Mugiko – Le Storie #59 (Manfredi, Mauro)

Mugiko – Le Storie #59 (Manfredi, Mauro)

Gianfranco Manfredi e Pedro Mauro realizzano un riuscito divertissement, dichiarato omaggio alla figura di James Bond.

L’ex soldato Ivan Ivanovič, dopo essere stato nei gulag siberiani come dissidente politico, diventa una spia russa con il nome in codice “Mugiko”1.
Dichiaratamente ispirato a James Bond, con questo episodio de Le Storie Gianfranco Manfredi e Pedro Mauro offrono un riuscito divertissement. Nonostante l’indubbia derivatività dell’idea di fondo, il capovolgimento della prospettiva d’osservazione della Guerra Fredda e la freschezza della narrazione risultano convincenti in mano a un narratore abile che dimostra di sapere bene come giocare le proprie carte. Manfredi propone un personaggio dall’indubbio carisma, potenziale protagonista di un’ipotetica serie sullo spionaggio ambientata oltre la Cortina di Ferro negli anni Sessanta, che si muove in un contesto socio-politico non banale come quello del Sud est asiatico.
Dal canto suo, Pedro Mauro omaggia chiaramente le pubblicazioni pulp con un approccio tra il classico e il retrò. Sin dalle prime tavole il disegnatore brasiliano utilizza un’impostazione quasi del tutto slegata dalla tipica gabbia bonelliana, con vignette dalla forma variabile che spesso si incastrano l’una nell’altra. Il suo denso tratteggio risulta a tratti incostante e sulla lunghezza delle 110 pagine il fascino esotico del suo stile si diluisce in pose spesso legnose e non sempre efficaci.
Nota di merito all’efficace copertina di Aldo Di Gennaro, con sfondo completamente bianco (sia per concentrarsi sul protagonista che per evocare gli sfondi innevati), su cui domina il sorriso ironico di Mugiko, la sua arma più letale.

Abbiamo parlato di:
Mugiko – Le Storie #59
Gianfranco Manfredi, Pedro Mauro
Sergio Bonelli Editore, agosto 2017
114 pagine, brossurato, bianco e nero – 4,00 €


  1. Il nome scelto dal protagonista ricorda quello dei contadini divenuti proprietari terrieri nella Russia zarista, dimostrando un’evidente ironia verso quello stesso governo per il quale Ivanovič si trova a lavorare. 

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