Suede, dieci dischi e due vite
Ma come fanno? Questa è la dannata domanda che gira intorno all’ascolto del decimo album dei Suede che segna in maniera circolare la loro carriera: cinque album dal 1993 al 2002, altrettanti cinque dal 2013 ad oggi. Due vite artistiche peraltro sviluppatesi secondo uno schema opposto: dai migliori album al punto più basso di “A New Morning” (2002), dalla ripartenza di “Bloodsports” (2013) in un timido “ci-siamo-ancora” ai fasti dell’ultimo, incredibile album. Davvero non si trovano parole per descrivere la coerenza, pienezza, espressività di questo “Antidepressants”.
I Suede non si siedono sugli allori, sul passato e sulle loro hit (qui potete recuperare la Top 7 delle loro canzoni più belle) già scritte ma vanno avanti, perché evidentemente seguono l’andamento della vita ricordando che non è eterna. “Questo album è una sorta di memento mori, un promemoria della morte”, ha spiegato Anderson in un’intervista a Dazed. Perché ricordandosi della morte si assapora di più la vita, si cerca di tratteggiarla, non si rimane fermi alla propria giovinezza.
Dark, chitarre elettriche e inni brit-epici
Brett Anderson, dopo aver perso entrambi i genitori, cerca di concentrarsi sull’odierno e scopre un mondo sempre sull’orlo di una crisi, di un baratro (come dagli torto?), in cui una via d’uscita può essere quella di anastetizzarlo attraverso degli “antidepressivi”. E allora la scrittura si fa scura, dark: in molti hanno sottolineato un parallelismo con i Joy Division e ci sta, ma per quanto mi riguarda preferisco usare la citazione dei Cult di “Love” in quanto l’elettricità delle chitarre era molto più presente nei Cult che nei Joy Division. E i Suede la sfruttano molto: ogni canzone sembra un’inno, ldal singolo “Dancing With The Europeans” a “Broken Music For Broken People”, ogni brano ci fa ritrovare quel modo di essere brit-epici tipico dei Suede ma in un modo che è rinnovato, che è fresco.
Ingannare la morte
C’è qualche ballata, come “”Somewhere Between an Atom and a Star” che pare una nuova “Sleeping Pills” oppure “June Rain” dal giro di accordi così vicino a “Through the Barricades” degli Spandau Ballet (!), e ci sono due brani molto bui che potrebbero essere stati scritti dai migliori Cure, “Trance State” e la conclusiva “Life Is Endless, Life Is a Moment” (titolo bellissimo).
Ma come fanno? Non c’è risposta o forse l’unica ipotesi è che i Suede cerchino di essere loro stessi oggi, non si rappresentano come erano o come saranno, sono qui, con noi. Senza fermarsi: nell’intervista a Dazed emerge che Anderson “già pensando al prossimo album, anche se in fase embrionale”.
Che è l’unico modo di ingannare, almeno per ora, la morte. Poi si vedrà.
85/100
(Paolo Bardelli)
Pubblicato originariamente su www.kalporz.com/2025/09/suede-antidepressants-bmg-2025/
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