Se dovessi definire in una parola la miniserie raccolta nell’elegante volume edito da Panini Comics userei il termine deliziosa. Ma visto che questa dovrebbe essere una recensione cerco di spiegarvi perché ritengo tale l’opera di Alan Davis.
Il maestro inglese, volendo fare una similitudine con il linguaggio del cinema, crea dei blockbuster dove azione, ritmo e spettacolo hanno la precedenza ma i personaggi non sono senz’anima, anzi. Pur non privilegiando l’approfondimento psicologico emerge un grande amore e rispetto per i personaggi, che in quest’occasione costituiscono sostanzialmente gran parte del Pantheon Marvel. La storia è intitolata alla prima famiglia Marvel ma è in realtà dedicata all’universo Marvel nel suo complesso, nato con loro in un certo senso. L’impianto narrativo è classico al 100%, con supercattivi tradizionali come il Dottor Destino e Annihilus. La preponderanza è di quella parte di supereroi solitamente protagonisti di storie dal respiro cosmico, ma la rappresentanza di heroes & villain è davvero nutrita (c’é posto anche per il più urbano Uomo Ragno, ad esempio).
Tutta la narrazione è permeata da una leggerezza non banale, splendidamente illustrata non solo tecnicamente dal punto di vista della perfezione anatomica e prospettica, ma anche del nitore dello storytelling, esemplare per chiarezza e fluidità nella successione delle vignette. La composizione delle tavole è volutamente irregolare e spezzettata, senza nulla togliere, pero’, alla facilità e piacevolezza della lettura. Un certo gusto per le vignette sovrapposte ricorda la recente tendenza televisiva (in stile 24 per intenderci) ad avere diverse inquadrature contemporaneamente a schermo. La similitudine è pero’ solo formale, poiché nei serial TV è utilizzato in funzione temporale (dare l’illusione di contemporaneità), qui in funzione ritmica per liberarsi delle maglie della gabbia delle vignette. A completare il risultato d’eccellenza grafica di “The End” contribuiscono ampiamente le morbide pennellate di Mark Farmer, partner artistico fedele di Davis da molti anni. Il segno è nitido, pieno e pulito, senza una sbavatura.
La sceneggiatura, seppur inferiore qualitativamente alla parte grafica, non è comunque deludente: l’Happy Ending è scontato e prevedibile, ma perfettamente in linea con lo spirito della storia. Non c’é spazio per la tristezza in un atto d’amore come questo. Un omaggio sentito all’universo Marvel più che ai Fantastici Quattro in attesa di un'”altra” ultima storia del supergruppo, con cui intende cimentarsi niente meno che Stan Lee, coadiuvato da John Romita Jr.
Riferimenti:
Panini Comics: www.paninicomics.it
Marvel Comics: www.marvel.com
Alan Davis: voce di wikipedia in inglese