La cifra stilistica del lavoro di Luca Russo è caratterizzata dalla continua interazione del linguaggio del fumetto con quello della pittura. Il suo primo romanzo a fumetti, (in)certe stanze (2007 – Tunué, nomination Premio Carlo Boscarato 2007), è realizzato con mezzatinta acrilica, matite colorate e gessetti. Il successivo, Guardami più forte (2008 – Tunué), è dipinto con acquerelli e inchiostrato a pennino. Entrambi i libri sono sceneggiati da Cristiano Silvi, autore con cui ha collaborato anche per la storia breve Passione Esoterica (2008 Mono – Tunué). Nel 2009 è autore delle tavole dell’Artbook-Album n°9 (2009 – Tunué), dedicato al percorso artistico-professionale con la Tunué – Editori dell’immaginario.
È poi tra i disegnatori della graphic novel collettiva Nero napoletano (2010 – Corriere del Mezzogiorno / 2015 – Semana Negra, per l’edizione spagnola), successivamente illustra il romanzo Prima che il diavolo se ne accorga (2010 – Cooper Edizioni), scritto da Jacopo C. Buranelli, e disegna la storia breve per Mono dal titolo Animalia (2011 – Tunué), su testi dello sceneggiatore Giorgio Salati.
Nel 2011 comincia a scrivere le proprie storie a fumetti: La ballata del silenzio, racconto breve pubblicato sulla rivista Shinigami (Kawama Editoriale).
Nel 2017 esce per Tunué la sua prima graphic novel come autore completo: Nottetempo.
Proprio concentrandoci sul questo suo ultimo lavoro, abbiamo intervista Luca Russo a Cartoomics 2018, ospite dello stand Tunuè. L’autore ci ha parlato innanzitutto del tema dell’assenza, centrale all’interno del libro, narrativamente incarnata dall’allontanamento della donna amata dal protagonista, un pianista che ha perso così la propria musa, portando un disequilibrio nella sua persona. Il libro si costituisce quindi, per l’autore, in un viaggio onirico in cui il personaggio ha perso se stesso e la sua arte.
Ha inoltre aggiunto che si tratta di un’esperienza che non ha vissuto, ma che teme possa accadere, e raccontandola nel libro ha cercato in qualche modo di esorcizzarla.
Abbiamo poi chiesto all’autore dell’approccio pittorico che ha scelto di usare nella graphic novel: Russo ha confessato di essere da sempre molto legato al colore, tradizionale o digitale che sia, in grado per lui di raccontare emozioni e sensazioni. Ha scelto di dare al colore l’incarico di “secondo narratore”, dal momento che per lui era la soluzione migliore per poter esporre una storia così emotiva.
Ha poi citato Edward Hopper come artista di riferimento per l’uso dei colori e Alberto Breccia, Dino Battaglia e Sergio Toppi come fumettisti pittorici di cui Russo si è nutrito per anni e a cui si ispira nei suoi lavori.