“[…] Hanno vinto i parcheggi in doppia fila
quelli multi-piano, vicino agli aeroporti
le tangenziali alle 8 di mattina e i centri commerciali
nel fine settimana […] Ma ha perso la città, ha perso un sogno
abbiamo perso il fiato per parlarci
ha perso la città, ha perso la comunità
abbiamo perso la voglia di aiutarci.”
In queste parole tratte da Ha perso la città di Niccolò Fabi si potrebbe racchiudere il nucleo narrativo e poetico de L’incanto del parcheggio multipiano di Marino Neri, pubblicato nel 2018 da Oblomov. Un fumetto che, basandosi su una trama semplice e lineare condita da elementi sovrannaturali, riesce a trattare temi complessi e quanto mai attuali, raccontandoli con acutezza critica ed eleganza narrativa.
Una umanità ai margini
Si comincia con un omicidio, quello di un giovane ragazzo di colore, ucciso senza motivo da un gruppo di anonimi in un anonimo parcheggio multipiano di una anonima periferia italiana. Una morte cretina, come dice la stessa vittima al lettore, mentre si chiede perché sia successo e chi sia lui adesso, morto immemore e dimenticato da tutti, intrappolato come un fantasma nel nostro mondo.
Questo evento incrocia la vita di Arturo Zolferini, in arte Zolfo, un uomo iracondo, ignorante, pieno di debiti, in perenne equilibrio sul filo della sopravvivenza, che si trova di fronte a una scelta difficile, guidato da un misterioso sogno foriero di una possibilità di riscatto.
Proprio riscatto è una delle parole chiave dell’opera di Marino Neri, quella ricerca sofferente di dignità, identità e decoro morale che non sfugge solo al protagonista e agli altri personaggi, ma che sembra aver abbandonato il tessuto sociale di una periferia ormai sfilacciata, colpita da una desertificazione non solo economica, ma soprattutto umana e civile.
Le figure messe in scena dall’autore sono attori di un dramma corale, che trova la propria sintesi in Zolfo, uno sbandato con cui il lettore forse non si identifica, ma in cui riesce a vedere tutte le fragilità del nostro tempo, di quella parte della nostra società messa ai margini, divisa tra bontà di cuore e crudeltà di pancia, schiacciata dalle disuguaglianze economiche che fanno sì che al posto della giustizia si sostituisca la legge di una giungla antropica, in cui chi ha di più dispone della vita di chi ha di meno, in cui chi ha di meno pondera se vendere la propria libertà per un po’ di soldi.
Questa dicotomia dell’umanità al confine della civiltà trova forma nelle matite spesse e precise di Neri, nei chiaroscuri che gettano ombre sui volti dei personaggi, che ne definiscono le sofferenze facendoli emergere dal blu monocromatico dei muri e dei palazzi e dal bianco della neve e delle luci artificiali. In questo senso, l’evoluzione del segno dell’autore da La Coda del Lupo a questo libro appare naturale e necessaria: dalla narrazione spaziosa ed eterea, fatta di figure nervose e un tratteggio più fitto, quasi colaniano, che ben richiama le atmosfere rurali de La coda del lupo, si passa a una composizione più geometrica e “inurbata”, a un aumento delle vignette che coincide con l’aumento dei confini che segnano le nostre città.
Uno stile forse meno evocativo ma più narrativo, in cui l’autore crea un equilibrio instabile tra oscurità e chiarori, un gioco teatrale in cui le figure compaiono e scompaiono muovendosi su un palcoscenico che è sin dalla prima scena il vero protagonista del racconto.
La periferia, tra prigione e sogno
L’incanto del parcheggio multipiano non è quindi la storia di Zolfo, non quella della vittima di violenza, né dei suoi carnefici, bensì è una storia sul concetto stesso di periferia, quell’agglomerato di umanità disperata ed edifici un tempo moderni e oggi decadenti, uguale a sé stesso in ogni parte del mondo, in cui sembrano riecheggiare da una parte il dialetto meneghino, in un’altra quello partenopeo, più in là quello romano, e in qualche posto anche quello parigino o berlinese.
Un luogo/non-luogo, una prigione immutabile fatta di violenza e meschinità, di ignoranza ed egoismi. L’autore la racconta utilizzando inquadrature ripetute sullo stesso palazzo, lo stesso bar, lo stesso parcheggio, e creando così un ciclo perenne, quasi naturale e inevitabile per chi ci vive dentro, che abbrutisce e impigrisce.
Per esaltare e al tempo stesso stemperare questa sensazione di degrado e immobilità e per dare personalità a un racconto che a primo impatto potrebbe apparire quasi come scontato, Neri scegli di calare la vicenda in una atmosfera onirica e mistica. Anche in questo caso, la nuova opera si confronta e si scontra con La coda del lupo: dal racconto fiabesco ispirato alle tradizioni popolari si passa alla fiaba contemporanea, figlia dell’urbanizzazione estrema. Da boschi, miniere e fede si passa a fabbriche, palazzoni e consumismo.
La poetica dell’autore cristallizza la vicenda fuori dal tempo, intrappolandola in una palla di vetro che è sì prigione crudele, ma anche luogo di sogno. Ed è in questo posto che c’è ancora spazio per la speranza, c’è spazio per un gesto piccolo, involontario magari, che restituisca ai protagonisti quella dignità tanto cercata, un gesto come quello di dare un nome a una vittima innocente e destinata ad essere dimenticata.
Nell’atto finale del racconto, il tormento di Zolfo e della vittima trovano compimento, riuscendo a guadagnare un riscatto che non coincide con una epica vittoria degna del viaggio dell’eroe, ma con un piccolo grazie sussurrato in un mare di dolore, che mette in luce gli aspetti migliori dell’animo umano, quello capace di provare empatia e di essere solidale. E nel riscatto conclusivo, la figura del ragazzo fantasma, rappresentato in tutto il volume come l’unico circondato da un’aura di candida bianchezza, risplende sul parcheggio e su tutta la periferia.
Con la sua opera onirica e senza tempo, Marino Neri racconta con acutezza il nostro presente e ci richiama alle nostre qualità migliori, quelle che ci trasformano da fantasmi di carne che si aggirano tra il cemento in uomini veri, capaci di fare la scelta giusta.
Abbiamo parlato di:
L’incanto del parcheggio multipiano
Marino Neri
Oblomov Edizioni, 2018
128 pagine, brossurato, monocromia (blu) – 19,00 €
ISBN: 9788885621411