Il terzo e il quarto volume della collana Conan il cimmero – nella quale la Star Comics propone sul mercato italiano gli splendidi volumi pubblicati originalmente in Francia da Glénat – presentano due storie del personaggio creato da Robert E. Howard che consentono al lettore di cogliere l’ampiezza dell’universo narrativo pensato da Howard per il suo personaggio, l’estrema adattabilità di quest’ultimo a una vasta gamma di tematiche e storie – anche oltre i vincoli di genere – e la capacità e il talento del suo creatore.
Oltre il fiume nero: western in salsa hyboriana
Il racconto Oltre il fiume nero fu scritto da Howard nel 1934, nel periodo di massimo successo di Conan tra i lettori della rivista Weird Tales. L’autore texano si stava però stancando del suo personaggio, ancor di più si stava stancando di creare storie destinate alle riviste pulp, estremamente codificate nel genere e nell’impostazione.
Al tempo, l’aspirazione di Howard era di scrivere sul Sud-Ovest americano – la sua terra – e Oltre il fiume nero riverbera in ogni pagina dell’atmosfera tipica dei western.
Mathieu Gabella, nell’adattare a fumetti il racconto, pone da subito l’accento sull’aspetto sperimentale della storia ricercato già da Howard nell’originale rispetto al “canone conaniano”: via le ambientazioni esotiche, le civiltà misteriose e perdute e sparizione dell’elemento di allusione erotica dalla trama, e largo spazio al racconto della frontiera, alla riflessione sullo scontro tra wilderness e civiltà.
Nella storia troviamo Conan nei panni di una guida al servizio dei coloni abitanti di un forte, ultimo avamposto della civiltà, che si sono stabiliti oltre le rive del Fiume Nero, un territorio selvaggio e inesplorato popolato dalle tribù dei Pitti.
Da questa sinossi è facile capire come l’idea di Howard sia di trasporre una chiara tematica western nell’universo narrativo del cimmero. Gabella coglie e traspone questa nel fumetto, creando un andamento narrativo che affonda le radici proprio nel suddetto genere, che ha il suo culmine nello scontro tra i Pitti e i coloni.
Senza rinunciare all’elemento magico e fantastico – che Howard sicuramente inserisce nella storia per far contenti i propri lettori – Gabella si concentra sulla riflessione intorno allo scontro tra civili e selvaggi, sulla volontà dei primi di portare la civiltà in nuovi territori e sui diritti dei secondi di difendere le terre che fino ad allora avevano abitato. Su tutto ciò si erge la figura di Conan, al servizio dei coloni sì, ma ben consapevole delle ragioni dei Pitti.
Le pagine sono ricche di violenza, il ritmo è sostenuto dall’inizio alla fine, ma lo sceneggiatore trova il modo di inserire sequenze di dialogo ricche e non didascaliche, nelle quali anche un Conan sorprendentemente loquace spiega al lettore le tematiche che Howard ha voluto affrontare nel suo racconto.
A dare vita in immagini a quest’ultimo è chiamato Anthony Jean, in possesso di un tratto realistico ed estremamente dettagliato. Il Conan da lui immaginato è fisicamente possente, con un taglio di capelli e dei lineamenti che paiono volutamente riecheggiare quelli di Daniel Day Lewis come Nathaniel Occhio di Falco de L’Ultimo dei Mohicani. Ed in effetti, alcuni paralleli tra Oltre il fiume nero e il romanzo di James Fenimore Cooper appaiono evidenti.
La struttura delle tavole scelta da Jean è estremamente variegata, anche se di base è impostata sulla tipica griglia a quattro strisce di molta produzione BD. A tavole composte con sole vignette orizzontali, per evidenziare il dinamismo e la velocità dell’azione, si accompagnano tavole giocate sull’incastro tra riquadri orizzontali e verticali e vignette montate su immagini di fondo scontornate.
L’azione si svolge quasi esclusivamente di notte e Jean gioca con l’oscurità attraverso l’uso di neri pieni per le ombre sui volti e le silhouette dell’intricata giungla che fa da sfondo all’ambientazione. Allo stesso tempo, il disegnatore si mostra capace di un estremo dettaglio nel tratteggio che usa per caratterizzare volti e abbigliamento dei personaggi, con un altrettanto valido uso della colorazione.
I toni cromatici si muovono tra i blu dell’oscurità e i rossi delle sequenze illuminate dai fuochi delle torce, con efficaci sfumature e variazioni che arricchiscono senza nascondere il gioco di neri della china.
La figlia del gigante dei ghiacci: Conan al cospetto della divinità
La figlia del gigante dei ghiacci è, a tutti gli effetti, il primo vero racconto ideato da Howard con protagonista Conan, considerato che la storia di esordio del cimmero, La Fenice sulla spada, era la riscrittura di un racconto inedito con protagonista Kull, un altro dei personaggi creati dallo scrittore.
Quando scrive La Figlia (1932), dunque, Howard sta ancora affinando il suo personaggio e lo rende protagonista di una storia dove gli elementi mitologici e legati al desiderio sessuale connotano l’intera vicenda.
Nella storia risuonano due miti, quello di Atlanta e quello di Apollo e Dafne, entrambi conosciuti da Howard grazie alle letture dei libri su miti e leggende del mondo del divulgatore Thomas Bulfinch.
Il fumettista Robin Recht spoglia il racconto originale di tutto tranne la sua dimensione simbolica e leggendaria sulla quale basa il proprio adattamento, forse fino a oggi la prova più autoriale e originale dell’intera collana.
Come scrive Michael Moorcock nella postfazione al volume, “[Recht] ha un modo tutto suo di cogliere l’essenza di un personaggio e donargli una maggiore profondità. Potremmo dire che “aggiunge sottraendo”, identificando la forma più assoluta di ciò che vede”.
In effetti il cimmero di Recht è ridotto nel fumetto alla sua essenza più pura: un barbaro selvaggio che non ha altro scopo che il vivere e morire combattendo, con coraggio, quando sarà la sua ora.
L’autore francese fa questo creando un racconto in cui l’elemento grafico e visivo ha il sopravvento su quello dialogico. Le parole, i dialoghi – seppur presenti – sono ridotti all’indispensabile e tocca ai disegni raccontare la storia e, soprattutto, trasmetterne l’epicità e la passione fisica e carnale.
In una trama che si riassume in un inseguimento e un gioco di provocazione tra una divinità (la figlia del gigante dei ghiacci) e un mortale (Conan), Recht mostra al lettore tanto l’estrema violenza che permea l’intera era hyboriana quanto la spinta del desiderio carnale che contraddistingue il barbaro. Entrambi sono caratteristiche primarie, ancestrali, che hanno caratterizzato l’essere umano fin dalla sua apparizione.
È il colore rosso l’elemento cromatico che il fumettista francese usa all’interno delle tavole per evidenziare entrambi gli aspetti. Rosso è il colore del sangue, che scorre a fiotti sul campo di battaglia e che macchia armi, corpi e vignette; rosso è il colore dei lunghi capelli della giovane dea, una macchia fulva in costante movimento che si staglia sul bianco dei paesaggi innevati.
E rosse sono anche le onomatopee, usate da Recht come elemento grafico che narra al pari dei disegni, un uso che rimanda al fumetto giapponese o, guardando a Ovest, a Frank Miller. Onomatopee che sono anch’esse legate alle caratteristiche primarie di cui sopra e che sovrastano le vignette, nascondono i disegni a significare l’irrefrenabilità di quegli istanti, siano le urla nella battaglia o il battito del cuore di Conan all’inseguimento della dea.
Ma il culmine della perizia grafica di Recht si ha nella manciata di tavole nelle quali entra in campo il gigante dei ghiacci: l’atmosfera notturna si tinge di rosso, le figure si ammantano di vermiglio – perché rosse sono la rabbia e la furia del barbaro – le vignette si dilatano, si ingrandiscono a dismisura, occupano due pagine affiancate ma restano incapaci di inquadrare la divinità, il corpo del gigante. Quasi uno specchio della incapacità umana di poter concepire o comprendere il divino, un divino a cui Conan non crede e a cui si oppone con tutto il suo coraggio di guerriero.
Recht offre in questo modo ai lettori l’anima più pura di Conan, quella cercata di Howard in ogni suo racconto, in una prova sicuramente tra le più alte nella carriera fumettistica del personaggio.
A completare i due volumi, troviamo una galleria di schizzi e l’usuale interessante approfondimento sulla genesi dei racconti originari firmato da Patrice Louinet, uno degli ideatori e curatori della collana.
Abbiamo parlato di:
Conan il cimmero vol #3 – Oltre il fiume nero
Mathieu Gabella, Anthony Jean
Traduzione di Fiorenzo Delle Rupi (Arancia Studio)
Star Comics, 2019
72 pagine, cartonato, a colori – 14,90 €
ISBN: 978-8822612694
Conan il cimmero vol #4 – La figlia del gigante dei ghiacci
Robin Recht
Traduzione di Fiorenzo Delle Rupi (Arancia Studio)
Star Comics, 2019
80 pagine, cartonato, a colori – 14,90 €
ISBN: 978-8822613875