La gita di Paperino in America Latina

La gita di Paperino in America Latina

Paperino, José Carioca e Panchito Pistoles: i tre caballeros che cavalcarono senza paura dal cinema al fumetto con Walt Kelly e Don Rosa.
I tre caballeros diWalt Kelly

Con l’obiettivo di venire incontro agli appassionati disneyani sudamericani e sfruttando le insistenze di una delle commissioni del Dipartimento di Stato USA che premeva per la produzione di prodotti ad hoc, Walt Disney, tra fine anni Trenta e inizio Quaranta del XX secolo, insieme con alcuni dei suoi animatori, si recò in Argentina, Cile, Boliva per ottenere informazioni di prima mano riguardanti usi e costumi di quelle zone.

Il risultato di questo tour fu la realizzazione di due lungometraggi a episodi, Saludos Amigos del 1942 diretto da Wilfred Jackson, Jack Kinney, Hamilton Luske e Bill Roberts1 e I tre caballeros del 1944 diretto da Norman Ferguson, Clyde Geronimi, Jack Kinney, Bill Roberts e Harold Young.

In particolare in Aquarela do Brasil, l’ultimo episodio di Saludos Amigos, fa il suo esordio José Carioca, istrionico pappagallo brasiliano antropomorfo che si riunirà a Paperino ne I tre caballeros, dove al duo si aggiungerà Panchito Pistoles per formare il trio che darà il nome al lungometraggio.
Dal punto di vista dell’animazione i due progetti si inseriscono nella linea surrealista inaugurata con Fantasia del 1940, grazie ad alcuni degli episodi più evocativi in tal senso, come Aquarela do Brasil o Bahia. Dal punto di vista fumettistico è, invece, più interessante dare un’occhiata a come venne (poco) sfruttata l’introduzione di due personaggi per certi versi compatibili con Paperino.

Le eccitanti disavventure dei tre caballeros

Prima pagina della storia di Carl Buettner

I primi fumetti direttamente ispirati ai Tre caballeros portano lo stesso nome del lungometraggio: la prima, uscita a ridosso del film, è opera di Carl Buettner, uno dei disegnatori statunitensi che più rappresentarono José Carioca su carta, e successivamente Walt Kelly nel 1945 con una vera e propria riduzione del lungometraggio.

La storia di Buettner, su testi di Chase Craig, è una concatenazione di gag senza respiro che inizia con l’idea di José e Panchito di ricambiare la visita di Paperino raccontata nella pellicola. È Paperino a subire l’irruente curiosità dei suoi due suoi amici sudamericani, fino alla non troppo felice conclusione che lo vede distrutto sia fisicamente sia psicologicamente dalla visita di cortesia.

Nella breve carriera di Kelly come fumettista disneyano, I tre caballeros, insieme con i Gremlins, è da considerarsi un ottimo esempio delle qualità dell’autore. La storia di Kelly, pur perdendo quella vena surreale presente nel lungometraggio, a parte la scena in cui il pinguino Pablo si ritrova sulla sua vasca a fluttuare sulla superficie del mare, segue la struttura a episodi dell’originale, basati sulla tradizione dei racconti orali.

Kelly utilizza il primo, il secondo e il quarto dei sette episodi originali e rinuncia alla rappresentazione surreale del viaggio in treno verso Bahia. Dal punto di vista grafico sceglie poi di utilizzare uno sfondo pulito, spesso quasi completamente bianco, per far muovere i personaggi, inserendo solo gli elementi essenziali per la comprensione della storia. Questa scelta, che nel complesso consente una migliore leggibilità, risulta particolarmente efficace nell’episodio Las Posadas, che diventa un vero e proprio racconto illustrato.
Ed è soprattutto in questa porzione che emergono alcuni degli elementi grafici che caratterizzeranno il tratto di Kelly per le strisce di Pogo.

Caballeros made in Italy

La prima pagina della storia disegnata da Carpi

A fronte delle avventure in trio, sia José Carioca, sia Panchito Pistoles hanno una pur breve vita editoriale in solitario, soprattutto nei fumetti di produzione brasiliana. Le apparizioni del trio riunito, però, restano abbastanza sporadiche anche in altre scuole disneyane, come pure in quella italiana.

Una delle prime apparizioni dei tre dopo quelle citate in precedenza è presente nella prima delle parodie Disney, L’inferno di Topolino (1950) di Guido Martina e Angelo Bioletto, mentre per avere una storia completa con i tre protagonisti (finora rimasta unica per l’Italia) bisogna attendere il 1963 con La guerra dei juke-boxes di Abramo e Giampaolo Barosso per i disegni di Giovan Battista Carpi.
La storia, in linea con lo stile dei fratelli Barosso, è una classica avventura urbana che ruota intorno alla comune passione per la musica dei tre amici. Dopo un inizio ricco di gag di cui Paperino è fondamentalmente la vittima principale, sullo stile della storia di Craig e Buettner, la storia cambia passo nel momento in cui i Tre caballeros si propongono a Paperone come nuovo gruppo musicale. Da qui in poi la trama vira abbastanza in fretta verso l’hard boiled grazie alla presenza di Filibuster Flint, avversario di Paperone nella guerra che dà il titolo alla storia.

L’avventura, veloce e dinamica, ha un finale coerente con lo spietato mondo dello spettacolo, dove il successo è spesso passeggero ed effimero. Interessante, però, la caratterizzazione dei due amici latinoamericani di Paperino: frizzante e travolgente Panchito, quanto istrionico come un perfetto uomo di spettacolo José. Una caratterizzazione fedele al lungometraggio che verrà recuperata quarant’anni più tardi da Don Rosa, in uno dei pochi se non l’unico caso di deroga alla ferrea regola dell’autore di mantenersi fedele al canone barksiano.

I tre caballeros cavalcano ancora!

I tre caballeros cavalcano ancora

La principale caratterizzazione di José Carioca è stata spesso quella di un “vagabondo, sempre coinvolto in attività ai limiti della legge2. Iniziata proprio con le storie di Buettner, è poi stata utilizzata soprattutto dagli autori brasiliani, che così con ironia raccontavano le difficoltà di una larga parte della società brasiliana a sbarcare il lunario.

Pur non perdendo la sua natura festaiola, questo José Carioca, personaggio abbastanza stanziale, risultava decisamente lontano da quello che esordì al cinema, così Don Rosa ne I Tre Caballeros cavalcano ancora (2000) recupera il brillante uomo di spettacolo e playboy incallito, che nella storia incontriamo per la prima volta alle prese con la fidanzata di un incallito fuorilegge messicano, tale Alfonso Bedoya, detto Cappello d’oro, ispirato al personaggio interpretato dall’omonimo attore nel film del 1948 Il tesoro della Sierra Madre.

Il recupero dei Tre caballeros, però, non è solo legato alla passione del fumettista per il film, in particolare per la title track della colonna sonora (ovviamente utilizzata da Rosa in due scene molto divertenti), ma anche alla necessità di superare la caratterizzazione abbastanza cristallizzata e per lo più negativa di un Paperino sostanzialmente sfortunato, ora incline all’autocommiserazione ora poco attivo e chiuso in se stesso e su quel poco che ha a disposizione. Certo buona parte di questa caratterizzazione moderna è dovuta allo stesso Don Rosa ‒ basti ricordare a titolo di esempio Il tesoro di re Creso del 1995 con un Paperino particolarmente svogliato e non semplicemente distaccato come quello de La disfida dei dollari di Carl Barks ‒ , ma il fumettista del Kentucky ha, in ogni caso, avuto un approccio abbastanza ambivalente nei confronti di Paperino.

In questo senso, infatti, elementi positivi erano timidamente presenti in varie storie di stampo squisitamente barksiano con un Paperino attivo (in alcuni casi anche troppo) nonostante la sorte avversa. Si possono citare a titolo di esempio Il genio del compleanno (1994), Occhio ai dettagli (1994), Accadde al grattacielo dé Paperoni (1991), Paperino maestro giardiniere (1990) che permettono a Don Rosa di piantare alcuni semi della caratterizzazione più matura che già con Q.U.E.S.T.I.O.N.E.D.I.G.E.R.G.O. (1997) inizia a farsi strada nella sua produzione, raggiungendo le punte massime proprio con I tre caballeros cavalcano ancora e la successiva I magnifici sette (meno quattro) caballeros (2005).

Paperino inizia ad acquisire una maggiore sicurezza di sé, esaltata dall’abbinamento con due compagni d’avventura che lo rispettano e gli sono sinceri amici. Ciò, tra l’altro, permette a Don Rosa di recuperare la dimensione di avventuriero che Paperino rivestiva nelle storie di Carl Barks prima della creazione di Paperon de Paperoni. Motore dell’avventura continua comunque a essere un personaggio esterno, in particolare Panchito Pistoles: nella prima avventura è il cercatore di tesori inseguito da Cappello d’oro, nella seconda è sua la prima delle battute chiave che trasforma una semplice rimpatriata in una ricerca che porta i tre amici nelle praterie del Mato Grosso sulle orme del colonnello Percy Harrison Fawcett, esploratore e archeologo attivo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.

Abbiamo bisogno di avventura per togliere le ragnatele dalle nostre anime!

Ed è proprio l’avventura ciò che i tre amici trovano nelle loro peripezie, in un appassionato omaggio a uno dei più bei lungometraggi con Paperino protagonista, un viaggio nell’allora misteriosa e affascinante America Latina.


  1. Girarono rispettivamente Aquarela do Brasil, El Gaucho Goofy, Pedro e Lago Titicaca 

  2. Don Rosa, da Zio Paperone #191 del 2005 

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