La letteratura del fantastico affonda le sue radici nella storia stessa dell’uomo. Uno dei primi esempi è sicuramente l’Odissea, il lungo viaggio compiuto da Ulisse all’indomani della conclusione del sacco di Troia e con l’unico obiettivo di tornare a casa, alla sua amata Itaca e ai suoi affetti. Questa prima lunga avventura fantastica, in fondo, contiene tutti gli elementi di quel genere che oggi è universalmente noto con il termine inglese di fantasy: Ulisse nel suo viaggio, che può essere interpretato come l’eterna ricerca di se stessi, incontra mostri, affronta maghi ed esseri mitici, il tutto fino alla conquista finale, con il ritorno a casa e l’ultima lotta contro gli usurpatori.
La letteratura classica, quelle greca ed egiziana in particolare, però, è piena anche dei riferimenti agli animali, usati o come manifestazioni del divino o come un veicolo per discutere ed affrontare i difetti della natura umana. In ambito fumettistico questa scelta dà origine ai fumetti antropomorfi, che tanto hanno dato alla storia del fumetto in genere: Paperino e il ventino fatale, così come il più noto Maus, sono due semplici esempi di come si possano utilizzare i personaggi antropomorfi per affrontare temi di una certa importanza sociale o storica, il tutto mediando il messaggio attraverso paperi e topi piuttosto che attraverso esseri umani veri e propri.
Fantasy disneyano
Altrettanto chiaro, quasi ovvio, l’avvicinarsi del fumetto antropomorfo al fantasy: un genere già di per sé ricco di razze differenti viene così popolato da personaggi noti ed amati come, ad esempio, quelli della scuderia disneyana. Il fantasy in casa Disney, infatti, assume un ruolo molto importante, basti citare come esempio Fantasia e soprattutto la scena oggi meglio nota con il titolo di Topolino apprendista stregone (trasposta a fumetti dal tratto chiaro di Paul Murry), ed anche nel fumetto il fantasy disneyano ottiene spesso dei buoni risultati.
Limitandosi alle storie italiane, una delle saghe di genere più apprezzate è sicuramente la Trilogia della spada di ghiaccio, dove Topolino e Pippo diventano, per caso, gli eroi del mondo simil-medioevale dell’Argaar. Per molti appassionati disneyani del nostro paese (e non solo) questa è una saga di una qualità e di un valore ineguagliabili, in cui Massimo De Vita mostra non solo tutta la sua maestria nel disegno, ma anche una grande abilità nell’utilizzo dei personaggi, Pippo in particolare: con queste premesse accostarsi a priori senza alcun preconcetto alla recente Wizards of Mickey, audace esperimento di avventura fantasy realizzata in più saghe di dieci episodi ciascuna e pubblicate in tempi differenti sul settimanale Topolino, era piuttosto difficile. Sicuramente il volersi ispirare alla già citata Topolino apprendista stregone era un motivo di interesse e, perché no, un modo per sperare in qualcosa di quantomeno coerente con lo spirito disneyano; non si dimentichi poi che il primo episodio vedeva il recupero della gamba di legno di Pietro… Gambadilegno, in coerenza con le origini grafiche del personaggio stesso.
Purtroppo, nel suo complesso, le zone d’ombra dei dieci episodi di questa prima saga sono molte e, per quel che ci è dato sapere, da ascriversi a Stefano Ambrosio, sceneggiatore e co-ideatore della saga insieme al copertinista Marco Ghiglione.
Grande incompiuta
Dei dieci episodi di cui è composta si salva, in fondo, solo il soggetto: Topolino mantiene la sua natura senza alcuna evoluzione sostanziale nel corso delle avventure e nulla sembra far sospettare quello che avverrà in Wizards of Mickey II – Il lato oscuro, che dall’immagine di anteprima che chiude la prima saga sembra incentrata su una sorta di regno del terrore instaurato da Topolino stesso; Paperino, poi, è il solito distratto combina disastri, molto simile al Paperino in gran voga nelle storie straniere, in particolare quelle di produzione Egmont, mentre Pippo sembra più una brutta copia di Paperoga, utilizzato di volta in volta per sopperire alla mancanza di personaggi (e dei rispettivi talenti) come Archimede, Enigm, Pico de Paperis, Zapotec, completamente assenti dalla saga. A questo si va ad aggiungere una difficoltà nella gestione dello spazio: le singole storie, forse anche a causa del torneo di magia, filo rosso che lega i dieci episodi, non sviluppano bene né le battaglie del torneo stesso, concluse sempre in maniera sbrigativa, né la vicenda che affianca il duello stesso e legata alla sfida con il Signore degli Inganni, Macchia Nera: ad esempio nella settima puntata la costruzione del drago di ferro, progettato ed assemblato da Pippo, avviene in un unico episodio e, soprattutto, in meno di un giorno lavorando senza alcun aiuto magico!
In fondo la saga potrebbe essere considerata una sorta di grande incompiuta: gli spunti di interesse ci sono tutti, e tolti alcuni modernismi (su tutti l’amuletofonino…), non bastava molto, in fase di realizzazione, per renderla almeno un prodotto ben fatto (ad esempio allungando di 4 o 5 episodi la vicenda, in maniera tale da approfondire almeno i personaggi, o spalmando l’intera storia in due saghe, anziché in un unico arco narrativo di dieci storie). In fondo sono difetti che, personalmente, ho già riscontrato negli episodi “ambrosiani” di PK2: ottimi soggetti, poi mai veramente approfonditi in tutti i loro aspetti. A questo punto l’unica speranza è che l’arrivo del lato oscuro (marzo 2007) riesca a far tirare fuori ad Ambrosio il meglio di sé e quell’epicità che ogni saga fantasy dovrebbe avere, ma che si è appena sfiorata solo nel primo episodio.
Si segnala infile l’ottimo sito ufficiale della saga, www.wizardsofmickey.com, dal quale è possibile scaricare tutti gli episodi della saga in pdf (sezione WoM, sottosezione Gli episodi)!
Riferimenti:
Disney Italia: www.disney.it
Wizards of Mickey: www.wizardsofmickey.com