L’architettura cosmica di Jesse Jacobs

Durante gli esperimenti, Zantek si distingue per le sue grandi e raffinate doti inventive, realizzando delle complesse nanostrutture di carbonio, saldamente legate fra loro e articolate in una sequela infinita di scatole cinesi.
Da par suo, il più semplice e genuino Ablavar plasma delle strutture più grossolane e piene di imperfezioni, utilizzando un materiale meno nobile come il silicio, fortemente snobbato dai suoi compagni.
La creazione di Ablavar fa però breccia nella curiosità del maestro, grazie ai suoi continui tentativi di inventare creature viventi, rozze e maldestre, per arricchire il proprio universo: il progetto inizia con i dinosauri, per poi estinguerli e perfezionarli inventando gli animali.
Quella che Jesse Jacobs dipinge è dunque una vera e propria cosmogonia, una reinterpretazione in chiave psichedelica e moderna della creazione dell’universo.
E così conoscerai l’universo e gli dei è opera precedente al già pubblicato in Italia Safari honeymoon, ed è certamente utile leggere le due storie in sostanziale continuità, poiché l’una costituisce premessa dell’altra.
Se in Safari honeymoon Jacobs aveva descritto il tormentato rapporto fra l’uomo moderno e una natura che gli è totalmente aliena, in continua mutazione, fatta di creature ostili e sconosciute, in quest’opera l’autore si sofferma sulla creazione dell’universo e dell’uomo stesso, gettando le premesse di quella travagliata convivenza.
In Safari Honeymoon la narrazione era improntata allo sfiancamento del lettore, a comunicargli una sensazione di frastornato e nauseato straniamento, attraverso disegni che non avevano punti fermi nella rappresentazione di creature e vegetali sempre differenti.

È interessante vedere come Jacobs adotti una visione pessimistica dell’esistenza umana, che si ripercuote anche sulla sua opera successiva.
L’uomo non era originariamente nei pensieri di Ablavar: il suo progetto, in bilico nel bilanciamento di microcosmo e macrocosmo attraverso strutture molto rudimentali ma piene d’anima e genuinità, prevedeva solo una curiosa palla di fango, la Terra, abitata da strane e docili creature in armonia fra loro, cioè gli animali.
Invidioso del fatto che un progetto così scarno venisse apprezzato maggiormente delle proprie costruzioni avveniristiche, Zantek decide di instillare il germe della violenza e del caos in questo piccolo universo pacifico e controllato, proprio attraverso la creazione dell’uomo.
L’uomo è dunque un’aberrazione divina, non pensato e non voluto dal creatore originale dell’ambiente in cui viene intrufolato, una macchia sporca in un intero sistema.
Una cosmogonia dal solco biblico

Dall’altro lato abbiamo poi almeno due ulteriori riferimenti biblici: in particolare quello relativo alle vicende di Caino e Abele, qui incarnati dai figli del primo uomo e della prima donna creati. Uno dei due fratelli è infatti più docile, rispettoso della natura, degli insegnamenti e dei comandi dei propri genitori, mentre l’altro è più audace ma anche malvagio, la sua estrema curiosità non è sana e lo porta spesso a disobbedire e compiere atti deprecabili.
Non è un caso se proprio su di lui la divinità Zantek fa breccia per completare il suo nichilistico piano di vendetta: e veniamo qui al secondo riferimento biblico, che è però un leitmotiv di molte culture antiche, il cosiddetto trickster, la divinità ingannatrice.
Tratto comune di molte religioni è infatti la figura di una sorta di diavolo tentatore, che porta gli uomini sulla cattiva strada e sconvolge l’ordine costituito, sovvertendo la morale e rendendo indistinguibili i suoi principi: se in una scala di valori vi sono due eccessi che costituiscono rispettivamente la certezza del bene da un lato e del male dall’altro, il genio maligno interviene per rendere labili e ambigui questi confini, recando un caos originario che per sempre macchierà tutte le cose.

Zantek costringe i ragazzi ad una sorta di battesimo di sangue, forzandoli a nutrirsi di un coniglio brutalmente stritolato, simboleggiando il ruolo di presunta dominazione dell’uomo sulla natura e la sua posizione di parassita rispetto agli altri animali pacifici.
Zantek non introduce solo una sorta di naturale catena alimentare, ma il vero e proprio germe della violenza cieca e masochista, una violenza che nessun altro animale è in grado di sviluppare.
Da qui possiamo ricollegarci allora al passo logico successivo e necessario che Jacobs realizza in Safari honeymoon: dopo aver introdotto l’universo e l’uomo, mostra come l’uomo (non) conviva con la natura, un’impossibilità originaria intrinseca alla sua stessa esistenza.
Geometrie universali fra Escher e psichedelia
L’autore canadese adotta dunque una narrazione più piana ma anche più cruda e massiccia, che non colpisce direttamente i sensi ma che getta le basi ideologiche per i suoi futuri lavori, un’opera che vista nel complesso non può che risultare un ingranaggio ancora più prezioso.

Lo storytelling procede alternato fra ariose splash page, messe al servizio della rappresentazione di monumentali ambientazioni cosmiche e primordiali, e una stratificazione di vignette quadrate di piccole dimensioni, strumentali ad un racconto flessibile e veloce.
Colpisce anche stavolta la scelta quasi monocromatica dell’autore, che per entrambe le opere seleziona un colore dominante per rappresentare l’anima stessa del racconto: in Safari Honeymoon un verde pallido che pone l’accento sugli elementi naturali, organici e vegetali, delle ambientazioni, in E conoscerai l’universo e gli dei una tinta a mezza via fra il rosa e viola, che ben si addice alle ambientazioni siderali e trasmette l’idea di una nascita, una creazione appunto.
E così conoscerai l’universo e gli dei costituisce dunque una particolare revisione del mito creazionista, ma allo stesso tempo è tappa necessaria nella produzione dell’autore, vero e proprio manifesto programmatico della sua ormai delineata poetica lisergica ed allucinata, mai privo di basi riflessive, e utile chiave di lettura per le sue opere successive.
Abbiamo parlato di:
E così conoscerai l’universo e gli dei
Jesse Jacobs
Traduzione di Valerio Stivé
Eris Edizioni, febbraio 2017
84 pagine, brossurato, colori – 10,00 €
ISBN: 9788898644322
