È doveroso sottolineare, per cominciare, il tentativo che l’organizzazione del Comicon ha compiuto in questi anni nel curare maggiormente sia le proposte culturali che quelle commerciali, tanto da affiancarsi in poco tempo per importanza alla ben più consolidata Lucca. I diversi problemi organizzativi e gestionali che si sono presentati non possono far passare in secondo piano quest’aspetto. Napoli rimane una tappa obbligata per ogni amante del fumetto, per la qualità delle mostre proposte, per lo spessore dei premi assegnati all’interno della manifestazione, per i numerosi e importanti ospiti che ogni anno onorano questa convention, l’unica importante e imperdibile per gli appassionati del sud Italia.
LSB E IL COMICON
Proprio secondo queste considerazioni è maturata la nostra scelta di essere presenti al Comicon come partner, accettando la proposta degli organizzatori di portare la nostra Top Ten all’interno dei premi assegnati in questo importante contesto. Un’offerta tutt’altro che scontata, che non poteva che farci piacere, a dimostrazione del buon credito che il nostro lavoro ha saputo conquistarsi in pochi anni. Per la nostra Top ten, giunta al suo secondo anno di vita, non poteva esserci che migliore consacrazione.
La nostra collaborazione per quest’anno si è estesa alla gestione completa del blog ufficiale della manifestazione e all’organizzazione di un paio di conferenze.
Il rapporto privilegiato che abbiamo avuto quest’anno col Comicon, e che speriamo possa consolidarsi anche in futuro, non ci può esimere pero’ di fare il nostro mestiere. E quindi non possiamo che analizzare con spirito critico ciò che c’é piaciuto o non c’é piaciuto di questa edizione.
GLI OSPITI
Nell’enumerare gli aspetti positivi non si può che partire dagli autori presenti. Una manifestazione che ospita negli stessi giorni Moebius, Go Nagai, Joann Sfar, Miguel Angel Martin e Igort non può che esser degna di merito; accanto a loro, altri importanti ospiti italiani e stranieri, da Gipi a McNiven, da Baldazzini alla coppia Jessica Abel e Matt Madden. Certo, il “super-ospite”, quanto ad attesa, non poteva che essere Go Nagai, in Italia dopo quindici anni, e per lui si sono riversati alla mostra molti appassionati di manga, anime e cosplay (con una presenza piccola ma vivace di cosplayers in tema “nagaiano”). Letteralmente assediato per la sessione di autografi ha anche riempito il salone delle premiazioni con appassionati di tutte l’età. Inutile dire che il successo di pubblico, numerosissimo, è anche dipeso dal peso specifico di questi super ospiti.
LE MOSTRE
Ottima la dislocazione che si è scelta quest’anno per le mostre principali. Lo spazio espositivo sul terrazzo della fortezza, all’interno del Carcere Alto, finora adibito a museo d’arte antica e contemporanea, valorizza e dona dignità alle rassegne proposte. La degna e più funzionale cornice ha potuto finalmente far apprezzare le numerose tavole a fumetti delle diverse esposizioni, in spazi più ampi, più adatti e più decorosi, lontani dai caotici e affollati corridoi della fiera (dove comunque ve ne erano allestite altre non meno interessanti).
La più importante mostra è stata indubbiamente Igort – geografia della narrazione, con tavole da 5 è il numero perfetto, dal nuovo Dimmi che non vuoi morire e Sinatra. Igort è quasi una presenza fissa al Comicon, ed è stato un vero piacere vedere dal vivo le sue tavole, come ha incuriosito e divertito molti l’allestimento per la presenza di una “bianchina”, valigie, vestiti e oggetti che sembravano esser usciti appunto dalle pagine di “5 è il numero perfetto”.
Altrettanto interessante la mostra Arte e comics, che sondava, come il titolo suggerisce, il rapporto che l’arte moderna ha avuto dal dopoguerra in poi con il mondo dei comics, con tanto d’immancabile presenza di un paio di quadri di Roy Lichtenstein.
Come ogni anno la panoramica di Futuro Anteriore, quest’anno intitolata Blu i colori del futuro, curata dal benemerito Centro Fumetto Andrea Pazienza, ci ha offerto uno sguardo e un assaggio di quelli che potrebbero essere i prossimi nomi forti del fumetto. E siccome gli amici di Cremona spesso ci azzeccano (andate a vedere i cataloghi delle precedenti edizioni per avere una riprova) azzardiamo anche noi, estraendo qualche nome dal mazzo dei nomi presentati: Tuono Pettinato, Hannes Pasqualini, Armin Barducci, Andrea Scopetta ci sembrano quelli degni di nota. Al di là di questa scommessa, è innegabile che il tentativo di leggere le strade che il fumetto italiano può percorrere in futuro dona un ulteriore spessore culturale e progettuale a tutta la manifestazione. Tra tutte le proposte del Comicon questa a parer nostro ci pare imprescindibile.
Ma gli androidi sognano pecore blu invece presentava un interessante excursus nei fumetti legati alla fantascienza, partendo dai primi syndacate fino agli esempi più recenti. Difficile non fermarsi incantati davanti a una tavola del Flash Gordon di Raymond, per non parlare di alcune perle di Bilal e Moebius. Come difficile non era emozionarsi per la sezione dedicata a Luciano Bottaro e per la bella selezione di lavori di Go Nagai.
Un’ampia proposta di tavole originali, grandi sagome, la presenza massiccia degli autori di IUK a disegnare per il pubblico. Si è presentato così, infine, l’evento più colorato e più attraente dell’intero Comicon, lo spazio dedicato agli autori di IUK – Italian Underground Komix, in collaborazione con il magazine XL.
I PREMI
Se la confusione della serata di premiazione è stata inimmaginabile, complice la mancanza delle targhe al momento della loro consegna, è comunque vero che è uno degli appuntamenti più importanti di tutta la manifestazione.
Come già scritto sopra è stato un onore, in apertura di serata, presentare e illustrare per la prima volta al pubblico del Comicon la nostra Top Ten e quindi consegnare il primo premio a Gipi per il suo S.. Ma il nostro premio non era l’unica new entry, visto la presenza anche del premio XL assegnato a Miguel Angel Martin per la riproposta in volume di Brian The Brain.
Immancabile come ogni anno invece il Premio Nuove Strade del Centro Fumetto Andrea Pazienza assegnato questa volta a Paolo Parisi.
Per i premi Micheluzzi da segnalare l’affermazione dell’ottimo Pandemonio di Squaz e Gianluca Morozzi come Miglior romanzo grafico. Oltre questo l’incetta di premi, ben tre, che ha raccolto Don Zuaker esorcista di Emiliano Pagani e Daniele Caluri, l’assegnazione del premio al Miglior racconto breve a Marco Corona per Riflessi 2, e il meritato premio a Giovanni Di Gregorio autore di Brancaccio per la Miglior sceneggiatura per un Romanzo Grafico.
Tutto sommato, i premi ci sono sembrati condivisibili e il lavoro della giuria presieduta da Luca Enoch ci è parso all’altezza. Non tutti saranno contenti, certo, ma è da sottolineare una buona dose di coraggio nel premiare un fumetto atipico come Don Zuaker, che probabilmente sarebbe passato inosservato ai lettori non abituali del Vernacoliere.
Se ci possiamo permettere un suggerimento, non tanto nella definizione delle categorie e nell’individuazione delle candidature, bisognerebbe cercare una formula per accorciare i tempi della presentazione delle candidature. Gli ottimi Luca Boschi e Matteo Stefanelli fanno del loro meglio, ma non ci paiono totalmente a loro agio nei panni dei presentatori. Molta sostanza e ottima preparazione, certo, ma per la platea anche i tempi dello “spettacolo” hanno la loro importanza. Il rischio è di annoiare vanificando, almeno agli occhi dei presenti, tutto l’impianto teorico e culturale che sta alla base di uno dei premi più importanti del mondo del fumetto italiano. Se a questo poi ci aggiungiamo, come già detto, l’arrivo in ritardo delle targhe al momento della premiazione, potete immaginarvi l’apice di surrealità che ha avuto la serata.
ORGANIZZAZIONE E LOGISTICA
Se lo sforzo è quello di dare dignità ai fumetti presentati, e anche un certo tono culturale a tutta la mostra senza per questo tralasciare l’aspetto commerciale; se la valorizzazione degli ospiti è un aspetto importante, come è interessante e apprezzabile il tentativo di far uscire il Comicon dalle mura di Castel Sant’Elmo per “invadere” la città con presentazioni in librerie, esposizioni in gallerie d’arte, eventi in centri culturali ecc.; se tutto ciò è vero e sacrosanto nelle intenzioni, è altrettanto vero che invece gli aspetti organizzativi hanno riproposto alcune carenze.
Innanzitutto la gestione degli eventi. Purtroppo la maggior parte degli incontri ha subito un continuo cambio d’orario, oltretutto con l’handicap di non aver potuto dotare la struttura del castello di un impianto di altoparlanti per gli annunci, così da rendere difficile per il pubblico (e, a volte, per gli stessi ospiti) ricordarsi o essere a conoscenza di un appuntamento interessante. Preso atto delle difficoltà nel dotare la struttura di un impianto di comunicazione che in tempo reale desse informazioni sulle conferenze, gli incontri, le sessioni di autografi, si sarebbe dovuto ovviare in qualche altro modo, magari anche “di fortuna” come una cartellonistica bene in vista (da correggere durante la giornata) con orari, presenze, variazioni di programma.
Se a questo aggiungiamo la dislocazione della sala conferenze, vicina a un corridoio di passaggio, tutto ciò ha influito negativamente sull’andamento e la qualità dei diversi incontri, immersi in un continuo vociare e un fastidioso via vai. L’attenzione e la partecipazione del pubblico e degli operatori del settore è secondo noi messa in crisi appunto da queste disagiate condizioni. Visti così, gli incontri sono sembrati l’anello debole di tutta la proposta culturale, e ciò è un vero peccato, anche perché molti di questi erano veramente interessanti.
Osservata dal nostro “dietro le quinte”, anche la gestione degli ospiti per quanto riguarda l’aspetto “stampa” (interviste e contatti) non ha funzionato del tutto. La gestione delle interviste collettive (Moebius e Go Nagai) ha suscitato, giustamente, più di un malumore tra i “parenti poveri” della critica fumettistica italiana, ossia quella web. Questo perché accorpando troppi giornalisti in un solo momento si è finito per scontentare un po’ tutti. Ci spiace sottolinearlo, ma per il bene che vogliamo al Comicon è per noi sacrosanto affermare che queste disfunzioni non sono rispettose dell’impegno e della passione di molti addetti al settore. Ci rendiamo conto della difficoltà nel gestire la fitta agenda di questi pezzi da novanta, ma per il futuro questo è un’aspetto da ricalibrare.
Al contrario, proprio per rimarcare che anche in questo campo ci sono state delle cose positive, la gestione dell’intervista a Sfar, per esempio, ci è sembrata più logica e funzionale. Brevi spazi contingentati, ma almeno dei tete à tete che hanno messo d’accordo tutti.
Un altro aspetto non del tutto condivisibile è la suddivisione degli spazi del castello per gli editori e i negozianti. Pensiamo che i vecchi corridoi del castello (quelli riservati ai commercianti), per quanto larghi, non debbano essere assegnati a nessuno stand, quanto piuttosto alle mostre secondarie. Mostre che, per inciso, meritererebbero maggiore cura, sia per l’esposizione (appese com’erano sembravano messe più per tappare un buco che per permetterne la visione, specie dove si doveva passare tra la calca) che nella presentazione (non si possono vedere tavole esposte senza nemmeno il nome del disegnatore!).
Di questo Curcio ci ha già dato risposta nell’intervista sottolineando le responsabilità di chi richiede all’ultimo minuto gli spazi per un’esposizione, non tenendo conto della programmazione e degli aspetti organizzativi di un evento così complesso come il Comicon. Se queste sono le ragioni, onore al merito comunque a tutta l’organizzazione per non escludere a priori i ritardatari, anche se il risultato finale potrebbe generare le considerazioni opposte: disorganizzazione e mancanza di cura nell’allestimento.
Ci permettiamo un consiglio: sfruttare l’ampia parte superiore del castello. Sarebbe possibile organizzare lì un’agile tensostruttura, da tenere aperta ai lati alla bisogna e chiusa in caso di maltempo, dove raggruppare negozi e collezionisti? Si separerebbero maggiormente la zona editori da quella del mercato, si darebbe più spazi ad entrambe, si darebbe un motivo per visitare la parte superiore, quindi accedere alle mostre (oltre che allo splendido panorama che si può godere dalle mura), e magari offrire uno spazio anche per altre iniziative come quelle legate al cosplay.
In ultimo una nota dolente. È purtroppo una costante degli spazi e degli eventi pubblici italiani, non solo fumettistici: lo stato dei bagni. Piccoli, sporchi, affollati dai cosplayer che non avevano altro spazio dove cambiarsi. Ovvio pensare che in una struttura vincolata come quella di Castel Sant’Elmo questo problema non sia di facile soluzione, pero’…
CONCLUSIONI
Questi difetti, già in parte presenti nelle passate edizioni, alla luce dell’uscita provocatoria di Curcio pochi giorni prima del Comicon e di quanto ribadito nella nostra intervista sono da considerare come conseguenza di una situazione di sofferenza (anche economica) da parte di tutta la struttura del Comicon?
Crediamo di sì, perché per ideare una manifestazione così organica e satura di eventi c’é bisogno di uno sforzo ed un impegno considerevole sia per i suoi aspetti economici sia per quelli ideativi e organizzativi. Le numerose mostre, gli ospiti speciali, le proiezioni in anteprima, le incursioni nella città con Comic(on)off dimostrano, carte alla mano, che le idee e la voglia di migliorarsi ci sono e sono ben presenti.
Crediamo che sarebbe un vero peccato se le istituzioni campane e napoletane non capissero fino in fondo che il Comicon è un valore aggiunto alla ricchezza e alla bellezza di Napoli e se, come c’é parso dalle parole di Curcio, di conseguenza non lo supportassero adeguatamente a tutti i livelli (politici, organizzativi, economici).
Non è solo un problema di Napoli, purtroppo, e quando si parla di fumetto ci sembra che dappertutto ci sia una sottovalutazione e una marginalizzazione del fenomeno. Basti pensare a quello che è successo a Torino Comics e la non certo brillante ripartenza di Cartoomics a Milano. Criticando solo le istituzioni, per quanto responsabili, si finisce, pero’, per assolvere l’intero movimento fumettistico italiano, che ha le sue colpe, a cominciare l’esiguo numero di veri imprenditori e di seri investimenti. Il Comicon, come Lucca Comics, come altre iniziative di questo genere, senza una solida industria del fumetto ha poco senso e poca vita davanti.
Come constatato a Napoli il panorama fumettistico italiano gode di un’ottima vitalità, confermata dalla continua proposta di decine e decine di nuovi autori ogni anno, dalle innumerevoli pubblicazioni di ogni genere e per ogni gusto, dalla continua nascita di case editrici, quasi tutte di dimensione familiare o artigianale (con la dovuta eccezione dell’avvento della Planeta, che pero’ è spagnola). Tutto ciò è decisamente in contrasto con le sirene perenni di un mercato in crisi, cosa di cui cominciamo a nutrire qualche dubbio: ma dovremmo parlare di cifre e di venduto, questioni che possiamo annoverare tra i veri misteri italiani.
Siamo sicuri, quindi, che a tutti i protagonisti del panorama fumettistico italiano la sorte del Comicon (e delle altre simili manifestazioni) sia del tutto indifferente? E che nessuno possa far nulla se non stare alla finestra e coglierne i frutti, quando ce ne sono?
Riferimenti:
La nostra intervista a Claudio Curcio
Il sito del Comicon: www.comicon.it
Il blog della diretta: comicon2007.blogspot.com
Il sito del Centro Fumetto Andrea Pazienza: www.cfapaz.org