La Miskatonic University organizza una spedizione in Antartide durante la quale vengono ritrovati dei fossili talmente antichi da essere precedenti alla comparsa della vita sulla Terra. Questa scoperta, raccontata dal professor Dyer, è la prima di altre ben più terrificanti che conducono molti dei ricercatori alla morte o alla follia.
Normalmente non amo scrivere recensioni o articoli in prima persona ma in questo caso devo fare un’eccezione. Perché anche io, per citare Roberto Recchioni nell’introduzione al volume, sono stato “cittadino di Arkham” per diverso tempo (anni?) immerso nel mondo orrorifico immaginato da H.P. Lovecraft, ed è per questo motivo che mi sono avvicinato alla lettura di questo volume carico contemporaneamente di aspettative e diffidenza.
Diffidenza perché tradurre un classico della letteratura in un altro medium (che sia quest’ultimo fumetti, cinema o altro) comporta sempre diverse insidie. Come sanno i traduttori professionisti “tradurre è anche tradire”, non c’è scampo, per cui si possono adottare due soluzioni: interpretare il tutto dando una tua chiave di lettura, prestando poi il fianco alle critiche dei fan del testo originario, oppure optare per la filologicità e l’aderenza totale al testo.
Stando alle dichiarazioni di Recchioni i quattro volumi de “I Maestri dell’Orrore” – collana di cui è curatore per Star Comics, e in uscita contemporanea in libreria e fumetteria subito dopo Lucca Comics & Games –seguono questa seconda strada. Ovviamente il rischio è che alla fine del volume il lettore si domandi quale sia la necessità di proporre un fumetto che sia identico all’originale. In caso di operazioni di questo genere si prova spesso la sensazione di trovarsi di fronte a un romanzo per gente pigra che ha bisogno dei disegni.
Giovanni Masi si incarica di questo lavoro ingrato alternando efficacemente didascalie che riportano il testo originale a pagine di dialogo, riuscendo così ad alleggerire la prosa notoriamente verbosa dello scrittore di Providence.
Altro motivo di diffidenza è legato alla mia personale esperienza di lettore di Lovecraft fatta di serate passate a leggere i racconti ripercorrendo le stesse righe più e più volte cercando di dare una forma agli incubi descritti (o non-descritti se preferite) dall’autore. Cristallizzare quell’immaginazione, quel pizzicorìo inquietante dietro la nuca, in una forma che espliciti quello che invece viene solo suggerito è un’operazione che dovrebbe far tremare i polsi ad ogni disegnatore.
Federico Rossi Edrighi, conscio di questo ostacolo, opta per un tratto molto sintetico, che ricorda alcuni lavori di Ted McKeever, fatto di linee spezzate e sottili che trasmettono al lettore una sensazione di nervosismo e disagio diffuso per tutto l’albo. L’uso di una rigida gabbia a tre strisce viene “tradito” nella seconda parte del volume allo scopo di rendere la ciclopicità della città dei Grandi Antichi senza però mai avere la pretesa di descrivere per intero quello che i protagonisti vedono con i loro occhi.
Sembra evidente che Masi ed Edrighi (colleghi e amici di lunga data) abbiano lavorato gomito a gomito, tant’è che la regia delle tavole e la scelta delle inquadrature danno la sensazione di un lavoro di concerto. Il risultato è un albo di ottima fattura, che rende giustizia all’opera originale e ai suoi fan, e nel quale l’orrore inconscio degli scritti di Lovecraft traspare anche nelle sequenze più “quotidiane”, un ciocco di legno che si spezza nel caminetto, una voce dietro una porta chiusa…
Abbiamo parlato di:
Roberto Recchioni presenta I maestri dell’orrore: Alle montagne della follia.
Giovanni Masi, Federico Rossi Edrighi
Star Comics, novembre 2015
112 pagine, brossurato, bianco e nero – 15,00 €