La generazione di Igort è anzitutto una fauna selvaggia e incontrollata di talenti. Un gomitolo di vite, di storie, di provocazioni e ispirazioni.
Forse stavolta gli elementi erano davvero troppi perché potessero essere sceneggiati, disegnati, ricodificati nel linguaggio del fumetto. Forse è per questo che Igort, classe 1958, ha deciso di parlare ai suoi lettori attraverso il mezzo – meno consueto, nel suo caso – della prosa.
My Generation è un viaggio negli anni ‘70 di quella Bologna ruggente e istrionica in cui si sono formate le menti più emblematiche dell’underground culturale italiano. Perché questo libro non è soltanto un’autobiografia, lo si potrebbe definire piuttosto un viaggio rocambolesco nei luoghi – non solo geografici – che hanno contribuito alla formazione del fervido immaginario di uno tra i più grandi fumettisti italiani.
Il viaggio del giovane Igor Tuveri parte da una Cagliari afosa, dal desiderio di sfidare i flutti che circondano l’isola per assecondare anzitutto il primo fra tutti gli istinti di un artista: sognare. A vederla bene, la vita dell’autore appare come quella di un predestinato: nasce in una famiglia in cui musica, letteratura e immaginazione sono ospiti fissi e graditi. La figura del padre di Igort in particolare attraversa momenti estremamente intensi della narrazione, mostrandosi a più riprese lungo il filo dei ricordi, tenera e ingombrante al contempo, straripante di carisma.
Un padre sfegatato cultore di musica classica da una parte, dall’altra il fiume in piena dell’epopea Rock Anni ‘70 che si abbatte sul mondo interiore di Igort, lo sconvolge e lo contamina irreversibilmente. Il David Bowie di Ziggy Stardust e Lou Reed anticipano in musica il viaggio dell’autore, tra le tappe immaginarie di mondi alieni e sconosciuti e quelle geografiche: Cagliari, Londra, Bologna.
Se è vero che My Generation non è un’opera a fumetti, è altrettanto essenziale ricordare lo stile eclettico che ne definisce ogni scelta: dalle onomatopee in stampatello che intervallano il susseguirsi dei paragrafi, ai testi dei brani musicali, fino alle tavole oniriche di Klaus Magenta.
Igort si trasferisce a Bologna sul finire degli anni ’70, e il libro ripesca da questo momento artistico straordinario le pagine più intense di tutta la narrazione. Dalla sconfitta delle ideologie al fervore delle idee, dalla pienezza dell’impegno culturale all’insidia autodistruttiva dell’eroina, dalla venerazione per Moebius e per tutti i maestri al desiderio inestinguibile di sfidare il canone, di superare ogni limite artistico possibile.
Perché alcuni avvenimenti penetrano in profondità sino all’essenza del mio essere intimo e altri evaporano?
Contrasti dunque, e insidie, dolore, fragilità. Una storia di amicizie, di sane rivalità, di passione. Ma anche una storia attraversata dall’incombere di tragedie subdole e incomprensibili. L’amicizia con il grande Andrea Pazienza e con Stefano Tamburini, angeli caduti dalla vertigine della loro stessa vulnerabilità. La drammatica vicenda dell’omicidio di Francesca Alinovi, la visionaria critica e ricercatrice del DAMS bolognese. La storia dell’Italia di quegli anni durissimi, Anni di Piombo, che dal mattino del 2 agosto 1980 si mostrarono nella forza terrificante di una violenza insensata: l’ordigno esploso alla Stazione di Bologna segna per sempre Igort in quella che lui stesso definisce sul suo libro una vera e propria perdita dell’innocenza.
In questo libro ciò che è reale non conta necessariamente più di ciò che è frutto dell’immaginazione. Un’opera straordinariamente coerente con lo stile del suo autore, che offre tutto ciò che occorre per capire come mai quegli anni siano stati così preziosi per lui, ma anche qualcosa di più.
My Generation non è un libro per soli appassionati all’opera di Igort. Dovrebbe piuttosto essere letto da quanti sono curiosi di sapere come funzioni il misterioso mondo delle influenze artistiche: come può un fumettista essere influenzato da Jean Paul Sartre? Quali figure contribuiscono a costruirne la personalità? Cosa c’entra la musica con il fumetto?
In queste pagine si dimostra che tutto è davvero prezioso in una vita d’artista, si descrive il balzano ed eccitante mondo dell’immaginazione, e si mostra la capacità dell’arte di livellare cime apparentemente imparagonabili. Così Edgar Allan Poe e Raymond Chandler finiscono per incontrarsi con un edicolante antipatico, Syd Vicious con un padre colto e appassionato, la spiaggia di Cagliari con i portici di Bologna.
Tutti i tasselli di un mondo di personaggi coi quali, prima o dopo, si finisce per entrare in sintonia. Alcuni tra questi sono davvero indimenticabili, ma per chi scrive ce n’è uno su tutti: il fantasma sorridente di Paz.
Abbiamo parlato di:
My Generation
Igor Tuveri
Chiarelettere , 2016
304 pagine, brossurato – 19,90€
EAN: 9788861908536