Bobo novecento

Bobo novecento

Sergio Staino I classici di Repubblica serie oro#22, febbraio 2005 - 384 pag. col. bros. - 6,90euro

È singolare e incredibile come un personaggio di pura finzione, anche se molto vicino nelle ispirazioni, più che nel carattere, al suo creatore, possa essere trasportato qua e là lungo il corso di cent’anni di storia italiana, con estrema disinvoltura, fantasia e abilità narrativa.
Bobo novecento, ventiduesima uscita per i Classici Oro di Repubblica, è una raccolta di storie di Sergio Staino che ha l’ambizione di raccontare il secolo breve per mezzo delle avventure del suo personaggio più famoso. Anzi, più propriamente, per mezzo di Bobo, della sua famiglia e dell’amico Molotov, Staino racconta il novecento filtrato attraverso le vicende della sinistra italiana, dalle prime cooperative rosse alla lotta partigiana, dal primo dopoguerra all’extraparlamentarismo post ’68, dall’anno del sorpasso al Berlusconismo. Tutto diviso in capitoli che portano i nomi dei vari segretari del P.C., poi P.D.S., poi D.S., come se il racconto delle speranze di milioni di persone possa essere scandito dalla successione di nomi che, soprattutto ai più giovani, nulla dicono o possono ricordare.
Operazione coraggiosa, dunque, questo ritratto di un pezzo d’Italia, fatto di lotte, speranze di riscatto, paure. Sentimenti contrastanti tra loro, ma narrati in maniera reale, viva, sentita.

L’assurdo, il ribaltamento temporale, il sarcasmo, la critica feroce sono elementi narrativi che Staino dimostra di saper maneggiare al meglio, all’interno di una ricerca di sintesi spesso imposta dal tipo di editoria che col tempo ha frequentato. Infatti, se qua e là troviamo qualche storia di lunghezza media, più spesso le storie che leggiamo in questo volume sono composte da poche pagine, visto che la maggior parte di esse sono state disegnate per l’Unità o per riviste come Linus, dove questo personaggio ha debuttato nel 1979. Brevità che peraltro non sminuisce la qualità del prodotto e l’efficacia del suo messaggio; anzi, sono più portato a pensare che pochi in Italia abbiano il dono di essere così semplici, senza essere banali, nel raccontare o inveire contro i mali della società o del mondo intero.
Se poi troviamo discontinuità nello stile e nella qualità del materiale qui proposto, ciò è dovuto al fatto che il libro è stato assemblato seguendo l’ordine cronologico degli avvenimenti e non quello della produzione dei racconti, cosa che non permette, se non ad un lettore già conoscitore della produzione di Staino, di capire l’evoluzione dell’autore; aspetto, in questo caso, probabilmente secondario o addirittura poco importante sia per i curatori, sia per Staino stesso.
Del resto, i racconti che mi hanno più colpito per il carico emozionale e per l’abilità del linguaggio narrativo, sono sparsi nell’arco dell’intera produzione dell’autore senese: basti citare “Funerali di Berlinguer” del 1984, “Mockba” del 1990, “Anno nuovo” del 2001, nei quali l’approccio fumettistico è certamente differente, ma in ogni caso sempre frutto di una grande padronanza tecnica, e che dimostrano che le zampate da grande autore sono state costanti negli anni, anche all’interno di ovvi alti e bassi qualitativi.

Se è vero quello che dice Luca Raffaelli nell’introduzione del volume “Il difetto di Bobo è quello di arrivare sempre in ritardo sui pensieri, le mode, i miti, i traumi” è anche vero che questo è quello che lo rende così simpatico e simile a tutti noi, e che questo character è stato giostrato in modo tale da risultare quasi universale per il variegato popolo della sinistra, del quale ha incarnato, in questi venticinque anni, le speranze e le disillusioni.
Un volume, insomma, celebrativo per quest’importante personaggio del fumetto italiano e al contempo singolarmente “didattico” per le nuove generazioni, che attraverso questi gustosi racconti possono conoscere se non la storia della sinistra italiana, i suoi sentimenti, i suoi miti, le sue sconfitte.

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