L’innovazione tecnologica e digitale da inizio millennio ha avuto una crescita esponenziale. Viviamo in un mondo perennemente “connesso”, grazie all’ausilio di strumenti e apparecchiature sempre più sofisticati che ormai indossiamo come fossero un orologio o un paio di occhiali.
Siamo così continuamente “profilati” dai grandi colossi digitali della rete, che nei più svariati modi ci suggeriscono che cosa ascoltare, vedere, acquistare in base ai nostri gusti e grazie al lavoro di algoritmi matematici e reti neurali che rendono sempre più prossimo l’avvento dell’intelligenza artificiale.
In un contesto del genere, quanti di noi si stupirebbero se tra cinque anni ci fosse la possibilità di possedere un apparecchio che permetta di “vedere” il proprio futuro?
Da questa premessa nasce BlackScreen, fumetto pubblicato originariamente nel 2016 che Shockdom ripropone in una nuova veste cartonata, nato su un soggetto scritto anni fa da Lucio Staiano e sviluppatosi poi nella sceneggiatura di Giuseppe Andreozzi per i disegni di Giovanni “Fubi” Guida, che ne cura anche lettering e colorazione.
In una società a noi contemporanea, una multinazionale ha elaborato un algoritmo che permette di prevedere il futuro dei singoli individui e mette tali previsioni a disposizione di tutti, mediante un visore sul quale ognuno può vedere che cosa gli riserva il domani. Solo il momento e il modo in cui una persona morirà viene occultato agli utenti: tutto ciò che essi vedono è uno schermo nero quale avvertimento dell’incombenza della fine.
La storia pensata da Andreozzi segue le vicende di tre personaggi, che con il dispiegarsi della trama scopriamo collegati tra loro, e si sviluppa su piani temporali diversi. La narrazione si snoda seguendo il filo delle vite di questi individui e provando ad approfondire soprattutto i loro pensieri e i loro comportamenti, portando alla luce pagina dopo pagina gli inaspettati legami che li uniscono.
Incontriamo dunque Garret O’Donniel, in più momenti della sua esistenza: è lui l’inventore dell’algoritmo che permette di vedere il futuro e il fondatore della Seedindustries, l’azienda che produce e distribuisce in esclusiva lo Spoiler, il visore per le previsioni. Esploriamo così i suoi conflitti: figlio di un sacerdote, dibattuto tra i dubbi sull’esistenza di Dio a cui prova a dare una risposta proprio con la creazione dell’algoritmo predittivo – che però non fa altro che aumentare i suoi quesiti esistenziali -, con la sua invenzione si mette al pari di una divinità, ma tale posizione non risponde a nessuna delle sue domande sul comportamento che un dio dovrebbe avere nei confronti degli uomini.
C’è poi Brian Mushroom, tecnico informatico della Seedindustries che ha scoperto una back door aziendale attraverso cui accedere alla visione del futuro di tutte le persone, tempi e modi di morte compresi.
I dubbi del creatore dell’algoritmo si riflettono in lui che con quell’algoritmo ci lavora tutti i giorni e che avendo scoperto la possibilità di leggere il futuro e la morte di ogni essere umano, si sente spinto ad agire per evitare tragedie e catastrofi, di fatto comportandosi anch’egli come una divinità, ma allo stesso tempo negando il libero arbitrio alle persone.
Nel mezzo a questi due estremi troviamo Frank Rosenthal, professore universitario che insegna modelli matematici probabilistici, al quale il proprio visore fa comparire un giorno il black screen.
Sconvolto dall’annuncio, egli cerca di dare un senso alla sua morte imminente, provando con ogni mezzo a scoprire come essa avverrà e, in conseguenza di ciò, tentando anche lui di modificare gli altrui destini.
BlackScreen vuole essere quindi soprattutto una riflessione sul senso dell’autodeterminazione da un lato e, dall’altro, sul comportamento che le persone assumerebbero nel momento in cui potessero sapere cosa riserva loro il futuro e avessero un annuncio imminente della loro morte.
Attorno a tutto questo, gli intrecci di tre esistenze si annodano in vari piani temporali, legando i protagonisti anche nei dubbi che attanagliano le loro menti.
Le potenzialità narrative alla base dell’opera purtroppo vengono in parte disinnescate da una sceneggiatura dove, a tratti, la confusione prende il sopravvento, chiedendo al lettore uno sforzo di concentrazione che obbliga ad almeno un paio di letture, per comprenderne chiaramente gli sviluppi.
Ciò che ingenera soprattutto confusione è la mancanza di chiarezza nel passaggio da un piano temporale all’altro. I salti tra gli eventi passati e quelli del presente narrativo, che avrebbero potuti essere uno dei punti di forza della storia accentuando ancora di più l’intreccio di destini dei protagonisti, non sono chiari e immediatamente comprensibili, e anche il disegno non aiuta sotto questo aspetto.
Lo stile di Fubi è molto interessante, con un tratto all’apparenza approssimato ma che invece se osservato bene, denota capacità di raccontare e rimanda per certi versi allo stile grafico di Jeff Lemire.
Efficaci sono la costruzione delle tavole, molto varia e sempre al servizio delle necessità della storia, e le inquadrature, che muovono le pagine nelle lunghe sequenza dialogiche che portano avanti la vicenda.
La criticità risiede nella restituzione dell’aspetto dei personaggi che appaiono troppo uguali nei diversi frangenti temporali e dunque contribuiscono a ingenerare confusione nel lettore, che resta nel dubbio su come posizionare quel determinato frangente narrativo nel flusso degli eventi.
BlackScreen è dunque un fumetto che ha alla base un’ottima intuizione, con riflessioni etiche e morali che si sposano pienamente al modo di vivere di molta società contemporanea mondiale, ma le cui potenzialità narrative restano in parte inespresse a causa di una complessità di sceneggiatura non sempre gestita in modo adeguato.
Abbiamo parlato di:
BlackScreen
Lucio Staiano, Giuseppe Andreozzi, Giovanni “Fubi” Guida
Shockdom, 2021
112 pagine,cartonato, colore, 16,00 €
ISBN: 9788893364102