Fumetto e critica web: l’età dei pionieri – Rapporti con lettori e autori

Fumetto e critica web: l’età dei pionieri – Rapporti con lettori e autori

Continua il viaggio tra le realtà che dettero il via alla critica e divulgazione fumettistica sul web. Stavolta parliamo del rapporto con lettori e autori.

In questa edizione 2017, il tema del Napoli Comicon sarà Fumetto & Web. Per tale motivo, a noi de Lo Spazio Bianco è sembrata l'occasione giusta per celebrare un “piccolo” ma importante anniversario. Circa 20 anni fa, a cavallo tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo, si diffondeva internet nelle case degli italiani e nascevano i primi siti di critica, divulgazione e informazione fumettistica. Vedevano cioè la luce, gli “antenati” di molte delle realtà web che oggi conosciamo: alcuni di quei siti pionieri sono scomparsi, altri sono ancora attivi, magari trasformati o cambiati.
Dopo avere conosciuto alcuni di questi pioneri, nella prima puntata, in questa seconda proseguiamo il viaggio in quel “tempo lontano”, ricordando con i protagonisti quali erano i rapporti con i lettori dei loro siti e che scambi intercorrevano con il mondo professionistico del fumetto.

Esisteva un tempo, prima dei social network…

Schermata di afNews del 2005

Scordatevi Facebook, Twitter, Messenger, Whatsapp, i forum e le chat. Il web nel quale si navigava negli ultimi anni del XX secolo era una rete completamente diversa da quella odierna. I social network erano ancora lontani e i siti erano statici: non c'erano possibilità di scambi e rapporti intensi e veloci tra utenti, se non quelli attraverso i primi servizi di posta elettronica.
Era questo lo scenario in cui si trovavano a muoversi i pionieri italiani dell'informazione, divulgazione e critica fumettistica. Non era semplice avere dei feedback da coloro che seguivano e leggevano gli articoli pubblicati sui siti e nemmeno capire che tipo di pubblico fosse; si potevano contare le visualizzazioni delle pagine con i primi contatori, ma l'interscambio di pareri e opinioni rimaneva ancora per larga parte delegato agli incontri analogici durante le fiere e le presentazioni o a mezzi altrettanto materiali come buste di carta e francobolli.
Alcuni rimpiangono, per certi aspetti, quel periodo:

«Rapidamente mi sono accorto che i lettori erano appassionati di fumetto, esperti, studiosi, insegnanti, altri professionisti del settore e di altri settori, giornalisti, semplici curiosi, ragazze e ragazzi che volevano saperne un po' di più e via così. I più curiosi scrivevano. E rispondevo. Se potevo, davo una mano. Questo non è cambiato. Sono cambiate solo le tecnologie: si risparmia su buste e francobolli. A ogni buon conto, il confronto era diretto e personale allora come oggi. Niente a che vedere col caos autoreferenziale, dispersivo, velocemente bruciato con cui di solito si usano i social network.» (Gianfranco Goria, AF News)

Terza versione del sito Utopia Comics

C'è anche chi, come di Utopia Comics, ricorda che a quel tempo i pochi siti tematici sul fumetto esistenti potevano anche essere preziose risorse per appassionati e per chi volesse provare a fare del fumetto una professione:

«All'epoca c'era davvero poca offerta quindi era naturale che quasi tutti coloro che in qualche modo erano interessati ai fumetti prima o poi arrivavano sulle nostre pagine. I siti non erano dinamici e quindi anche lo scambio era molto limitato.
Ricevevamo delle mail di tanto in tanto. In particolare ne ricordo una che ci aveva inviato la madre di un ragazzo che voleva frequentare una scuola di fumetto. Avevo scritto un articolo sulla questione e la signora mi ringraziò perché l'aveva trovato particolarmente esaustivo.»

 Marcello Vaccari di Glamazonia invece ricorda come uno degli obiettivi del sito fosse quello di risultare interessante per il più ampio pubblico possibile e come i rapporti con i lettori si siano fatti più intensi al momento dell'entrata in gioco di strumenti web più moderni:

« […] Ci siamo sempre sforzati di fare cose che potessero interessare alla platea più vasta possibile. Tanto è vero che i nostri articoli spaziavano dal fumetto americano a quello francese, italiano, sudamericano e tutto quanto ci venisse in mente. Nei primi anni il sito era statico, per cui non c'era molto confronto con i lettori, a parte quelli che ci scrivevano via mail, ai quali noi rispondevamo nella rubrica della posta. Con l'avvento del forum, è iniziata l'interazione con i lettori, che ci ha dato delle buone soddisfazioni, visto che il livello di competenza medio dei commentatori è sempre stato piuttosto alto.»

Anche Matteo Losso è tra quelli che ricorda con nostalgia quel periodo “ibrido” in cui scambi e rapporti analogici e digitali convivevano, tanto che per far conoscere il suo Amazing Comics usava anche metodi molto “materiali”:

«Statistiche alla mano, ricordo chiaramente che il momento di massimo afflusso di visitatori sul sito è stato quello in cui, investendo un po' di denaro in flyer, si faceva attività di “propaganda” nelle fiere. Erano già anni in cui le manifestazioni non erano visitate solo dagli appassionati di fumetti, ma anche da chi seguiva le attività “collaterali” come i videogame, l'animazione o il cosplay. Magari la “porta di ingresso” al fumetto per tanti nuovi lettori è stata proprio il nostro sito, anche grazie a questa mentalità.
Gli interscambi con gli utenti erano abbastanza frequenti a livello “virtuale”. Non esistevano i social network e non abbiamo mai puntato su un discorso di “community”, con forum di discussione et similia, ma ricordo che in tanti mi scrivevano e ho sempre fatto il possibile per dare a tutti una risposta e intrecciare rapporti personali. Ma i miei momenti di incontro e confronto preferiti restavano comunque quelli “dal vivo”. Negli anni di “convivenza” fra la fanzine ed il sito, infatti, avevamo spesso un tavolo nello “spazio indipendenti” delle convention più importanti: si trattava di occasioni imprescindibili non solo per far circolare la fanza, ma anche per incontrare di persona i collaboratori più assidui, alcuni dei quali sono diventati veri amici, ed i lettori.»

Articolo comparso su un numero di

Sulla stessa lunghezza d'onda, anche Marco Feo de Lo Sciacallo Elettronico:

«Il nostro pubblico è sempre stato molto eterogeneo: italiani e stranieri, giovani e meno giovani, semplici appassionati o curiosi ma anche addetti del settore. Il confronto lo abbiamo attraverso i media e durante le fiere. È quello il momento più importante per noi per incontrare chi ci segue e confrontarci. Da Lucca a Milano, da Torino a Bologna, in questi anni abbiamo sempre partecipato a tutte le più importanti fiere del settore con un nostro stand.»

La socialità virtuale, se da un lato ha semplificato numerosi rapporti, avvicinando in tempo reale anche persone molto distanti tra loro, dall'altro ha chiuso le porte e fatto diminuire drasticamente le occasioni di incontro reali tra appassionati, momenti che invece potrebbero essere veri momenti di crescita per l'intero movimento di critica e divulgazione fumettistica.

Esisteva poi anche chi il pubblico non lo “cercava”:

«Eravamo tutti avidi lettori di fumetti con interessi variegati: scrivevamo di quello che ci interessava, intervistavamo chi ci interessava, pubblicavamo in anteprima i fumetti che ci intrigavano. Non abbiamo mai inseguito i lettori e i feedback da parte loro non ricordo fossero particolarmente numerosi, forse qualche email ma nulla di “sistematico”. Erano lontani i tempi di Facebook, della condivisione sfrenata e della possibilità di commentare in real-time.» (smoky man, Ultrazine)

E chi, come e Comicus, del rapporto con il pubblico hanno fatto uno dei pilastri della propria esperienza web:

«I confronti con il sito arrivavano soprattutto tramite il forum, da cui scaturivano anche raduni alle fiere dove si arrivava ad essere una cinquantina. Una cosa curiosa: certi distratti (per usare un eufemismo), in un momento in cui il forum era molto popolare, ignoravano esistesse il sito. Abbiamo dovuto “spingere” il sito sul forum che esso stesso aveva generato, che è una cosa un po' paradossale.»

Anche , al tempo all'interno di Comicus, conferma il forte legame con i lettori:

«Il confronto, sia per via del forum che all'esterno, era molto vivo. Si rispondeva ai lettori, ai commenti. Io mi ricordo che, a causa della mia rubrica, ricevevo molte segnalazioni dai lettori e almeno una quindicina di mail a settimana. C'era coinvolgimento, sia da una parte che dall'altra.»

Anche uBC Fumetti puntava molto sull'idea di community:

«Sul sito c'era una apposita sezione denominata “dopolavoro” dedicata all'interazione tra noi, i lettori e gli autori. Anche se in stile diverso dai “forum” (che pure esistevano) abbiamo cercato negli anni forme di condivisione di contenuti di tipo critico che colpivano noi, o che segnalavano i lettori o gli autori, quindi forme di condivisione tipiche delle comunità online.
Un'altra peculiarità di uBC è che abbiamo dato vita ad una “community” (sia interna allo staff ma anche intorno al sito web) che ha prefigurato “ante litteram” interazioni tra autori e lettori oggi tipiche nei social media.Per molti anni ci hanno scritto molto anche dall'estero, dato che eravamo l'unica fonte di informazione sul fumetto italiano disponibile in altre lingue.» (Giovanni Gentili)

Massimo Bonati di Stanza 101 aveva anche provato a fornire gli strumenti per interagire con i lettori:

«In coda a tutte le recensioni era presente un “Dì la tua”, ma i lettori di allora erano meno propensi a esprimere le proprie opinioni. E' una cosa difficile da immaginare adesso, con l'immediatezza e la cassa di risonanza dei social.»

Per Ettore Gabrielli, quello con i lettori de Lo Spazio Bianco resta a tutt'oggi un punto dolente:

«Quella del rapporto con i lettori resta però un cruccio: non abbiamo molti commenti, meno ancora mail, e a volte dispiace non riuscire a instaurare un confronto con il lettore. Forse  se cavalcassimo le  polemiche, se esprimessimo giudizi tranchant magari in maniera spocchiosa, se inserissimo più articoli acchiappaclick,  allora forse avremmo più reazioni. Ma se questa è la prospettiva, meglio così, meglio lettori silenziosi che tornano sulle nostre pagine per curiosità e apprezzamento.»

Rorschach #9

Simone Satta di Rorschach/Comics Code condivide un punto di vista interessante:

«Il lettore eravamo noi. Nel senso che parlavamo delle cose che ci piacevano, senza inseguire le mode del momento. Avendo tutti background differenti, quello che veniva fuori era quanto più vario si potesse immaginare. Scrivevamo esattamente ciò che volevamo leggere e, dal momento che eravamo appunto i primi lettori, l'impegno era ancora maggiore.»

ha poi un aggettivo per i lettori e un rimpianto:

«La caratteristica “richiesta” era solo che fosse un lettore curioso. Noi facevamo aggiornamenti in cui poteva esserci un'intervista a Fegredo, una a Peter Bagge e una a Villa, con un articolo su un manga famoso e un approfondimento su una casa editrice italiana medio-piccola che meritava. Quindi c'era sempre qualcosa di interessante per ogni lettore, dagli indipendenti americani (nel 1999 non c'erano altri che intervistassero i fratelli , Clowes, Bagge, per dire, o Tim Truman) al manga di qualità al mainstream italiano.
[…] Un piccolo rimpianto è quello di non essere riusciti ad attirare molti collaboratori “esterni”. Peccato perché quelli che siamo riusciti a tirare dentro, come Nicola Peruzzi, sono stati una felice scoperta.»

Emiliano Longobardi aggiunge qualcosa di più alle parole del “collega”:

«[…] Cercavamo un pubblico disposto a mettere in discussione le proprie abitudini e i propri tempi di lettura online. Ricevevamo un buon numero di mail in risposta a ogni numero della newsletter e il filo conduttore era sempre la sorpresa di aver (ri)scoperto qualcosa in termini di oggetto (autore o opera che fosse) o sguardo sullo stesso (l'approccio di analisi che avevamo avuto): non potevamo desiderare di meglio. In epoca internettianamente preistorica e – soprattutto – pre-social, l'approccio dell'informazione era ancora di output e bassissimi input, il concetto di orizzontalità ancora non esisteva (anche se distorto in maniera malata come oggi, tanto da essere svuotato di significato), forse allora eravamo in una fase intermedia di transizione che chiamerei di prossimità, tanto fra noi e i professionisti del settore quanto fra noi e i lettori: facevamo digitale, ma pensavamo cartaceo, solo un po' più comodamente e rapidamente e i nostri lettori ne fruivano allo stesso modo (non erano pochi coloro che stampavano sia l'e-magazine di Rorschach che gli aggiornamenti di Comics Code).»

… un tempo nel quale molti ignoravano le potenzialità del web

Se riuscire a interagire con i lettori a quei tempi non era facile, anche il rapporto con i professionisti del fumetto – autori e case editrici – non era certo a portata di click come può esserlo oggi, per il semplice motivo che anche per loro la rete era un territorio sconosciuto e le sue potenzialità non erano evidenti a molti.
Certo, chi al tempo già faceva parte in qualche modo del mondo del fumetto, era avvantaggiato. Come Gianfranco Goria e Francesco Moriconi:

«Il rapporto era diretto e personale, per il banalissimo motivo che ne facevo parte, nel mio piccolo, di quel mondo. Allora, poi, ero giovane e andavo ancora di persona dappertutto: fiere, mostre, convegni, festival, case editrici, in Italia e all'estero. Faticoso, ma ho conosciuto personalmente tante persone e alcune davvero interessanti. E qualcuna umanamente speciale.» (Gianfranco Goria, AF News)

«Venendo io stesso dal mondo del fumetto mi è stato facile conoscere e coinvolgere un po' tutti. Ovviamente sono stati ben felici di collaborare e non abbiamo mai avuto problemi nonostante il carattere “pepato” di certe nostre recensioni. Chi ci leggeva sapeva che c'era molto rispetto anche nella critica apparentemente più aspra.
Naturalmente anche su questa cosa ha pesato il fatto che gli scambi effettivi virtuali erano molto limitati. Sicuramente c'erano già gli haters ma fortunatamente ancora non avevano molti mezzi per palesare il loro livore.» (Francesco Moriconi, Utopia Comics)

 C'era chi invece non era affatto interessato a intrattenere rapporti con il mondo professionale del fumetto, come Glamazonia:

«Noi, per scelta, non abbiamo mai cercato contatti con le case editrici, nonostante più volte ci abbiamo contattato per mandarci materiale da recensire. Siamo sempre stati orgogliosi di essere totalmente neutrali e imparziali. Con gli autori abbiamo spesso fatto interviste, e devo dire che quelli che abbiamo cercato si sono sempre mostrati molto disponibili. Anche in questo caso, non abbiamo mai cercato, ad esempio, di farci fare copertine o illustrazioni o altro da autori famosi, preferendo generalmente usare giovani di belle speranze, soprattutto quando siamo passati sul web, dove la nostra sezione di illustrazioni e fumetti inediti ci ha dato non poche soddisfazioni.» (Marcello Vaccari)

Schermata di Fumetti di Carta del 2011

Discorso analogo anche per Orlando Furioso e il suo Fumetti di Carta:

«Il confronto con alcuni autori c'è stato, soprattutto ai tempi del forum e della gestione collettiva del sito, ma è sempre e solo stato a livello personale. Mai avuto ingerenze, mai “fatto favori”. Io sono solo un lettore, un lettore “puro” direi (cioè non interessato alla produzione, ma esclusivamente alla fruizione), quindi, francamente, le “politiche” delle case editrici, le loro strategie ecc. non sono argomento di mio interesse.»

 Matteo Losso (Amazing Comics) ricorda invece come le case editrici al tempo non fossero proprio strutturate per un dialogo sul web:

«Parlando di case editrici, gli esordi “pionieristici” dell'informazione on line corrispondono a un periodo in cui la loro attenzione rivolta al media internet, ma in generale al mondo dell'informazione, era poca e nulla. Non esistevano uffici stampa e l'interesse di qualche editore nei confronti dell'informazione on line non era “ufficiale”, ma semplicemente frutto dell'intuito di qualcuno dei loro collaboratori che era in qualche modo un “precursore” e, in maniera totalmente autonoma e personale, aveva fiutato le potenzialità di Internet e provava ad avvicinarsi a chi offriva informazione in rete. Solo negli ultimi anni di attività avevo iniziato a notare che le cose stavano finalmente cambiando.
Per quel che riguarda gli autori, invece, quasi tutti si sono sempre dimostrati interessati. Raramente siamo stati contattati da qualche sceneggiatore o disegnatore (ed erano perlopiù emergenti giustamente in cerca di visibilità), ma quando siamo stati noi a cercarli ci siamo trovati a che fare con persone molto disponibili.»

Per Lo Sciacallo Elettronico, le cose andavano invece in maniera leggermente diversa, dal momento che il sito era anche una vetrina per giovani emergenti:

«Dopo qualche anno si creò un'interessante rapporto fra noi, il mondo degli autori e quello delle case editrici. Non esistevano ancora tutti i mezzi che ci sono oggi per avere contatti fra i professionisti. E' capitato spessissimo che redattori ed editori ci chiamassero per avere il numero di telefono o la mail di un autore che avevano visto sulle nostre pagine. E infatti molti autori che hanno pubblicato inizialmente con noi oggi lavorano per le più importanti realtà editoriali del settore.» (Marco Feo)

Anche su Ultrazine smoky man provava a dare uno sguardo più ampio e a cercare un contatto con le realtà editoriali più piccole:

«Gli autori che contattavamo erano sempre disponibili, raramente abbiamo ricevuto dei rifiuti. Cercavamo di prestare attenzione alle nuove realtà editoriali del periodo, anche quelle piccole: mi viene in mente uno speciale sulla Montego, ad esempio, oltre poi ai contributi per lo speciale dedicato ad Alan Moore seguito da quelli, purtroppo solo “abbozzati”, su Toppi e Pazienza.»

Marco Rizzo ricorda invece che già al tempo, non era semplice “dialogare” con alcune realtà professionali e che l'arte della diplomazia era una risorsa importante. Specialmente su Comicus, dove il forum era frequentato tanto da lettori che da autori:

«Alcuni avevano capito quanto potente potesse essere un sito come Comicus per fare opinione, specie viste le tirature medie italiane, altri si mettevano in gioco in prima persona direttamente sul forum o sul sito, ammetto non sempre con ottimi risultati. Alcuni si divertivano a far parte del gioco del confronto, quando li ho invitati a confrontarsi sul forum con i lettori.
C'erano professionisti che si comportavano da professionisti, altri meno, altri che credevano di esserlo ma, direi, non lo erano affatto e forse non lo sono ancora adesso. Ricordo telefonate con minacce di querela al sottoscritto per commenti sgraditi sul forum da parte di un utente, ricordo autori in preda a crisi isteriche capaci di scenate infantili (anche alcuni di loro, non so come, riuscivano a trovare il mio numero di telefono), ricordo editori che alle fiere confessavano di seguirci, sul sito e sul forum, ma che non intervenivano per non “darci importanza”. Poi c'era chi incassava le critiche con signorilità e chi invece, cambiava completamente atteggiamento nei riguardi del sito e del sottoscritto (alcuni continuano a non salutarmi ancora adesso!) per una recensione negativa.»

Gli fa eco, Ettore Gabrielli de Lo Spazio Bianco:

«Dieci anni fa il web non era visto come una fonte di promozione commercialmente valida e c'erano editori di livello poco più che artigianale. Ora una pagina Facebook e una mailing list se la possono “permettere” tutti, agli inizi era tutto più fumoso e indefinito.
Con gli autori, tolte poche eccezioni fisiologiche, abbiamo avuto sempre un bel rapporto, di collaborazione e partecipazione. Credo si sia colta la nostra volontà anche nelle interviste di approfondire certe tematiche e dare spazio al'intervistato, alla sua arte e alla persona. Qualche incomprensione c'è stata, qualche minaccia di ricorrere agli avvocati, qualcuno che non ci parla più… ma per fortuna roba di poco conto.
Uno dei primi ricordi che ho del sito furono i contatti con Igort, che esercitava su di me, giovane webzinaro imberbe, una grande soggezione. Ricordo la timidezza nell'approcciarlo dal vivo e la prima intervista via mail che gli proponemmo che all'inizio venne accolta un po' rudemente dall'autore: fu sicuramente una lezione importante sul come approcciare un'intervista, sul pretendere sempre di più da noi stessi quando prepariamo le domande. E anche su come rapportarsi con gli autori, rispettosamente ma anche in maniera sicura e senza piaggerie.»

Una schermata de Lo Spazio Bianco con un vivace scambio di commenti tra l'autore e l'estensore della recensione di Dampyr #165

Antonio Solinas ed Emiliano Longobardi di Rorschach/Comics Code ricordano anche loro fieri la loro “indipendenza”:

«Siamo sempre stati stimati dagli autori, e ritengo soprattutto per due motivi: il rigore con cui preparavamo i nostri materiali e il fatto che per nessuno di noi Rorschach e Comics Code fossero potenziali trampolini di lancio per opportunità lavorative. Quindi non eravamo ricattabili, da questo punto di vista. E infatti, quando qualche editore ha provato a fare qualche pressione (è successo), ha subito ricevuto risposte a tono. Erano gli albori di quella “sudditanza psicologica” che oggi si vede a volte sui social e che si riflette in recensioni spesso troppo benevole o all'acqua di rose.» (Antonio Solinas)

«Le nostre intenzioni si esplicitavano in ciò che facevamo, senza ulteriori obiettivi e se questo ci ha garantito una sorta di street-credibility, da un altro punto di vista non ci ha agevolato enormemente: dalla critica non professionistica si pretendeva un alto profilo professionale, ma più di una volta siamo stati privatamente criticati perché non particolarmente benevoli o – addirittura – amichevoli nei confronti di qualche autore o editore. Alla faccia della professionalità.» (Emiliano Longobardi)

Simone Satta ricorda piacevolmente il rapporto con gli autori stranieri:

«Chi stupiva davvero erano gli autori stranieri, anche i più grandi. La disponibilità e il rispetto mostrati da maestri come Gene Colan o , ad esempio, lasciavano senza parole.»

Massimo Bonati (Stanza 101) non ha invece un buon ricordo di quei rapporti:

«Questo è un tasto dolente, anzi “il” tasto dolente. Chiedevo costantemente alle case editrici un supporto ai contenuti di Stanza. Non si trattava unicamente della banale fornitura delle copie-stampa degli albi per poterli recensire, chiedevo un'intermediazione per avere interviste agli autori (non c'era Facebook per poterli contattare direttamente), elenchi di uscite future, qualche tavola in preview. Tutte cose oggi molto banali ma che all'epoca non facevano breccia nelle redazioni delle case editrici. Per molte di esse la produzione di un fumetto cessava con la sua distribuzione nelle edicole e librerie. Gli uffici marketing erano un optional in molte strutture editoriali microscopiche e non c'era verso di ottenere risposte. Una visione molto miope, che negava una parte essenziale della vendita: la promozione.
Alla fine collaborai con gli editori più svegli. Ricordo con piacere anteprime e approfondimenti studiati con Igort e Simone Romani di Coconino, e Luca Bernardi di .
Al di là di queste e poche altre eccezioni, era un deserto.»

Fine seconda puntata. Nella prossima vedremo quale era per quei “pionieri” il significato e il valore della critica e come questi concetti si siano andati modificando con l'evoluzione del web.

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