Colvillle: l’ineluttabile percorso circolare della violenza

Colvillle: l’ineluttabile percorso circolare della violenza

Coconino Press pubblica “Colville” di Steven Gilbert, un racconto corale ambientato in un piccolo paese del Canada dove la violenza insensata guida e domina le vite dei protagonisti. Un piccolo gioiello oscuro della narrativa fumettistica.

Colville è un piccolo paese situato nell’Ontario meridionale abitato da una comunità dal cuore gelido come il clima che lo contraddistingue. Qui vivono David, piccolo criminale che vuole abbandonare la cittadina con la fidanzata Tracy e vivere disegnando fumetti e Alan Gold, ex capo della gang di motociclisti “Satan’s Angels”, deciso a far diventare in qualsiasi maniera il figlio un campione di motocross.

Quello che inizia come un semplice furto commissionato a David, il suo ultimo colpo prima di svoltare, innesca una spirale di violenza assurda e insensata che risucchia al suo interno le tante figure che recitano in questo cupo noir.

Steven Gilbert, attraverso una narrazione tesa e minimale e dialoghi dolorosamente realistici, mette in scena una storia disperata, narrata con ritmo pacato ma dall’incedere inesorabile.
Tutto ruota attorno alla scena iniziale di un omicidio a sangue freddo, atto meschino riproposto in loop e mostratoci ogni volta dal personale punto di vista dei tanti protagonisti, ricostruendo così, pagina dopo pagina, gli eventi che hanno portato al motivo della misteriosa uccisione.

David e Tracy, il volto candido di Colville, vengono letteralmente, immotivatamente violati fisicamente e moralmente da una violenza e da una sessualità depravata che sembrano abitare e annidarsi nel tessuto stesso delle persone e del luogo, quasi una punizione per aver tentato di lasciare il tetro paese.

Un reiterarsi di situazioni al limite del sostenibile, in cui si percepisce il fato ineluttabile deciso da Gilbert per i suoi personaggi, autore che mostra il lato peggiore dell’essere umano senza falsi moralismi o compiacimento di sorta. La sua è una lettura spiazzante, dura e nichilista, che ci avvicina a un microcosmo feroce, alieno a molti di noi, ma presente nella quotidianità di tante esistenze.

L’autore è in possesso di un disegno secco e incisivo (che ricorda quello di Daniel Clowes), perfetto per l’atmosfera cupa del racconto, in cui le figure umane sono definite dai pesanti neri e dalle ombre persistenti.
Gilbert sviluppa il racconto attraverso una narrazione lenta e metodica, implacabile, delineando le personalità dei tanti personaggi attraverso un’ottima recitazione dei volti, espressivi e sempre comunicativi, capaci trasmettere il senso di disagio della vicenda.

Eppure, nonostante la tragicità, la putrescenza morale che permea l’esistenza dei tanti protagonisti, sono le illustrazioni silenti degli scorci di Colville che inquietano di più: campi, ponti e abitazioni immerse in un’oscurità pregna e dolente.

È la cittadina la vera anima del racconto: soffocante, straniante, silenziosa e minacciosa nella sua asettica presenza, ragno vorace pronto a imprigionare come mosche gli abitanti nella sua tela di disperazione.

Colville, la cui prima versione di sessantaquattro pagine fu autoprodotta e stampata nel 1997, è tornato solo recentemente disponibile nella sua versione definitiva (che conta cento pagine in più), grazie alla Fourth Dimension Books, fondata proprio da Gilbert, pubblicazione di cui Coconino ha acquisito i diritti di riproduzione e distribuzione mondiali.
Una mossa che mostra la consapevolezza di avere a che fare con qualcosa di speciale: Colville è un piccolo gioiello nero, una è perla oscura del fumetto di genere. Da Colville non si fugge, a Colville non esiste redenzione.

Abbiamo Parlato di:
Colville
Steven Gilbert
Traduzione di Stefano Sacchitella
Coconino Press, 2017
192 pagine, brossurato, bianco e nero – 17,00 €
ISBN: 9788876183768

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