Sin dall’avvio dell’ era Legacy, la Marvel Comics ha reintrodotto nel suo universo narrativo alcuni personaggi classici, lanciando alcune saghe che riportano i personaggi principali alle loro origini. Una sorta di “operazione nostalgia” volta a integrare la pluriennale storia della Casa delle Idee con alcune importanti novità narrative introdotte negli ultimi anni, come il folto gruppo di giovani supereroi multietnici nati a cavallo di Secret Wars e dell’ All-New, All-Different Marvel.
Nell’ambito di questa iniziativa, la casa editrice ha lanciato nel mese di novembre una serie di one-shot dedicati a personaggi o serie che non apparivano da un po’ sugli scaffali delle fumetterie: Master of Kung Fu, Power Pack, Silver Sable and the Wild Pack, Darkhawk e Not Brand Echh.
Un bel tuffo nel passato, senza dubbio, ma perché questi titoli dovrebbero suscitare attenzione? Il motivo è che, in coda a ogni albo, l’editore si rivolge esplicitamente al lettore chiedendone il parere attraverso lettere e messaggi online: se il fumetto è piaciuto e i lettori lo chiederanno, il one-shot potrebbe trasformarsi in una serie.
In pratica, siamo di fronte ad una specie di “talent show del fumetto”: chi ha abbastanza voti può proseguire, viceversa resterà un dimenticabile one-shot. Un progetto sicuramente controverso e non semplice da valutare: da una parte in molti hanno storto il naso, mettendo in dubbio la capacità decisionale della Marvel e insinuando uno stato confusionale dell’editore, che non concede ai suoi creatori nemmeno il beneficio di un primo story arc per decretare il successo o l’affossamento di un’idea; dall’altra parte questo modello pone le basi per una interessante interazione con il pubblico, che viene coinvolto nelle decisioni della casa editrice sin dall’inizio e che può influenzare la produzione di una serie a fumetti1. Gli autori si trovano così a fare un “pitch” di una idea non solo di fronte alla dirigenza ma anche agli stessi lettori, aprendo a un diverso modo di sondare il mercato.
Qualunque siano le opinioni su questo modus operandi e a prescindere dai risultati (e l’eventuale continuazione) di questa operazione, per ora possiamo solo valutare le storie: in questo senso, i cinque one-shot si presentano come molto diversi e con una qualità ampiamente variegata.
Tra i promossi con speranza di successiva pubblicazione, ci sono sicuramente Darkhawk e Power Pack. Il numero #51 della prima serie è un perfetto esempio di episodio pilota che presenta una potenziale nuova serie: abbiamo il protagonista nella sua più recente evoluzione (Chris Powell ha perso i poteri di Darkhawk ed è diventato un poliziotto come il padre), ne narra la storia passata ricollegandosi sia alla serie omonima degli anni ’90 che alle apparizioni più recenti su The Loners, War of Kings e Avengers Arena e introduce nuovi elementi che promettono interessanti sviluppi.
Il merito di questo convincente potenziale inizio è tutto di Chad Bowers e Chris Sims, già autori di una serie “nostalgica” come X-Men 1992 che, nata come webcomics, ha raggiunto un successo tale da proseguire come serie regolare. I due scrittori conoscono molto bene la storia del personaggio e lo caratterizzano in maniera rispettosa ma non derivativa, usando alcuni elementi del suo passato per creare una avventura interessante e che incuriosisce. Se in alcuni punti il didascalismo necessario a fare un rapido riassunto può appesantire il racconto, Kev Walker ai disegni riesce a rendere il tutto più fluido grazie a una prova convincente fatta di tavole dallo storytelling chiaro e ben ritmato, da un segno potente ed espressivo.
Anche Power Pack #62 di Devin Grayson e Marika Cresta è un buon numero di lancio: lo scrittore recupera sempre il passato e i più recenti sviluppi del gruppo di ragazzi2 grazie a un interessante escamotage, facendo cioè raccontare alla giovane Katie Powers l’ultimo episodio della precedente serie degli anni ’90 come se fosse un tema scolastico. Il fumetto riflette (anche se in maniera edulcorata) sul potere della narrazione, assumendo un significato ulteriore oltre a quello messo in scena dalle tavole plastiche e di grande impatto della brava Cresta, il cui tratto sinuoso e dinamico viene esaltato dai colori accesi di Chris O’Halloran.
I disegni sono il punto forte di Master of Kung Fu #126: le tavole di Dalibor Talajić sono potenti ed espressive, grazie a un tratto denso e attento ai dettagli che si esalta nella realizzazione del volto del protagonista e ad una grande competenza compositiva, soprattutto nelle scene di lotta che risultano dinamiche, adrenaliniche ma sempre leggibili e chiare. La storia imbastita dall’ex-wrestler CM Punk corre tutta sul filo dell’assurdità e del grottesco: il risultato è un fumetto veloce e divertente, dalla prosa frizzante e dai dialoghi brucianti, ma che manca di un contenuto forte che faccia venir voglia di continuare la lettura.
Interessante è Not Brand Echh #14 che recupera una serie antologica comico-parodistica su cui hanno lavorato autori del calibro di Jack Kirby, Frank Giacoia, Roy Thomas, Gene Colan e la mai troppo ricordata Marie Severin: una rutilante sequenza di autoparodie, in cui Nick Spencer prende in giro la sua stessa Secret Empire, Jay Fosgitt recupera uno sconosciuto eroe noto come Forbush Man e Christopher Hastings ironizza sul fenomeno di “Gwenizzazione” dell’universo Marvel.
Purtroppo un contenitore del genere appare molto difficile da far sopravvivere senza uscire dal cortocircuito della parodia e dell’autoironia; per quanto divertenti restano storie innocue, perfettamente incluse nell’establishment e poco coraggiose nei confronti del sistema fumetto e non solo. Così la divertente ultima pagina di Chip Zrdasky in cui Uatu afferma che “le antologie umoristiche non vendono mai bene, quindi dubito che ci sarà un secondo numero“, suona come una profezia veritiera.
Chiudiamo con Silver Sable and The Wild Pack #36, un numero insufficiente che non viene salvato dalle buone tavole di Paulo Siqueira e José Luìs: tanto i disegnatori sono dinamici e d’impatto, tanto la storia di Chris Faust procede senza alcun guizzo e con dialoghi ampollosi e affettati, tratti direttamente da un film d’azione a basso costo. La lotta di Silver Sable contro una sorellanza nazista non suscita il minimo interesse e procede con fatica verso il finale, senza che il lettore sia mai coinvolto dalla storia e dal personaggio, che pure avrebbe un potenziale.
Il verdetto è quindi di due promossi, due rimandati e un bocciato: adesso possiamo solo aspettare le decisioni dei lettori e della dirigenza Marvel. E vedere se questo esperimento resterà anch’esso uno “one-shot” o verrà riproposto dalla Casa delle Idee (poche e dubbie, direbbe qualcuno).
Giova ricordare che la Marvel già in passato aveva proposto iniziative analoghe, come a inizio anni 2000 con U-Decide ↩
in particolare di Julie Powers, che ha avuto numerose avventure con altri gruppi, e Alex Powers, membro cardine della “Fondazione Futuro” creata da Jonathan Hickman durante la sua gestione della testata dei Fantastici Quattro ↩