di Andrea Pazienza
Gruppo Editoriale L’Espresso, mar. 2006 – 160 pagg. col. e b/n cart. – 10,90 euro
Sperimentazione. Leggendo questo volume del compianto genio è la prima sensazione che sovviene alla mente. Ci sono storie di tutti i tipi, è difficile relegarle a qualche genere, realizzate con gli stili e le tecniche più disparate, dai raffinati colori acrilici arrivando al semplice bianco e nero con molte suggestioni prelevate dal fumetto francese degli anni settanta e ottanta (si pensi ad autori come Moebius, Lauzier e Pichard), ma in tutte appare l’esigenza di una fortissima ricerca omogenea di espressione. Attraverso la differenziazione Pazienza manifesta alla sua maniera, da vero artista, un’unitarietà di pensiero che sottende tutta la sua opera, quanto mai variegata: un senso della vita dolente, un’inquietudine esistenziale angosciata che emergono con vigore espressionista dalle sue pagine. Siano esse lisergiche come in William Blake, amaramente rassegnate come in Il segno di una resa invincibile oppure ferocemente caustiche come nella Piccola guida ragionata al (o del?) West, in cui si ritrova anche una sorta di raffinato omaggio a un altro grande artista , lo Jacovitti di Cocco Bill, nella delineazione degli sfondi, raffinatamente curati in questa occasione. Completano l’elegante volume efficaci redazionali che hanno più il sapore della struggente commemorazione di un amico perduto, piuttosto che del commento tecnico. Sono la testimonianza di un’eredità anche umana che ha saputo lasciare il grande e tormentato artista. (Paolo Garrone)
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