Di Max Bunker e Magnus
Rcs quotidiani / Panini Comics, 2006 – 160 pagg. b/n bros.
6,99euro+ prezzo del quotidiano
Sorpresa! In una collana che aveva fin a questo momento presentato titoli prettamente a stelle e strisce, con l’unica concessioni di autori europei, ecco spuntare un italianissimo cattivo. Chi, chiederete voi? Diabolik? No, perché nell’Italia del 1964, due anni dopo il re del terrore, ecco nascere un eroe ancora più cattivo di quello creato dalle sorelle Giussani. Si tratta di Kriminal, cattivissimo criminale creato dal miglior Max Bunkerdi sempre, prima che l’ironia e il gusto per il grottesco si impadronisse di lui. Si, perché nelle storie di Kriminal, almeno nelle prime, non c’é alcuna ironia. Il protagonista, Anthony Logan è un cattivo tutto di un pezzo, un criminale vero e proprio che non imbastisce sfide alle volte cavalleresche con i suoi avversari, ma che fa del cinismo e della mancanza di scrupoli la sua arma migliore. E soprattutto uccide. Si, Kriminal uccide. E lo fa spesso, ogni qualvolta gli si mettono i bastoni tra le ruote. Non c’é nessuna visione edulcorata della realtà. Anche nelle istituzione regna il cinismo e l’arrivismo. Nessuno è davvero buono nel mondo imbastito da Bunker. Nessuno è in cerca di redenzione. Meno che mai il protagonista, un uomo che ha vissuto sulla sua pelle, nei duri anni di riformatorio, la mancanza di pietà di questo brutto, sporco e cattivo mondo. E che torna per vendicarsi. Eccola, la chiave di lettura migliore del personaggio. La vendetta, la vendetta vista come piatto da servire freddo, ma che comunque scotta, in particolar modo alle vittime del malefico criminale. Già è più chiara la scelta di Kriminal come eroe nero, come eroe dal lato oscuro. Se non bastasse, c’é la presentazione del suo acerrimo nemico: l’ispettore Milton. Come detto tra i due non c’é nessuna esclusione di colpi, nessun senso di colpa. Soprattutto da parte di Kriminal, che più volte si rammarica di non poter uccire l’odiato ispettore, mentre l’ispettore sembra più disposto a gesti magnanimi come si vede dall’ultima pagina della terza storia presentata. Oltre all’immenso aplomb del personaggio, anche i test aiutano. Sicuramente nelle prime storie presentate dal volume si assiste alle migliore prove in assoluto di Bunker, al secolo Luciano Secchi, molte diverso da quello visto sulle pagine di Alan Ford, sicuramente più concreto e cinico. Che alla fine ci mostra anche come pero’ il suo eroe sappia anche piangersi e commuovere, soprattutto quando ricorda il suo difficile passato. Ma non è una commozione purificatrice. No, è una commozione che lo spinge ancora di più alla rabbia e al desiderio di vendetta. A dare una grandissima mano a Bunker, i meravigliosi disegni del mai troppo compianto Magnus alias Roberto Raviola. Nelle storie presentate, pubblicate in stretto ordine cronologico, vediamo come il suo tratto cresce e si personalizza sempre più anno dopo anno. Passiamo da un tratto che strizza l’occhio al fumetto statunitense anni ’30, soprattutto ad autori come Ray Moore e Phil Davis, all’esplodere del più puro stile Magnus, con la presenza delle sue famose figure nere su sfondo bianco, leggendario per velocità ed espressività . Sicuramente, al di là dei merito di Bunker per aver creato un fumetto avanti una decina d’anni nel panorama fumettistico italiano, senza Magnus Kriminal non avrebbe avuto ragione d’essere. (Salvatore Cervasio)

Non sono troppo d’accordo sulla valutazione di Bunker.
Premetto che sono legatissimo a Kriminal. Da bambino rimasi profondamente influenzato dai disegni e dalle copertine. Ma le storie erano belle perché oscure non le comprendevo. Adesso mi rendo conto di come il soggetto e la sceneggiatura fossero inconsistenti. Detto questo continuo a raccogliere kriminal e rimango legato a questo fumetto da uno strano rapporto di affetto.
Ciao Rinaldo e grazie per il tuo commento.
Spesso, tranne in alcuni casi, certe esperienze di lettura devono essere consegnate per sempre a quel tempo per rispetto di quell’età, anche per non essere preda di nostalgismi vari. Rileggere da adulti alcune opere che tanto ci avevano colpito da piccoli, significa farlo con un bagaglio di strumenti derivato dall’esperienza di tanti anni di letture che “smonta” quel ricordo positivo, analizzandolo più oggettivamente. Questo ovviamente non significa che sia vietato andare a rileggere libri o fumetti (oppure riguardare film, serie tv, anime o cartoni animati) che tanto ci hanno influenzato a loro tempo, ma semplicemente avere la consapevolezza che il lettore che siamo oggi è tutta un’altra persona rispetto al lettore che eravamo anche solo 10 anni fa.
Ancora grazie e a presto.
La redazione