Malka dei leoni, che da titolo al volume, è il cugino del nostro rabbino: attorno a lui son fiorite leggende di avventure ed un fascino che avvince sia Zlabia (la figlia del rabbino) sia le sue amiche. Malka porta con sé il MondoDiFuori, che esiste oltre quello della comunità ebraica, e che, in questo secondo volume, entra di prepotenza nella vita del rabbino, travolgendola e trasformandola.
Il MondoDiFuori arriva al seguito di due lettere: una è, appunto, del cugino Malka, che annuncia il proprio arrivo. Questa notizia porta uno scompiglio eccitato e carico di aspettative: “Farà spettacoli in tutta la città. E alla sinagoga dirà la parashà”, annuncia Zlabia alle amiche, che anelano a conoscerlo. L’altra è, invece, foriera di turbamenti e mette in moto il travaglio del rabbino. Viene del consiglio francese: convocano il rabbino per un dettato (in francese, naturalmente: in Francia, il dettato è un’istituzione, con tanto di concorsi nazionali); se tutto andrà bene, spiega il rabbino alla figlia:
“Diventero’ il rabbino ufficiale della nostra comunità […] Adesso sono solo rabbino così, ma se faccio bene questo dettato saro’ accolto dal Concilio Israelita di Francia”.
Queste sono le regole della comunità, evidentemente: il rabbino le accetta, ma è comunque perplesso; Zlabia è perplessa (“lo trovo svilente”), ed anche il gatto è perplesso. A dirla tutta, il gatto è profondamente irritato, e non fa niente per nasconderlo, poiché quella prova scolastica non ha senso:
“Tu sei rabbino qui da trent’anni, e quelli là, che non hanno mai messo piede nel nostro paese, vogliono dire chi è rabbino e chi no. E per recitare la preghiera in ebraico a degli ebrei che parlano arabo, vogliono che tu scriva in francese?!”.
In effetti, il MondoDiFuori, che irrompe nelle loro vite, sembra seguire una logica piuttosto bizzarra; più bizzarra di quella che nutre l’esegesi delle scritture si direbbe. “Non ne uscirai mai senza di me”, sentenzia il gatto. Per il rabbino, più umiliante, probabilmente, di quel cimento obbligato dell’ortografia è la resa alla paura di non farcela, è il cedimento alla proposta del suo gatto parlante di aiutarlo durante l’esame. Tutto quello che il gatto riuscirà a fare, tuttavia, sarà pregare, cioé proprio quello che il rabbino stesso aveva indicato come unica via: la preghiera, più che le prove di scrittura da una raccolta di La Fontaine (e come era difficile trovare una fiaba che non urtasse la sensibilità del rabbino!).
Il MondoDiFuori assume ancora le vesti di un giovane rabbino, giunto per assumere l’incarico nella comunità, provocando la fuga del nostro rabbino (che, sia detto a suo onore, rifiuta l’offerta del cugino Malka di uccidere il nuovo arrivato). L’uomo si sente, ora sì, umiliato, respinto, scacciato, e fugge, portando con sé la lettera che contiene il risultato del suo esame, che si rifiuta di leggere. In questa fase, il MondoDiFuori è il luogo di pellegrinaggio: egli si reca in visita alla tomba dell’antenato Sfar (che scopriremo avere più di un discendente dichiarato!) e, in una ritrovata tranquillità rassegnata, scopre che quella lettera contiene non la sua rimozione, bensì la sua tanto agognata nomina a rabbino ufficiale. Il suo ruolo (e la sua vanità) sono quindi salvi, per cui si può cantare ed ubriacarsi di sollievo e felicità ritrovata! Ma questa non è l’ultima sorpresa che il MondoDiFuori gli riserva: se è vero che il giovane rabbino non è venuto a sottrargli il ruolo, scopre che gli ha comunque sottratto il cuore della figlia, disvelandogli, contemporaneamente, il trascorrere della sua vita ed il proprio passare in secondo piano nel cuore della figlia, destino condiviso con la stessa riluttanza dal gatto.
Il tono dominante di questo secondo capitolo della saga è senz’altro l’umorismo, degno della fama di tantissimi racconti sgorgati dalla tradizione e cultura ebraiche (e, quindi, ambiguo). Una delle scene esemplari è la ricerca del rabbino di un posto tranquillo per leggere le lettere; frustrata, prima, dai pregiudizi di un cameriere, quindi, dalle surreali questioni di un fedele. L’effetto diventa esilarante quando il rabbino cerca nuovamente la tranquillità, ma insieme al cugino Malka; il cugino Malka è assolutamente degno di essere simbolo e corifeo del MondoDiFuori: decisamente fascinoso, con quel viso da eroe salgariano, dall’età indefinibile, porta con sé uno stile di vita totalmente alieno rispetto a quello vigente nella comunità. Ad esempio, si ha la sensazione che proprio non colga l’ostilità del cameriere, che cacciò il cugino dal tavolino, semplicemente perché, nel MondoDiFuori da dove proviene, nessuno ha mai osato tanto con lui. Allo stesso modo, è chiaro che quando si offre di eliminare il giovane rabbino, non sta scherzando, né che avrebbe difficoltà alcuna ad ucciderlo, senza batter ciglio.
Grazie a questo tono, ed all’accavallarsi di eventi e colpi di scena, la lettura scorre veloce: Sfar ha costruito una specie di sottile commedia degli equivoci, una catena di situazioni che afferra i personaggi, e noi con essi, e li trascina senza troppi riguardi, con affetto burbero, fuori dal territorio della comunità. Il MondoDiFuori è un vento forte che rimescola le esistenze della famiglia, fa volare i sentimenti nell’animo di ciascun componente, mettendo a soqquadro le loro vite. E regalandoci una bella storia, che mescola allegria, malinconia e quesiti fondamentali, naturalmente non risolti, ma seminati per crescere come riflessioni, proprio come vuole la tradizione.