Dagli USA…
Conan il Cimmero è uno dei personaggi più noti e iconici dell’immaginario collettivo da quasi un secolo. Nato nel 1932 dalla penna dello scrittore Robert Erwin Howard – che appena quattro anni più tardi avrebbe tragicamente lasciato questo piano di esistenza a soli trent’anni – con il personaggio nacque anche il filone dello Sword & Sorcery, sottogenere del più ampio bacino letterario del fantasy e del fantastico.
Da allora, le avventure dell’eroe dell’Era hyboriana (un’epoca preistorica successiva alla caduta della civiltà atlantidea) si sono sviluppate in altri linguaggi oltre a quello della narrativa: nel cinema e, prima e soprattutto, nel fumetto (senza contare le avventure che il personaggio ha vissuto in vari giochi di ruolo, videogiochi, serial tv e cartoni animati).
Era il 1970 quando fece il suo esordio Conan the Barbarian della Marvel Comics, prima serie a fumetti dedicati all’eroe, che sarebbe durata ben 23 anni per 275 numeri. Su testi di Roy Thomas si avvicendarono ai disegni artisti del calibro di Barry Windsor Smith, Neal Adams e John Buscema.
Alla prima testata si affiancarono tutta una serie di titoli, più o meno longevi, il più importante dei quali fu Savage Sword of Conan (1974-1995) durato 235 numeri.
L’era Marvel del personaggio si concluse nel 2000 e tre anni più tardi la Dark Horse Comics rilevò i diritti del personaggio rilanciandolo con una serie di titoli e con autori del calibro di Kurt Busiek, Timothy Truma, Thomas Giorello e Cary Nord.
Nel 2018 i diritti del personaggio sono ritornati alla Casa delle Idee e il mese di gennaio 2019 ha segnato il rilancio delle due storiche testate Conan the Barbarian e Savage Sword of Conan rispettivamente per mano di Jason Aaron e Gerry Duggan ai testi e di Mahmud Asrar e Ron Garney ai disegni (con Esad Ribic alle copertine).
L’eredità narrativa del personaggio che i fumetti hanno tramandato ha tuttavia ingenerato un grosso equivoco che in un certo modo tradisce il lascito del creatore di Conan. Howard sviluppò le sue storie in venti racconti (la maggior parte pubblicati sulla rivista pulp Weird Tales) e un romanzo, tutte indipendenti le une dalle altre.
I racconti del ciclo di Conan non compongono una serie di storie in cui c’è uno sviluppo del personaggio nelle varie tappe della sua esistenza. Per dirlo in altre parole, quella dell’eroe hyboriano per Howard non fu mai una saga da svilupparsi con una cronologia precisa, elemento che invece è stato per certi versi introdotti nelle varie gestioni a fumetti.
…alla Francia
La casa editrice francese Glénat, nel momento in cui ha messo in cantiere il progetto di una collana a fumetti dedicata a Conan, ha deciso di tornare all’essenza editoriale howardiana originaria del personaggio.
Sotto la direzione di Patrice Louinet e Jean-David Morvan, la collana francese si prefigge di adattare i testi fondamentali con protagonista il barbaro secondo il principio narrativo: un volume = un’avventura completa = un autore o una squadra di autori.
Ancora di più. Essendo le storie di Howard indipendenti tra loro e leggibili in ordine sparso, si è deciso di presentare le avventure non in ordine cronologico d’uscita dei racconti originari, bensì secondo un percorso narrativo studiato per “far comprendere ai lettori l’essenza di un personaggio di cui potrebbero anche non aver mai sentito parlare”, come precisa lo stesso Luoinet uno dei maggiori esperti howardiani mondiali.
In quest’ottica, dopo una gestazione editoriale durata otto anni (Morvan propose l’idea a Glénat nel 2010) i primi due volumi usciti sul mercato francese e portati in Italia da Star Comics, sono stati La Regina della Costa Nera e Colosso Nero, rispettivamente sesto e quarto racconti dedicati da Howard al personaggio.
Bêlit, la passionaria
La prima storia è stata affidata ai testi di Jean-David Morvan e ai disegni di Pierre Alary. La scelta di far esordire la collana proprio con questa avventura da un lato si basa sul fatto che quando Howard scrisse il racconto aveva ormai preso le misure al suo personaggio. In effetti, la sequenza che apre la narrazione è la miglior introduzione per i lettori alle caratteristiche di Conan, quelle che lo hanno reso un personaggio iconico, e al suo tipico modo di agire e reagire.
Dall’altro, è ne La Regina della Costa Nera che Howard porta per la prima volta sulle sue pagine una donna dell’Era hyboriana: Bêlit, una piratessa, una donna forte e battagliera al pari di Conan con cui intesse una relazione passionale e irruenta.
Morvan decide di far leva su una narrazione letteraria che richiami le pagine del racconto originario e la prosa howardiana è presente tanto nelle numerose didascalie – molte delle quali contengono le riflessioni di Conan – quanto nei dialoghi. La vicinanza letteraria all’originale è dunque una scelta consapevole dello sceneggiatore che non rende didascalica la lettura né inficia il ritmo del racconto, soprattutto perché la sceneggiatura lascia ampio spazio al disegno per descrivere visivamente i luoghi e gli esseri fantastici partoriti dalla penna di Howard.
Alary ha un segno cartoonesco che rifugge il realismo. Di primo acchito si potrebbe pensare che questo stile può entrare in contrasto con l’estrema violenza che caratterizza le storie di Conan e in effetti il disegnatore stempera la ferocia di alcune sequenze in virtù di un disegno caricaturale.
Tuttavia questa “lontananza” dal naturalismo gli permette al contempo di mostrare anche le azioni più cruente ed efferate, esattamente come gli consente di mettere in scena la passione carnale che si scatena tra Bêlit e Conan, senza nascondere niente agli occhi del lettore.
La griglia usata è la tipica francese su quattro strisce che però Alary abbandona varie volte per tavole dal montaggio più libero e fantasioso e spalsh page a immortalare passaggi fortemente significativi della vicenda.
Particolare è anche l’uso che il disegnatore fa degli spazi bianchi tra le vignette che talvolta si fondono alle silhouette di alcuni elementi del paesaggio oppure vanno a occupare l’intera pagina creando un fondale neutro su cui si staglia una grande immagine contornata da vignette che paiono quasi cadere libere sulla pagina.
Conan il condottiero
Colosso Nero viene affidata a Vincent Brugeas per i testi e Ronan Toulhoat per i disegni. Pur essendo stato pubblicato prima de La Regina della Costa Nera, nel racconto troviamo un Conan più maturo, prima componente di un esercito mercenario e poi capace di divenirne comandante e guida.
Agli elementi dell’avventura e della scoperta di civiltà perdute narrati da Morvan, qui si sostituiscono altre tematiche care a Howard, come gli epici scontri sui campi di battaglia e la fascinazione per le mitologie orientali come quella sumera e babilonese.
Proprio da quest’ultimo tema prende spunto la sequenza d’avvio della storia – Howard era un maestro di bravura negli incipit dei suoi racconti – che i due autori descrivono con una potenza narrativa e grafica molto efficace.
Brugeas rispetto a Morvan opta per una densità dialogica e di didascalie molto più diluita, anche perché l’intero racconto è un crescendo bellico e di azione dalla prima all’ultima pagina.
Riuscita anche la caratterizzazione dei numerosi personaggi che conferiscono al racconto un aspetto corale, a cominciare dalla principessa Yasmela fino ad alcuni compagni mercenari di Conan e ai comandanti dell’immane esercito guidato dal barbaro.
Il segno grafico di Toulhoat si sposa alla perfezione alle atmosfere della storia. Oscuro, graffiato ma al contempo capace di un uso della colorazione che assolve alla funzione narrativa quanto il disegno, il disegnatore ha uno stile molto più realistico di Pierre Alary.
Se colpisce per efficacia la soluzione grafica adottata nella sequenza iniziale per far “rivivere” le antiche rovine della città di Kuthchemes, le scene di battaglia sono il vero fiore all’occhiello di Toulhoat che crea tavole in cui si percepisce lo straordinario numero di soldati sul campo di battaglia, circondati da sangue, violenza e confusione. Il disegnatore spazia da tavole composte da vignette di taglio orizzontale e verticale incastrate tra loro a pagine a tutta immagine quando si rende necessario il colpo d’occhio dell’intero scacchiere.
Il suo Conan è massiccio, deciso, accigliato, maturo laddove quello precedente di Alary era più slanciato e giovane.
Prima di concludere, è doverosa una segnalazione per l’ottima veste editoriale con la quale Star Comics ha presentato questi due volumi.
I cartonati ricalcano fedelmente l’edizione francese con i risguardi di copertina che ospitano una riproduzione di David Demaret della famosa mappa delle terre dell’Era hyboriana e l’inserimento in coda alle storie, oltre agli studi preparatori dei disegnatori, di un apparato iconografico e critico firmato da Patrice Louinet che arricchisce e impreziosisce la lettura del fumetto.
Abbiamo parlato di:
Conan il Cimmero vol #1 – La regina della Costa Nera
Jean-David Morvan, Pierre Alary
Conan il Cimmero vol #2 – Colosso Nero
Vincent Brugeas, Ronan Toulhoat
Traduzione di Fiorenzo Delle Rupi (Arancia Studio)
Star Comics, 2018
68 pagine, cartonato, colore – 14,90 € cad.
ISBN: 9788822611260 – 9788822611277