Le opere di Shaun Tan danno l’impressione di passare attraverso una porta girevole. Un momento prima sei immerso nella nota quotidianità, l’istante successivo osservi la realtà con uno sguardo obliquo e il mondo assume sfumature grottesche e fantastiche. Ambienti, luoghi e persone si conformano a nuove regole e l’ordinario si sveste dalle convenzioni sociali, ricodificato da un gesto pittorico o da una tratto di matita.
La realtà, osservata attraverso questa particolare lente caleidoscopica, pur mantenendo le coordinate del suo lento scorrere, sembra vestirsi di una nuova luce, rivelatrice di contraddizioni e disuguaglianze. Il mondo, come lo conosciamo, perde il suo confortevole rumore di fondo permeato da una nuova voce narrante, al tempo stesso aliena e conosciuta.
Sta proprio in questa poetica la cifra stilistica di un artista unico che, attraverso il media fumettistico e pittorico, reinterpreta, scompone e ricompone la società per poi assemblarla in chiave di fiaba bizzarra, portando il lettore a indagare e questionare le sue personali certezze. La narrativa di Tan assume così forme e connotazioni atipiche collocandosi in uno spazio suo, a se stante.
Cicala in alto edificio lavora. Immissione dati. Diciassette anni. Malattie: mai. Tok! Tok! Tok!
Il lavoro, qualsiasi sia la sua declinazione e collocazione, riguarda tutti. Il lavoro, quel labor che i latini individuavano come fatica. Quello con la elle maiuscola, che oltre a dare un posto nella società, ti rende partecipe di qualcosa e ti consente di guadagnarti il tempo libero. Una attività che riesca a donarti una dignità sociale, capace di soddisfare bisogni personali e collettivi.
È proprio il lavoro a divenire la tematica portante del volume Cicala, che si focalizza sulla narrazione del travaglio fisico e psicologico del suo protagonista. Contornato da ambienti labirintici, spigolosi e taglienti, il nostro insetto laborioso, asseconda le curve della vita, ripetendo giornate grame e umilianti. Soffocato da un grigiore imperante, sfumato in molteplici tonalità di grigio, abita un mondo sostanzialmente privo di colori, racchiuso nelle sue architetture verticali e ravvicinate.
Diciassette anni. Promozioni: niente. Risorse umane dice: Cicala non umana. Risorse: niente Tok! Tok! Tok!
Dolente e infelice, la cicala rispetta le regole della società che la circonda, portando a termine compiti e incombenze d’ufficio, bullizzata da colleghi gretti e prepotenti. Svolgendo un’attività priva di sogni e prospettive, conduce le sue giornate in ambienti disumani, stretta in un cubicolo dalle linee monocromatiche, privo di qualsiasi personalizzazione o segno distintivo. Povera e sottopagata, la nostra protagonista non lascia mai l’ufficio vivendo nascosta nell’intercapedine di un muro. Una esistenza grigia di straniero in terra straniera.
Diciassette anni. Va Cicala in pensione. Festa: no. Stretta di mano: no. Libera scrivania Capo dice. Tok! Tok! Tok!
Shaun Tan ripercorre alcuni temi fondanti della sua produzione artistica, raccontando la storia e il quotidiano di un esule. Un emarginato, inserito in una realtà che non tollera la sua presenza ma che è pronta a sfruttarne le capacità, l’intelligenza e l’energia vitale.
La cicala diventa così una figura simbolica, rappresentante dei tanti, troppi, che faticano a integrarsi nella società moderna, vivendo ai margini. Satelliti periferici di un mondo che gira alla velocità imposta da pochi, scaltri, individui e da lobby, impegnate a piegare regole e creare bisogni utili ai propri scopi, sostanzialmente economici.
A differenza del protagonista de l’Approdo, opera seminale della poetica di Tan, che si confrontava con una realtà aliena ed imperscrutabile, in Cicala la realtà appare ben evidente e codificata nel suo squallore quotidiano. La protagonista la comprende e la subisce, senza riuscire mai a entrare in sintonia con essa. Un essere dalle fattezze diverse per cui il mondo è solo un luogo grigio e inospitale.
In un ipotetico gioco di specchi, le due opere tendono a combaciare per tematiche e intenti, risultando facce opposte della stessa moneta. Grazie a una narrativa dalla costruzione solo apparentemente lineare, Tan riesce così a codificare suggestioni e diversi livelli di lettura adatti a un pubblico di qualsiasi età.
Sotto l’aspetto visivo, il volume si compone di grandi pannelli grafici accostati a brevi linee di testo, anticipatrici e corollario alle illustrazioni: commentario secco e diretto, voce narrante della sventurata protagonista.
Le immagini, realizzate in stile pittorico, fotografano istanti, piccoli momenti di vita, stigmatizzando gli eventi. Tesi e disegni dagli incastri perfetti, improntati a uno stile minimalista ed essenziale che veicolano efficacemente il messaggio di denuncia, contenuto nelle trenta pagine dell’opera. Grazie a una perfetta scelta cromatica e al magistrale utilizzo dei colori a olio, improntate alla dicotomia tra un grigiore soffocante e il verde corpo della cicala, Tan realizza istantanee che assolvono efficacemente il compito di rappresentare le contrastanti emozioni della protagonista.
Shaun Tan, autore cresciuto nella periferia di Perth in Australia, conferma il suo grande talento grazie a una storia malinconica e poetica. Portatore del raro dono di narratore universale, continua a indagare tra le pieghe della società moderna, illuminando gli angoli oscuri del banale quotidiano, grazie a uno sguardo obliquo sulla realtà che ci circonda.
Cicala, rappresenta un opera di grande maturità artistica e di denuncia, tanto complicata e multistrato quanto semplice nella lettura. Un racconto dedicato a tutte le persone sopraffatte, discriminate e sottovalutate che, in un finale magico e struggente realizza la sua catarsi, donando speranza a chi dubita di poter riscrivere la propria esistenza e il proprio futuro.
Abbiamo parlato di:
Cicala
Shaun Tan
Tunué, 2018
Traduzione di Marco Ruffo Bernardini
32 pagine, cartonato, colore – 15,00€
ISBN: 9788867903085