprie emozioni, infatti, il corpo di Claudia cambia (nell’apparente indifferenza degli altri), passando da ragazza dal carnato roseo e acceso, ma definita con un tratto tremante, a sfinge enigmatica dai contorni precisi, di un bianco puro e assoluto, dotata di artigli e coda e zanne e ali, pronta a graffiare per sentirsi viva, pronta a volare per essere compiutamente sé stessa.
Riprendendo un discorso sul corpo e le sue forme iniziato con Cheese e continuato in Affari di Zuzu sull’inserto Robinson di Repubblica, l’autrice rappresenta la ricerca di una propria forma che non sia tradimento di sé stessi, forma compiutamente femminile, conscia dei propri desideri e della propria sessualità, ma che deve anche accogliere la propria fragilità e proteggerla con una forza nuova: due figure queste che si sovrappongono e si compenetrano, come i due volti della protagonista in copertina.

GiorniFelici1Questo percorso passa anche attraverso il rapporto con gli altri, le amicizie ma soprattutto gli amori. Le relazioni di Claudia definiscono i momenti della sua vita e la sua evoluzione, e permettono a Zuzu di esplorare non solo l’interiorità femminile, ma anche due aspetti (opposti e complementari) della fragilità e della sensibilità maschile attraverso le figure di Guido e Piero. Il primo è il grande amore della protagonista, quello che ha definito e influenzato l’ingresso nell’età adulta; ma Guido, pur essendo più grande di Claudia, è un uomo di per sé insicuro e indefinito, diviso tra sogni adolescenziali, disillusione e frustrazione, che rigurgita addosso alla propria ragazza, trasformando la relazione in una gabbia tossica e asfissiante.
L’incontro nel presente, dopo anni di separazione, mette ancora più in evidenza la distanza tra i due, ma anche i danni provocati da questo rapporto sulle sicurezze di Claudia, che solo con un gesto estremo e inaspettato riesce, in maniera traumatica, a reagire all’ennesima bassezza di Guido, un uomo per cui non si sa se provare più disgusto o pietà. Al contrario Piero è l’amore nuovo e gentile, premuroso e sensibile, che sa accogliere e non reprimere tutte le forme cangianti di Claudia, che è capace di supportarla e riaccoglierla sempre a sé. Una dicotomia che, insieme al finale forse troppo conciliante e fiabesco, solo in parte in linea con il resto di un racconto a tratti molto crudo, depotenzia parzialmente la storia, mettendo in luce alcune piccole ingenuità e debolezze in fase di costruzione del racconto.

Al netto di questi limiti, ciò che appare forte è la crescita e il cambiamento a cui è andata incontro Zuzu sul piano artistico: se in Cheese a dominare era un tratto scuro, pesante, quasi inciso sulla carta vergata da inchiostri densi, e le sequenze, anche quando movimentate, erano quasi cristallizzate nella loro solidità materica, in Giorni Felici l’autrice abbandona il bianco e nero e sceglie un’esplosione di pastelli e matite dai colori accesi, tra fauvismo e primitivismo, mentre il segno si alleggerisce, lasciando il tratteggio e alcune scelte derivate dalla forte ispirazione di Gipi per diventare più semplice, più essenziale. Questo cambiamento non comporta però nessuna perdita di espressività, quella dei volti e dei corpi che spesso sono protagonisti assoluti dell’inquadratura: sorrisi e lacrime, scatti d’ira e di passione pura e senza filtri che travolgono il lettore con la semplicità di una quotidianità vissuta intensamente.
La più grande evoluzione di Zuzu si vede però nella gestione dei tempi narrativi: l’autrice si prende tutto il tempo per raccontare i cambiamenti degli stati emotivi attraverso una suddivisione fitta della pagina, lasciando alle spalle le tavole a vignetta unica per privilegiare i giochi di campo e controcampo nelle scene dialogate, dove si concentra sui gesti e sugli sguardi dei protagonisti (particolarmente intenso quello al bar tra Claudia e Giorgio, in cui anche gli scambi di battute vengono spezzati tra più vignette pur di seguire i movimenti dei due). Anche il monologo di Beckett segue la stessa costruzione: sfruttando la prosa frammentata del drammaturgo, Zuzu mette in scena un vero e proprio pezzo di teatro, creando pagine sospese in una ambientazione quasi mistica e irreale, incastrate tra la tragedia della sera prima e la fuga di poco successiva.

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Non tutto appare perfetto nemmeno in queste scelte narrative, soprattutto in alcuni passaggi che appaiono forse troppo lunghi e iterativi, per poi accelerare in maniera quasi nevrotica. Resta però il fascino di un’opera viscerale di una giovane artista che non ha problemi a mettersi in gioco, sperimentando con il proprio stile, rischiando di sbagliare ma mostrando sempre tutta sé stessa, senza remore. Un percorso in cui evoluzione stilistica e crescita personale si intersecano, segnando una traiettoria che proietta Zuzu tra gli autori e le autrici più significativi della sua generazione.

Abbiamo parlato di:
Giorni Felici
Zuzu
Coconino Press, 2021
448 pagine, brossurato, colori – 25,00 €
ISBN: 9788876185816

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