“Ascolta, porto sulle spalle le montagne del mondo, e la mia fronte reca i solchi di tutti i sentieri che ho percorso. Nella mia voce puoi sentire il rombo sordo della terra, nei miei occhi puoi vedere l'acqua di tutti i mari…”
Un bambino piccolo piccolo parte per il primo viaggio da solo. La sua meta è il vento della vetta più alta, quello che può smuovere le enormi montagne cresciute da tempo sulle spalle del nonno. Anche il nonno sta per partire, ma ha promesso di aspettarlo. Se il bambino troverà il vento, forse questo spingerà il nonno verso nuove ed eccitanti avventure, altrimenti per lui sarà l'ultimo viaggio.
Con L'uomo montagna, Tunué torna a pubblicare per la collana Tipitondi una storia illustrata da Amélie Fléchais, dopo il graphic novel Il sentiero smarrito e il picture book Lupetto Rosso. Il risultato conferma la maestria della talentuosa artista francese, stavolta affiancata da Séverine Gauthier nella sceneggiatura.
“Ti piace essere un bambino?”
“Penso di sì.”
“E allora avrai sicuramente delle radici da qualche parte.”
La metafora del bambino che apprende le leggi immutabili del mondo si traduce in un racconto apparentemente lieve, eppure denso di significati. Nella sua scalata alla montagna più alta, il piccolo conosce per la prima volta la solitudine. Un alternarsi tra giorni e notti restituito nella bellezza delle tavole a tutta pagina, dove lo spazio dilatato accoglie anche lo scorrere del tempo, reiterando la figura del protagonista. Non che nel viaggio manchino gli incontri.
Anzi, lungo il cammino, il bambino entra in contatto con la natura e tutto ciò che la compone: alberi, rocce e animali, ciascuno gioiosamente intento nell'interpretare il proprio ruolo nell'ordine dell'universo. Con il piccolo viandante, questi condividono lo stupore primigenio, loro che non hanno mai visto un bambino, ma possiedono la saggezza innata degli elementi naturali. Da ognuno il piccolo impara qualcosa. Dall'albero, l'importanza di avere radici salde; dai sassi, il piacere di vivere secondo la propria natura; dagli stambecchi, a contare sugli altri nei momenti difficili. E dal vento? Dal vento, naturalmente, la forza di andare avanti.
“Per aiutarti dovrei soffiare? Mi pare ben facile.”
“A me pare molto difficile, ma è perché non sono il vento.”
Se la storia procede secondo le tappe del percorso di formazione, con dialoghi in bilico tra massime e poesia, sono i disegni a conferire al racconto un respiro universale. La comunione tra uomo e natura, e il conseguente sottostare del primo alle leggi della seconda, è restituita fin dalle prime tavole con efficacia visionaria. Il profilo del nonno abbraccia l'orizzonte e trasfigura nel paesaggio, barba e capelli tramutati in vento, le ossa e la pelle ruvida che sconfinano in monti puntuti. Un richiamo all'essenza naturale di ogni vita, ma anche una splendida illustrazione della vecchiaia, intesa come ritorno sempre più impellente alla terra da cui tutto ha origine.
Per contro, gli elementi della natura sono personificati e si confrontano con il bambino come la Volpe de Il Piccolo Principe. Dal magnifico albero, con il corpo attorcigliato in spire e gli occhi profondi di corteccia, al vento etereo dalle ali di uccello, dai sassi animati e spigolosi ai maestosi e soffici stambecchi. Personaggi pronti a interagire con lo sfondo, fondendosi con l'ambiente in virtù dei colori e dei contorni tenui, tra luminose tonalità pastello e nebulose atmosfere stellate.
Fléchais traspone la storia in linee essenziali, affidando al colore in funzione espressiva il compito di amalgamare o disgiungere paesaggi e figure. La piccola sagoma del bambino che avanza minuscola nei quadri d'insieme ricorda il Pollicino di Charles Perrault illustrato da Roberto Molino. Un gusto decorativo da Art Nouveau attraversa trasversalmente le tavole, donando ritmo e dinamismo tra traiettorie spiraliche e stormi di uccelli. Il risultato incanta e commuove, compensando, con la pienezza estetica, la leggerezza di un finale atteso e poco approfondito dalla narrazione.
Nel complesso, un libro da gustare tavola dopo tavola, che non mancherà di conquistare gli adulti al pari dei più piccoli. Per imparare, insieme alle rocce, che non è necessario correre due volte, purché la prima sia la più bella e la più folle di tutte le corse.
Abbiamo parlato di:
L'uomo montagna
Séverine Gauthier, Amélie Fléchais
Traduzione di Stefano Andrea Cresta
Tunué – collana Tipitondi, febbraio 2017
56 pagine, brossurato, colori – 14,90 €
ISBN: 9788867902170