“Ho incontrato il suo sguardo per un instante… Pieno di odio e di rabbia… Ma non saprei dire se era sete di sangue animale… o orrore per quello che gli abbiamo fatto!”
(Dottor Cornelius)
C’è stato un periodo, non troppo lungo per fortuna, in cui Barry Windsor Smith smise di fare fumetti. Sembrò incredibile che un artista come lui, dal formidabile talento e all’apice della notorietà anche grazie all’adattamento fumettistico di Conan il barbaro, annunciasse il suo ritiro dal mondo dei comics; eppure Smith lo fece e si dedicò alla pittura.
Per fortuna l’artista inglese non resistette a lungo senza dedicarsi al media che l’aveva reso famoso in tutto il mondo ed eroi come Marvel Machine, Uncanny X-Men e altri personaggi passarono sotto gli inconfondibili pennelli di Smith che, all’inizio degli anni ’90, decise di dare l’addio alla Marvel, la casa editrice che nel 1968 lo fece esordire nel mondo dei comics. E prima d’andarsene, l’artista regalò alla casa delle meraviglie il suo lavoro più bello e personale, in cui riuscì a fondere egregiamente il suo stile dinamico con una storia incisiva, drammatica e introspettiva che vedeva come protagonista l’eroe più famoso e ambiguo degli X-Men: Wolverine.
Non era facile fare qualcosa di grande dopo il restyling rivoluzionario effettuato da Chris Claremont al mondo dei mutanti, ma Smith non si perse d’animo e offrì al pubblico quello che Claremont, in tutti gli anni passati a scrivere le storie degli X-Men, non aveva ancora dato: le misteriose origini di Wolverine.
Prima di Woverine c’era Logan, un mutante tormentato e solo che passa le sue giornate in un freddo paesino canadese realizzando lavoretti saltuari e ubriacandosi spesso, per non pensare alla sua triste esistenza. Ma questa esistenza improvvisamente subisce una brusca svolta. Da un giorno all’altro Logan si risveglia in una vasca collegato a una serie di spinotti che lo tengono prigioniero: è stato scelto, contro la sua volontà, per un esperimento scientifico denominato Arma X, che ha il compito di trasformare Logan in una macchina da guerra tramite la fusione del suo scheletro con l’adamantio, un metallo indistruttibile.
L’intento dell’enigmatico uomo a capo del progetto segreto e del suo collaboratore, il Dottor Cornelius, è quello di rendere Logan imbattibile. Ma durante l’esperimento i tessuti di Logan manifestano sorprendenti capacità rigenerative che lo rendono un essere velocissimo facendogli estrarre le famose lame dalla mano; in lui emerge un aspetto feroce e bestiale e un odio dovuto ai continui esperimenti a cui è sottoposto che lo indurranno a fuggire senza una meta.
Praticamente tutta l’opera di Smith si svolge nel laboratorio in cui Logan subisce gli abusi psicologici e fisici a fini scientifici. Ma quello che davvero sorprende dell’abilità dell’artista inglese è la capacità di imprimere nel lettore quel senso claustrofobico e agghiacciante, come se pagina dopo pagina il dolore perpetrato a Logan fosse assorbito da chi legge la sua storia; immerso nella vasca, avvolto da cavi che lo immobilizzano e incapace di qualsiasi reazione se non quella dovuta all’impressionante dolore fisico.
Un fumetto supereroistico senza super eroi, bensì con uomini che di eroico non hanno nulla; un fumetto oscuro in cui le sequenze d’azione si alternano a quelle introspettive musicate dai fitti dialoghi che accompagnano le centoventi pagine dell’opera, la cui trama è ordita da Smith con un perfetto meccanismo a scatole cinesi intrigante e coinvolgente.
Con Arma X Smith segna una svolta nella storia editoriale degli X-Men e realizza quella che forse è la miglior storia di Wolverine, sicuramente la più epica e oscura, dove emerge il lato bestiale non solo di Logan (vittima innocente e inconsapevole) ma soprattutto degli “esseri umani” che lo hanno ridotto in tale stato. E se la storia ha tutte le carte in regola perché diventasse un classico del genere, i disegni hanno la stessa forza ed espressività della storia e sono quanto di meglio si può sperare di vedere sfogliando un fumetto; le pennellate di Smith sono splendide così come tutte le sequenze in cui viene raffigurata l’agonia di Logan: un segno con una forza espressiva di rara intensità.
Un’opera importante, che a distanza di quasi 30 anni mantiene inalterata la sua forza visiva ed espressiva. E che ha reso grande Barry Windsor-Smith.
Curiosità
Il progetto immaginario di Arma X fu creato dallo sceneggiatore Len Wein famoso nel mondo Marvel per aver creato il personaggio di Wolverine.
Wolverine Arma X fu pubblicato per la prima volta in 13 numeri nella testata Marvel Comics Present.
Oltre a scrivere e disegnare la storia, Smith l’ha anche colorata e (nell’edizione americana) in parte letterata.
Un paio d’anni fa è uscita da noi anche la serie Wapon X, che comunque non ha niente da spartire con il capolavoro di Smith.
Edizione consigliata
Non sono un grande fan dei formati giganteschi quando riguardano i supereroi; tendo a prediligere il normale formato comic book. Ma in questo caso devo dire che il grande formato è perfetto, in quanto le tavole di Smith sono delle vere e proprie opere d’arte. Il volume è un cartonato con sovracoperta, ricco di contenuti extra come gli studi del personaggio. Disponibile anche in e-book.
Altre edizioni
Arma X può essere recuperato sia nella collana 100% Marvel ma è fuori catalogo e quindi da reperire nelle fumetterie ben fornite o su internet. Sempre fuori commercio e reperibili sul web sono la prima edizione della Marvel Italia (Marvel Special n. 2) del 1994 e quella più recente all’interno della collana Super Eroi – Le grandi saghe n. 70 pubblicata come supplemento al Corriere della Sera.