Finalmente il rappresentante spagnolo della DeAgostini presenta in Italia la saga Crisi Infinita, che, come ben scrive nell’introduzione David Hernando, dovrebbe essere nelle intenzioni di autori ed editore il seguito dell’ineguagliabile Crisi sulle Terre infinite. Il punto centrale della questione è che non c’era veramente bisogno del seguito di Crisi: negli ultimi anni, infatti, il moltiplicarsi dei così detti Anno Uno per molti personaggi aveva aggiornato le origini dei protagonisti del DC Comics Universe (e non solo di questo universo narrativo), in maniera tale che eventuali errori di continuity potevano essere corretti con operazioni di retro-continuity anche efficaci ed interessanti, a patto di venire supportate da storie valide.
Crisi infinite e ore zero
Purtroppo, per l’ennesima volta, assistiamo al tentativo di far ricominciare un universo con ottanta e passa anni sulle spalle e, come già avvenuto per Ora Zero, anche per Crisi Infinita uno dei punti chiave più importanti, se non il fondamentale, è l’idea che l’universo attualmente esistente sia sbagliato: mentre in quel caso era un Hal Jordan reso folle dalla distruzione di Coast City da parte di Mongul, ora sono Kal-L, il Superman di Terra-2, Superboy Prime e Alexander Luthor, a essere convinti da alcuni sconvolgimenti dimensionali1 in atto nell’universo DC Comics così come lo conosciamo, che l’unica Terra sopravvissuta alla Crisi sia sbagliata e quindi vada ristrutturata. Per tale obiettivo chiederanno alla fine dell’albo l’aiuto di Power Girl, la Supergirl di Terra-2, nonché cugina di Kal-L.
E qui arriviamo al nodo narrativo e stilistico delle prime due puntate della saga: praticamente tutti i personaggi del DC Universe compaiono nelle pagine dell’albo. Citazioni quasi nostalgiche, inside jokes che rimandano all’ineguagliabile saga di Marv Wolfman e George Perez, un Johns che ricorda non quello delle serie regolari (l’attuale Lanterna Verde Speciale o i Vendicatori di qualche anno fa), ma quello de Il Giorno del Giudizio, la saga che riportò in campo Hal Jordan come Spettro.
Nel complesso Geoff Johns segue una moda ormai consolidata: raccontare degli avvenimenti drammatici, magari con morti di eroi e criminali, in maniera tale che il lettore possa trovare punti di connessione con l’instabile realtà odierna. Un racconto del genere con una saga cosmica (e non solo) è stato da più parti definito come un modo sorpassato di raccontare i supereroi, quasi dimenticando che ben poche saghe come Crisi sulle Terre infinite possono attraversare indenni la prova del tempo. La sensazione, assolutamente personale, è che, nonostante il grande lavoro di preparazione e coordinazione (già sperimentato, con successo narrativo oserei dire, per Mondi in guerra – in originale Our Worlds at War), la saga pecchi di superficialità e difficoltà nella gestione delle (tante) pagine concesse. Tra le poche cose interessanti c’è la sfida dialettica, all’inizio della vicenda, tra le rovine della Torre di Guardia lunare della JLA, delle tre icone DC: Superman, Batman e Wonder Woman.
Proprio il dialogo tra i tre è una possibile chiave di lettura interessante su quello che vuol dire essere un supereroe al giorno d’oggi, chiave di lettura narrativa che Johns sembra aver successivamente abbandonato per passare alla pura avventura (e che invece è centrale nella marvelliana Civil War). In questo senso le prime due parti della saga restano comunque una lettura gradevole, leggibile anche senza la conoscenza dei prologhi pubblicati in questi mesi dalla Planeta, a parte un piccolo spaesamento iniziale.
Dal punto di vista grafico più efficace il primo episodio, con un Phil Jimenez in grande forma, mentre meno efficace è il secondo a causa del gruppo di quattro inchiostratori che lavorano sulle matite di Jimenez: a parte Andy Lanning, da anni inchiostratore di fiducia di Jimenez, gli altri semplicemente alterano il tratto dell’erede di Perez, rendendolo in alcune pagine addirittura sgradevole.
In appendice ai primi due numeri originali della saga, la Planeta presenta La nona era della magia, di Bill Willingham, creatore di Fable per la Vertigo, per i disegni di Justiniano. Avventura efficace e, per certi versi, anche migliore della saga portante, in cui la sola difficoltà sta nel discorso di Fate sulle ere della magia, decisamente mistico e criptico (come in fondo deve essere) se non si conosce la miniserie Dr.Fate di Keith Giffen. Probabilmente per il fatto che l’episodio vive a se stante all’interno della saga portante, e quindi ha bisogno di un inizio ed una fine in un unico numero, la storia è ottima e godibile, con una perfetta gestione del gruppo di eroi, capitanato dallo Straniero Fantasma, il cui compito è quello di riportare i sette peccati capitali nella ricostruita Roccia dell’Eternità, al cui interno è destinato ad entrare per sempre Capitan Marvel.
Conclusioni
Pur senza l’epicità di Crisi, senza la bellezza e la drammaticità di Kingdom Come (alcune delle cui idee possono essere ritrovate in Civil War) o senza la linearità e la precisione delle recenti One Million o Mondi in guerra2, Crisi Infinita, come detto, risulta una lettura gradevole per gli amanti del genere (e sicuramente di grande successo, se l’evento Marvel fosse stato Annihilation e non la citata Civil War), in attesa di Un anno dopo e, soprattutto, di 52: la sensazione, infatti, è che la stessa Planeta punti soprattutto su questi due eventi, come se li considerasse qualitativamente migliori di Crisi Infinita. E chissà che non abbia ragione?
Passiamo ora alle traduzioni ed alla confezione dell’albo: per quel che riguarda le prime, nonostante nel complesso l’arrivo della consulenza della Magic Press3 abbia migliorato la leggibilità degli albi, restano ancora senza risposta alcune scelte, discutibili, nella traduzione o meno dei nomi dei personaggi e dei supergruppi. Restando alla sola Crisi Infinita c’è da notare il passaggio dall’ormai consolidato JLA a Lega della Giustizia, mentre Faccia di Creta non viene più tradotto e resta con il nome originale di Clayface.
Il lettering, poi, è finalmente ottimo, mentre per il resto la sensazione è, però, di trovarsi di fronte ad un albo Play dell’ultimo periodo, con redazionali un po’ forzati (si salva un po’ Eterna magia di Toni Boix, ma è ben poca cosa vista la ricchezza di contenuti delle tre storie), piuttosto che ad un albo Play dei primi anni Novanta, in cui la passione dei redattori, la grafica pulita e le puntuali informazioni editoriali erano un gradito di più alle storie, anche se forse questi di più, i lettori ed i critici italiani, li apprezzano solo quando si parla di eroi Marvel.
Abbiamo parlato di:
Crisi Infinita #1
Geoff Johns, Phil Jimenez, Bill Willingham e Justiniano
Planeta DeAgostini, mar. 2007
112 pagg. spill. col. – 4,95€
Causati dal ritorno di Hal e dalla sua separazione da Parallax, entità senziente malvagia? ↩
Il titolo con cui mi piace ricordare Our Worlds at War è un richiamo a Mondoguerra, il pianeta di Mongul e uno dei protagonisti nella lotta contro Imperiex ↩
Ormai destinata a diventare, da editore indipendente grintoso, a semplice fornitore di traduzioni? ↩