Bao Publishing ci propone, in contemporanea con l’uscita dell’edizione limitata francese, il graphic novel Bellezza. La storia, ideata da Kerascoët e Hubert, viene pubblicata per la prima volta sulla rivista belga Spirou e riproposta poi a colori in tre volumi nel classico formato francese. Il tomo, un cartonato con copertina rosa fluo verniciata dotata di elementi in rilievo, appare estremamente elegante e permette immediatamente al lettore di comprendere l’ambientazione fiabesca della vicenda.
La protagonista del fumetto è Baccalà, ragazzina brutta e servizievole che acquista una spropositata (e apparente) bellezza grazie al dono che le concede la fata Mab dopo essere stata liberata da un potente incantesimo. La creatura magica, che in realtà non è dolce come sembra, sfrutta l’estremo splendore della giovane, ribattezzata Bellezza, per seminare caos e distruzione nel regno.
La storia, scorrevole e ricca di numerosi colpi di scena, presenta molti elementi del mondo di fiaba: ci sono regni governati da re e regine, principi desiderosi di conquistare avvenenti principesse e fate che regolano la storia degli uomini con incantesimi e maledizioni. Lo stesso cammino, intrapreso dalla protagonista nell’arco dei tre capitoli, rappresenta un rito di iniziazione: un lungo percorso che la porta, ostacolo dopo ostacolo, ad acquisire una profonda conoscenza di sé e a maturare. In tal senso, la ragazza impara a sfruttare l’ingombrante dono che le è stato concesso solo nel finale, dopo aver vissuto esperienze che le hanno dato modo di comprendere il potere della sua condizione, smettendo di essere solo vittima degli eventi.
Tema fondamentale del graphic novel è la percezione che ha l’uomo della bellezza e le innumerevoli conseguenze che dipendono dall’aspetto esteriore dei singoli individui. La protagonista diventa il veicolo che permette a Hubert di mostrare quanto l’aspetto esteriore influenzi l’essere umano. Godere di bell’aspetto all’improvviso diventa un privilegio per Baccalà, che per la prima volta viene notata anche dai ricchi signori del reame. Ciò che ne deriva è un totale disinteresse nei confronti della vera natura della protagonista, amata e desiderata solo poiché irresistibile, non per quello che è e per ciò che pensa. La figura di Pierre, suo compagno di avventure – da sempre innamorato della giovane – sottolinea ancora di più quanto sia effimera la devozione degli altri uomini, generata più da bramosia e da istinti primordiali che da amore. L’esperienza rende Bellezza capace di osservare l’influenza disastrosa del suo fascino sugli uomini e di ragionare sull’incantesimo dalla giusta prospettiva, accettandone il potere con sagacia e disincanto.
Altri argomenti fortemente interconnessi al principale sono la percezione di sé della protagonista e le reazioni dei personaggi maschili alla sua beltà. L’incantesimo infatti non permette alla giovane di vedersi bella durante tutto l’arco narrativo facendo sì che la ragazza non sappia come appare al resto del mondo: Baccalà vede se stessa nel suo aspetto di sempre. Le è negato di godere dell’unico lato della sua bellezza che non arreca dolore agli altri, cioè la possibilità di amare il proprio aspetto esteriore e di provarne benessere interiore. La particolarità dell’incanto viene sottolineata grazie all’espediente di disegnare Baccalà o Bellezza a seconda delle inquadrature: nel caso in cui la ragazza si stia osservando o stia esprimendo i suoi intimi pensieri, la vediamo nella sua vera essenza, quando sono gli altri personaggi a guardarla, la protagonista invece appare bella anche al lettore.
Le figure maschili presenti nella storia si muovono con superficiale cocciutaggine e/o ingiustificata violenza, spinti dalla passione e dal desiderio. All’amore reale, incondizionato e platonico di Pierre, si accosta la necessità di avere la fanciulla a tutti i costi di Eudes, l’accondiscendenza e la gelosia di Mexence e infine la bramosia feroce di Re Cinghiale, che sfocia nella violenza più assoluta. Il rapporto tra questi e Baccalà/Bellezza viene descritto in maniera efficace pur trattando con una certa delicatezza passaggi cruciali come episodi fisici e verbali dal forte impatto emotivo, permettendo al lettore di intuire la gravità degli eventi tramite escamotage senza scadere nel patetismo (le uccisioni non ci vengono sempre mostrate apertamente, per esempio).
I personaggi, essendo molto ben caratterizzati, riescono a discostarsi in parte dai soliti cliché fiabeschi grazie alla sottile linea che viene delimitata tra bene e male. Essi cambiano nel corso del tempo e l’assenza di linee di demarcazione nette fa sì che le loro azioni acquistino scopi diversi e comportino continui cambi di schieramento. Il mondo che viene raccontato non si muove secondo i classici precetti di giustizia; sono l’autodeterminazione, la prudenza e la saggezza a salvare la vita degli uomini. Anche il modo in cui le fate si comportano nel corso della vicenda non permette mai di comprenderle con sicurezza. Non ci è dato sapere quanto davvero Mab sia più terribile della sorella Mara, se le stesse abbiano bisogno di intrecciare un rapporto simbiotico o parassitario col genere umano, né se il potere degli esseri fantastici sugli uomini sia davvero da tenere a bada.
Il tratto del duo Kerascoët è estremamente semplice e pulito con l’intento di avvicinarsi il più possibile al concetto di linea chiara e, in certi casi, con la volontà di superarne la pulizia, inserendo nella tavola notevoli elementi paesaggistici (e non solo) privi di contorno. Lo si può osservare nel caso della maggior parte degli alberi, dell’acqua ma anche di alcuni oggetti come corde, teli e ombrellini parasole. Le figure umane vengono realizzate con l’uso di pochi e caratteristici tratti somatici e ciò rende immediatamente riconoscibili ciascuno dei protagonisti.
Particolarmente azzeccata appare la scelta di proporre in Italia il volume in bicromia come proposto nell’edizione limitata francese, e di alternare al bianco e nero il colore oro, usato per le ombre, per i secondi piani e per alcuni oggetti di scena (la fiamma delle candele nella camera nuziale di Bellezza e Maxime, alcuni dettagli dei vestiti delle protagonista e dei suoi comprimari, per fare degli esempi).
Nel complesso il volume presenta una storia completa e appagante, ricca di elementi grafici e narrativi allettanti che permettono al lettore di immergersi nel mondo immaginario e crudele ideato da Hubert con curiosità genuina. Lo stupore e l’incanto si tramutano in breve tempo nella consapevolezza di non trovarsi davanti ad una favola in cui il lieto fine è scontato, ma piuttosto davanti ad un racconto che ragiona sull’influenza della bellezza sull’animo umano e sulla sua sorprendente soggettività.
Abbiamo parlato di:
Bellezza
Hubert, Kerascoet
Traduzione di Francesco Savino
Bao Publishing
144 pagine, cartonato, b/n e oro – 21 euro
ISBN: 9788865432709