Deadpool
Alcune settimane fa, avevamo esaminato in una puntata di Nuvole di Celluloide, l'uscita del nuovo trailer di Deadpool 2, sottolineando come il filmato promozionale sulla pellicola del mercenario Marvel sovvertisse le regole stesse dei trailer, continuando in una campagna marketing che poneva al centro la derisione delle formule di Hollywood. Un discorso differente va fatto però per il trailer diffuso nei giorni scorsi, il quale nonostante la solita aura di divertimento e gag dissacranti (Deadpool e la sedia del Professor Xavier) poggia su binari decisamente più tradizionali e generici in quanto a presentazione.
La 20th Century Fox stavolta pare infatti aver voluto adottare una linea più soft, puntando in primis sulla descrizione della trama, con un Cable proveniente dal futuro deciso a fermare un giovane mutante che potrebbe rivelarsi un pericolo per l'intero pianeta. Un fattore questo decisamente classico (i viaggi nel tempo così costruiti sono una trama portante di molti film Sci-Fi tradizionali) e più in linea con quel genere supereroistico che gli stessi film di Deadpool puntano a mettere in ridicolo. E' inoltre questo un elemento che porta a un altro momento cardine che differenzia questo trailer dai precedenti, e che potrebbe alla fine risultare una novità importantissima non solo per il personaggio interpretato da Ryan Reynolds, ma anche e soprattutto per i prossimi franchise legati all'universo sui mutanti.
L'introduzione del team di X-Force apre infatti la porta a un progetto da lungo tempo in lavorazione da parte della major americana, su cui è lecito aspettarsi più di una mera citazione nel sequel diretto da David Leitch. La presenza di Cable fa infatti intuire come Deadpool 2 possa essere una sorta di “backdoor pilot” in salsa cinematografica per il team capitanato dal personaggio interpretato da Josh Brolin e di cui fa parte anche la Domino di Zazie Beetz.Da questo punto di vista, il sequel di Deadpool rispetto al precedente capitolo inizia a giocare una partita più aperta e più inclusiva nei confronti dei franchise mutanti, cercando di lasciare una impronta più netta del proprio passaggio. Fino ad ora, i collegamenti con gli X-Men si limitavano alla presenza di Colosso e Testata Mutante Negasonica, esplorando questo universo con un taglio e uno stile mai visto prima. E' ovvio che questi elementi saranno ancora il cardine principale di ciò che muoverà l'alter ego di Wade Wilson sul grande schermo, ma la presenza di così tanti personaggi e inserti narrativi legati ai mutanti Marvel, ne fanno una pellicola certamente ancora dissacrante, ma molto più tradizionale rispetto al passato.
Astro City
La notizia, apparsa nei giorni scorsi, riguardante la realizzazione di un adattamento televisivo di Astro City, potrebbe aprire la strada a un nuovo modo di concepire i fumetti sul piccolo schermo, soprattutto perché Astro City è già qualcosa che, di per sé, ha ridisegnato la concezione dei supereroi e del loro impatto sulla vita del cittadino medio.
Il progetto messo in lavorazione da FremantleMedia, una delle più note società di produzioni al mondo, potrebbe risultare come una delle sfide più imponenti per quanto concerne gli adattamenti televisivi sui fumetti, che recentemente guardano a prodotti meno mainstream e più autoriali, come ad esempio l'atteso The Boys firmato Amazon, un ritratto atroce sul ruolo dei supereroi e gli interessi delle multinazionali.
Astro City potrebbe andare oltre, presentando per la prima volta al pubblico generalista uno sguardo più complesso che certamente vede nei supereroi dei personaggi, ma non per questo dei protagonisti principali. Per la prima volta il pubblico si troverebbe di fronte alle sensazioni e alle emozioni dell'uomo comune di fronte all'esistenza degli eroi in costume e al loro impatto sulle vite di normali cittadini, oltre a un parco di characters principali e di comprimari davvero vastissimo.
Un esperimento quello della relazione tra superumani e gente normale già tentato, in chiave fallimentare, dal recente serial tv di Powers che, seppur in contesti differenti, vedeva gli eroi in calzamaglia calati in un contesto narrativo reale.
L'adattamento del fumetto di Busiek potrebbe inoltre essere l'occasione, visti gli archi narrativi presentati nel medium di origine, di offrire l'analisi di vari periodi storici e accadimenti nella storia degli Stati Uniti (qualcosa che non era riuscito nemmeno al film di Watchmen diretto da Zack Snyder) e sfruttando uno dei fattori del fumetto: quello di presentare storie autoconclusive.
Il coinvolgimento in prima persona di Kurt Busiek, che negli anni ha gestito la sua opera avendone il completo controllo creativo, lascia presupporre che il progetto possa davvero essere trasferito sul piccolo schermo senza alterazioni, rispettandone le atmosfere e le tematiche principali. Una conferma data anche dalla presenza nel progetto di Rick Alexander, attualmente al lavoro sull'adattamento televisivo di American Flagg!.