Anni Quaranta. Larry Talbot torna nella sua casa in Galles per riunirsi al padre, rimasto solo dopo la scomparsa del fratello maggiore. Incontra e si innamora di una ragazza, Gwen, figlia di un ambiguo antiquario dal quale acquista un bastone con un pomo d’argento. Dopo una serata trascorsa con lei, Larry si imbatte in un lupo e riesce ucciderlo, ma viene morso dall’animale. Ben presto l’uomo capirà di aver lottato contro un lupo mannaro che gli ha trasmesso la sua maledizione.
Se questa storia vi sembra familiare siete sulla strada giusta poiché appartiene a uno dei pilasti del cinema Horror di tutti i tempi, che torna in una nuova versione a fumetti grazie allo sceneggiatore Luca Franceschini e al disegnatore Sergio Vanello. Insieme, i due hanno realizzato una trasposizione del classico The Wolf Man del 1941, interpretato da Claude Rains e Lon Chaney Jr: un curioso progetto fumettistico, che riporta in auge e, al tempo stesso, celebra il mito e le origini di uno dei mostri cinematografici più famosi e influenti della storia di Hollywood. L’effetto nostalgia è assicurato, nonostante un andamento narrativo e visivo un po’ altalenante.
Tra i pregi di questa graphic novel c’è sicuramente il formato gigante alla francese che dona ariosità a storia e disegni, con una copertina di grande impatto, ben realizzata e arricchita da un font felicemente sensazionalistico come quello del cinema d’intrattenimento americano degli anni ’40 e ’50. Sfogliando il volume si denota anche l’alta qualità di stampa che esalta le tavole di Vanello, molto curate nei dettagli e con uno stile vintage che richiama alla memoria i toni dei classici fumetti horror degli anni ’60 pubblicati dalla Warren Publishing, ma anche la gestione dei chiaroscuri (nonché l’alternanza tra lampi di luce e ombre), tipica di maestri del fumetto mondiale come Sydney Jordan e Alberto Breccia.
Si riscontra tuttavia una certa discontinuità nella cura delle fattezze dei personaggi: ai primi piani curati fin nei minimi dettagli degli attori del film, con una qualità quasi fotografica (d’altronde Vanello è un ottimo ritrattista e illustratore, come testimoniato dalle tante sue opere presenti sul web), si contrappongono diverse vignette con posture, caratterizzazioni facciali ed espressive che appaiono realizzate in maniera frettolosa. Sembra inoltre straniante la decisione di ritrarre un personaggio, che dovrebbe essere una donna di più di sessant’anni, con le fattezze di una ventenne, una scelta stilistica su cui comunque non si entra nel merito.
Con i dialoghi ridotti all’osso, probabilmente mutuati da quelli del film, la sceneggiatura di Franceschini segue in modo pedissequo la storia originale, concedendosi qualche divagazione come, ad esempio, un finale alternativo rispetto a quello della pellicola diretta da George Waggner. Il lavoro dello sceneggiatore è attento e calibrato, ma non riesce a superare tutte le insidie che si nascondono nel realizzare una trasposizione dal cinema al fumetto: nello specifico, in ogni vignetta viene ripreso un fotogramma del film, del quale Vanello replica sia gli elementi in scena sia la fotografia, ma purtroppo la scelta selettiva dei singoli frammenti porta lo storytelling a essere poco scorrevole e, in alcune sequenze, slegato nella progressione narrativo-visiva. Si profila così un effetto didascalico che, sebbene possa fare parte dell’operazione di tributo dell’opera originale, non è altrettanto efficace dal punto di vista della lettura.
Un’operazione del genere comporta diversi rischi, primo tra tutti una narrazione che, passando da quella del cinema a quella del fumetto (due media con propri ritmi e regole), può rivelare un gap niente affatto semplice da colmare e complesso da gestire.
I due autori, al netto di alcune pecche, portano comunque avanti con cura un esercizio di sintesi dell’opera cinematografica ricco di passione e degno di nota.
Abbiamo parlato di:
L’Uomo Lupo
Luca Franceschini, Sergio Vanello
Edizioni NPE, 2022
80 pagine, cartonato, bianco e nero – 19,90 €
ISBN: 9788836270842