I film di supereroi tra luce ed oscurità

I film di supereroi tra luce ed oscurità

Dopo l'uscita di Spider-Man: Homecoming, quale futuro per il genere dei film di supereroi? Inoltre, novità su Valerian e sulla causa legale inerente The Walking Dead.

I film di supereroi tra luce ed oscurità

L’uscita nelle sale di Spider-Man: Homecoming, oltre a riportare l’arrampicamuri cinematografico ai fasti di un tempo (perlomeno nell’ambito del box office), ha anche riacceso una vecchia discussione sul genere dei film supereroistici e sulle tematiche, ma soprattutto le atmosfere, che questi devono presentare al pubblico.

Il film diretto da Jon Watts e interpretato da Tom Holland ha dimostrato, più di ogni altra pellicola di questo genere negli ultimi tempi, di essere un prodotto di intrattenimento al 100% con l’intento di fornire agli spettatori due ore di risate, emozioni e divertimento. Aldilà delle valutazioni che ognuno può avere sulla validità del progetto in sé è ovvio che Spider-Man: Homecoming ha riacceso l’eterna domanda: i film di supereroi devono essere solari e leggeri o dark e seriosi?

A cercare di rispondere a questa domanda è stato nei giorni scorsi un interessante articolo di Owen Gleiberman su Variety che ha tentato di analizzare lo status di questo tipo di film all’alba di un importante anniversario: i 40 anni dall’uscita nelle sale di Superman di Richard Donner, avvenuta nel 1978.

Ci stiamo avvicinando al quarantesimo anniversario del genere dei film di supereroi (iniziato con “Superman” nel 1978) e se gli anni ci hanno insegnato qualcosa sul genere è questo: quando l’avventura di un supereroe è troppo leggera o troppo oscura, rischia di esaltarne la trivialità. I grandi film di supereroi sono fiori unici, ma ciò che hanno in comune è la ricerca dell’equilibrio ideale, affinché le minacce al destino del mondo e il divertimento dell’essere invincibili non si combattano a vicenda.
Guardando indietro, è facile individuare come alcuni esempi del genere, pur con tutto quello che hanno significato, hanno fatto degli errori. Il “Superman” del 1978 è spesso descritto come un “classico” e, dato l’effetto che ha avuto sulla cultura popolare, suppongo che lo sia in senso letterale. È in parte grandioso: la grandezza dei campi di grano durante il racconto della sua origine, la screwball comedy tra Christopher Reeve nel ruolo di Clark Kent e Margot Kidder come Lois Lane, un confronto che mantiene ogni effetto della sua scintilla una volta che Clark diventa Superman. La performance di Reeve è perfetta: il suo sistemarsi gli occhiali, il ruolo da finto nerd e una volta che indossa il mantello il suo fascino è super.

Continuando il discorso, Gleiberman sottolinea gli errori compiuti successivamente con Superman II di Richard Lester, che non seppe bilanciare adeguatamente la leggerezza con l’oscurità di un Superman sdoppiatosi con l’apparizione di un doppione malvagio.

Arrivando poi al Batman di Tim Burton viene evidenziato come il regista seppe dosare gli elementi grazie a un Michael Keaton perfetto nel ruolo del difensore di Gotham City e a un Jack Nicholson che, nonostante l’inquietudine del suo letale Joker, sapeva anche allo stesso tempo rendere più “rilassate” certe sequenze con il suo umorismo macabro, folle e surreale, ma pur sempre umorismo.

Ma guardando al passato, quale si può dire sia la situazione attuale per questo genere di pellicole? Il critico e giornalista di Variety, parlando dei vari film usciti nel 2016 e riferendosi in particolare a Batman V Superman: Dawn of Justice e Suicide Squad, afferma che questi progetti sono stati affogati nell’oscurità.

Ho tollerato la prima metà di Batman v Superman: Dawn of Justice perché pensavo che la prospettiva di un Superman che mutava in un noioso fascista possedesse una risonanza stranamente plausibile… Comunque, insieme a Suicide Squad, con la sua insulsa insalata di criminali che non hanno nemmeno il coraggio andare oltre i limiti, Batman v Superman ha creato una tendenza inquietante: nello spazio di un’estate la gioia dei film supereroi era scomparsa. Penso che tutto ciò contribuisca a spiegare la risposta estasiata all’eroico adolescente di Spider-Man: Homecoming. Dopo il doppio colpo dello scorso anno, questo film ti ricorda che un film di supereroi può essere, in una parola, divertente.

Ma può essere il divertimento l’unico ingrediente da inserire in un adattamento cinematografico di un fumetto?

Gleiberman ricorda che Captain America: Winter Soldier ha dimostrato chiaramente che anche un film che prende come spunto il mondo reale e che ha come tematica principale la paranoia della sorveglianza può appassionare lo spettatore ed essere emozionante, così come per gli ideali “politici” di compassione e pace presenti in Wonder Woman con Gal Gadot, che hanno letteralmente conquistato pubblico e critica.

Forse, per il momento, è un mondo alla Spider-Man: Homecoming. Forse, dopo l’anno scorso, il pendolo luce/oscurità dovrà spostarsi verso la luce. O forse è qui che i supervisori dell’Universo Cinematografico Marvel vorrebbero che rimanesse. Ma spero di no. Se stiamo nuotando, a livello culturale, nel cinema sui fumetti, allora dobbiamo chiedere grandezza al cinema sui fumetti. E questo significherebbe che la leggerezza e l’oscurità si sono elevati in qualcosa di più. Significherebbe che la leggerezza e l’oscurità sono legati tra loro in una danza del destino.

Valerian e la città dei mille pianeti

L’adattamento cinematografico del fumetto francese diretto da Luc Besson, la cui uscita nelle sale avverrà tra pochi giorni, sarà il primo film Sci-Fi offerto in EclairColor, un sistema High Dynamic Range recentemente lanciato.
Questo nuovo sistema di HDR sarà disponibile in alcuni cinema selezionati in Francia, dove il film uscirà il 20 luglio attraverso EuropaCorp Distribution, e in Germania, dove arriverà nelle sale il 26 luglio attraverso Universum Films.
La società di servizi digitali francese Ymagis ela società di post-produzione Eclair hanno introdotto EclairColor la scorsa estate. Attualmente ci sono 95 sale cinematografiche dotate di EclairColor, tra cui 46 in Francia e 45 in Germania.
Ymagis e Eclair hanno mostrato EclairColor a Hollywood, con le speranze lanciare presto questo formato sul mercato statunitense.

The Walking Dead e il licenziamento di Darabont

La lunga causa legale tra il regista Frank Darabont e il network AMC, che vede coinvolta anche l’agenzia di management CAA e che verte sui profitti di The Walking Dead, vede aggiungersi un altro tassello. Il network sta cercando da alcuni giorni di giungere a una sentenza sommaria e così chiudere il caso, mentre il team legale di Darabont sta cercando di tenere in piedi il caso, puntando su elementi del contratto che il regista stipulò con la rete televisiva.

Alcuni documenti che sono stati archiviati di recente dopo essere stati presentati come prova: riguardano alcune mail tra il regista e la produttrice dello show Gale Anne Hurd che proverebbero come Darabont si sentisse sopraffatto dalle richieste di dovere gestire una serie televisiva, ma allo stesso tempo mostrano la mancanza di disponibilità ad accettare consigli da parte di altri.

In un estratto della deposizione inclusa nei documenti presentati da AMC, il precedente capo di programmazione del network Joel Stillerman ha descritto le carenze di Darabont come la sua incapacità di fornire script in tempo, una inadeguata supervisione dellla writer’s room e la gestione del budget della serie. Inoltre, riporta, le “interazioni volatili e inquiete di Darabont con il personale e lo staff hanno influenzato la produzione“.

Nella deposizione Stillerman afferma che Darabont “è stato abbastanza pessimo nel suo lavoro“. Mentre il lavoro della seconda stagione ha avuto inizio nel 2011, AMC aveva “gravi preoccupazioni” che la gestione del programma di Darabont “fosse talmente sconsiderata che avrebbe potuto mettere in pericolo lo show stesso e certamente la sostenibilità a lungo termine e il successo di questa serie“.

In una dichiarazione, Darabont ha voluto sottolineare che il contenuto delle mail, alcune delle quali trapelate su alcuni siti di spettacolo, erano il risultato dello stress che stava vivendo in quel periodo.

Cinebrevi

Paramount Pictures ha nominato nei giorni scorsi Mireille Soria presidente di Paramount Animation. Soria sarà responsabile di tutte le operazioni del gruppo dello sviluppo creativo per l’animazione e lavorerà in stretta collaborazione con i team di Viacom per sviluppare film di animazione per il grande schermo.

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *