Di:segni: il fumetto interseca altri linguaggi ad Alghero

Di:segni: il fumetto interseca altri linguaggi ad Alghero

Si è svolta ad Alghero, dal 27 al 29 dicembre 2019, la prima edizione di Di:segni, festival nel quale il fumetto cerca l'intersezione con altri linguaggi come la musica, il teatro e l'illustrazione.

Alghero, sulla costa occidentale sarda, è conosciuta ai più per il suo mare e le sue spiagge, oltre che per una hit musicale firmata negli anni ’80 dalla scomparsa Giuni Russo.
È in questa cittadina, ancora chiusa sul mare da una serie di suggestivi bastioni e in cui si parla una lingua simile al catalano medievale, che nei giorni 27, 28 e 29 dicembre 2019 si è svolta la prima edizione del festival Di:segni, organizzato dalle librerie Azuni di Sassari e Cyrano di Alghero.

Sono stati proprio i gestori di queste due librerie a curare la direzione artistica della manifestazione. Emiliano Longobardi – sceneggiatore di fumetti, oltreché libraio -, Elia Cossu e Maria Luisa Perazzona sono tre figure importanti per gli eventi culturali legati alla lettura, al libro e al fumetto nel territorio del sassarese e da loro è scaturita l’idea di una manifestazione da ambientare nel centro storico della cittadina catalana che fosse sì fumetto centrica, ma che cercasse anche le intersezioni tra la nona arte e altri linguaggi quali l’illustrazione, il cinema, il teatro e la musica.

Il festival si è sviluppato attraverso una serie di incontri, performances, mostre, proiezioni e laboratori che si sono svolti in alcune degli edifici più caratteristici del cuore cittadino, come il complesso de Lo Quarter e la Torre di San Giovanni.

La manifestazione ha accolto, in una buona cornice di pubblico arricchito anche da turisti invernali complice il periodo natalizio, una ventina di ospiti, la maggior parte dei quali legati alla sfera del fumetto ai quali si sono aggiunte alcune personalità della musica, del cinema e dell’illustrazione.
Tra questi Ivan Canu, algherese di nascita e milanese d’adozione, illustratore per il gruppo L’Espresso e Il Sole 24 Ore e autore di libri e Francesco Trento – scrittore e sceneggiatore cinematografico – che hanno dato vita a due degli incontri più interessanti e apprezzati. Sul fronte musicale, Marcello Peghin e Salvatore Maltana, rappresentanti della scena jazz.

La performance di live painting che ha inaugurato il festivalTra gli ospiti del campo del fumetto ci sono stati sceneggiatori come i fratelli Bruno e Stefano Enna, Daniele Mocci e Andrea Pau Melis, disegnatori quali Antonio Lucchi, Joachim Tilloca, Laura Braga, Fabiana Fiengo, Ilaria Palleschi e Sara Menetti, e autori completi come Silvio Camboni e Checco Frongia – uno dei fondatori di Mammaiuto, collettivo di cui fa parte anche la succitata Menetti – che ha dato vita all’evento inaugurale del festival attraverso una performance di live painting con interventi musicali del duo Maltana-Peghin.

Gli incontri con gli autori si sono succeduti al ritmo di tre al giorno, senza mai sovrapporsi e ubicati in strutture tra loro vicine, per permettere al pubblico di seguirli tutti.

Chi scrive, invitato come rappresentante de Lo Spazio Bianco, ha contribuito alla moderazione di due panel. Il primo con Antonio Lucchi, disegnatore bonelliano, con cui si è parlato del suo lavoro nel volume Leonardo – l’ombra della congiura, scritto da Giuseppe De Nardo. Lucchi è un giovane artista che si sta muovendo nell’intersezione tra bianco e nero e colore e tra horror e avventura all’interno del fumetto popolare italiano.

Il secondo incontro è stato quello con Stefano e Bruno Enna, entrambi sceneggiatori di fumetto con qualche escursione anche nell’animazione. Se Stefano si muove tra fumetto e letteratura, avendo adattato per la francese Delcourt due opere come Sandokan e le Tigri della Malesia e Ivanohe pubblicati nella collana La grande letteratura a fumetti (in Italia edita da Mondadori Comics), Bruno interseca da anni i sentieri della propria carriera tra il linguaggio disneyano e quello bonelliano, essendo uno dei maggiori autori di entrambe le case editrici.

Tra gli altri incontri – tutti interessanti – merita ricordare quello con Fausto Serra, una delle menti dietro il Rendez-Vous Zagoriano che ogni giugno si tiene presso le terme di Casteldoria in Sardegna e che in pochissimi anni è diventato uno degli appuntamenti più attesi tanto dagli appassionati dello Spirito con la Scure quanto dai suoi autori, che a ogni edizione accorrono più numerosi della precedente.

Allestite con gusto nella loro essenzialità all’interno delle sale espositive de Lo Quarter, le mostre dedicate a dieci artisti (nove fumettisti e un illustratore) hanno permesso ai visitatori di ammirare da vicino alcuni originali molto interessanti, come le tavole in bianco e nero di Laura Braga tratte da alcuni suoi recenti lavori per la DC Comics o il processo creativo di Silvio Camboni, che ha esposto la sequenza di matite, chine e colori di alcune tavole del suo Topolino edito da Glénat e che deve ancora arrivare in Italia.

Molto seguiti e apprezzati, da un pubblico di una quarantina di ragazzi e bambini, i due laboratori di scrittura astratta e fumetto tenuti dagli scrittori e sceneggiatori Daniele Mocci e Andrea Pau, da anni impegnati nella divulgazione e diffusione del fumetto tra i più giovani, che nei giorni precedenti il festival avevano animato degli incontri anche nelle scuole elementari e medie di Alghero.

La dimensione intima, data dalla misura d’uomo del centro storico della cittadina, ha permesso un contatto rilassato e vicino tra ospiti e pubblico del festival, contribuendo alla riuscita di questa prima edizione di Di:segni, insieme ad altre due intuizioni delle direzione artistica.

La prima, quella di intrecciare il fumetto ad altri linguaggi artistici, ha portato alla partecipazione di un pubblico trasversale che, oltre all’happening musicale che ha aperto la manifestazione, ha potuto assistere anche alla proiezione gratuita di due film (5 è il numero perfetto e Kiki consegne a domicilio) e di uno spettacolo teatrale.

La seconda, la più importante, è stata la volontà di improntare la manifestazione all’aspetto più propriamente culturale e conoscitivo del fumetto, evitando sia la presenza di una mostra mercato sia cosplay e gaming, due fenomeni che generalmente accompagnano le manifestazioni legate al mondo delle nuvole parlanti. Questo non perché detti elementi abbiano una qualche valenza minoritaria rispetto al fumetto, quanto piuttosto perché già valorizzati da altre manifestazioni esistenti nel territorio isolano come Sassari Cosplay e Cagliari Giocomix.
Una diversificazione dunque, quella scelta da Di:segni, che nel suo piccolo guarda a esempi meritori come il BilBolBul bolognese e, in parte, all’ARF romano.

Lo spettacolo teatrale dedicato a Peppino Impastato che ha chiuso la prima edizione di Di:segni

 Questa prima edizione non è stata scevra da ingranaggi da registrare meglio o indicazioni di miglioramenti da apportare. Le criticità sorte sono però più figlie di un allestimento e pianificazione dell’evento che, per motivi organizzativi sovrastrutturali (leggasi ritardi in emanazione di bandi e relative delibere comunali), è dovuto essere approntato in poco più di due settimane.

Stante questo, vedendo la buona affluenza di pubblico agli eventi e agli incontri e notando comunque da parte dell’amministrazione comunale una voglia di vicinanza e valorizzazione del festival, Di:segni mostra di avere tutte le carte in regola per diventare un appuntamento originale e interessante nel panorama delle manifestazioni fumettistiche sia regionali che nazionali (tanto che a pochi giorni dalla chiusura della manifestazione, è già stato confermato dagli organizzatori e dall’amministrazione comunale l’arrivo della seconda nel 2020) e anche per valorizzare il territorio e la cittadina algheresi, affiancando il fumetto ad altri eventi già esistenti che offrono al pubblico cultura e divulgazione, oltre che il mare e le coste della Sardegna nord occidentale, che tanti conoscono già.

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