Ball don’t lie: Michael Jordan, il più grande di tutti, a fumetti

Ball don’t lie: Michael Jordan, il più grande di tutti, a fumetti

Edizioni BD presenta in una nuova edizione “Bull on parade”, sentita biografia a fumetti firmata da Wilfred Santiago e dedicata a Michael Jordan, per molti il più grande giocatore di basket di tutti i tempi.

“Mi sentivo davvero super per aver vinto un titolo a Cleveland dopo cinquantadue anni di buio. La città lo stava aspettando. Tutti mi hanno visto piangere, come se quelle lacrime riassumessero l'attesa di una intera comunità. Poi mi sono fermato a pensare un attimo e mi sono detto: ‘Shhh. Questa vittoria mi ha reso il giocatore più grande di tutti i tempi'. È una sensazione che mi ha accompagnato una sola volta in tutta la mia carriera. Mi sono davvero sentito come se avessi fatto qualcosa di speciale. Non ho mai avuto davvero tempo di star troppo a pensare a quello che ho fatto però quello è stato davvero un percorso particolare.”

Nel dicembre 2018 LeBron James pronunciò queste parole durante una trasmissione televisiva.

Il 6 marzo 2019 la leggenda di Akron ha scalzato Michael Jordan dal quarto posto nella classifica dei migliori realizzatori di sempre della NBA, superando i 32.292 punti con cui Jordan chiuse la carriera nel 2003, poco prima che LeBron cominciasse la sua avventura nel campionato professionistico statunitense.

“You got no chance today, and you never will!”

The GOAT, the Greatest Of All Time. Il più grande di sempre. Quante volte abbiamo sentito questa espressione riferita a Michael Jordan?

La NBA, forse più di qualsiasi altro sport professionistico, continua a sfornare anno dopo anno giocatori di enorme successo e straordinario talento, paragonabili sicuramente a quelli di His Airness (uno dei vari appellativi di Jordan) durante la sua luminosa carriera. Probabilmente, almeno per la generazione di chi ha visto giocare Jordan, questi talenti non potranno mai raggiungere la dimensione mitica da lui conquistata.

La peculiarità di Jordan non emerge tanto da una prospettiva tecnica (nel basket come in qualsiasi sport l'evoluzione di ogni sua componente rende impossibile un confronto di questo tipo) quanto da come ha cambiato la percezione della figura del campione sportivo. In quegli anni '90 che sono stati il prodromo della società globalizzata attuale, Jordan fu il primo sportivo la cui fama riuscì a travalicare le semplici cerchie di appassionati, diventando un fenomeno conosciuto a livello mondiale, tanto a livello di notorietà sportiva quanto di marketing globale.

Wilfred Santiago, fumettista che vive e lavora a Chicago, ha probabilmente tenuto ben presenti queste riflessioni nel realizzare questo Michael Jordan. La biografia a fumetti (Michael Jordan: Bull on parade in originale), graphic novel incentrata sulla vita e sul mito di MJ. Con quest'opera l'autore conferma una certa passione per gli sport, visto che il suo lavoro precedente, 21, era dedicato a Roberto Clemente, giocatore di baseball portoricano molto noto negli USA. E, sfogliando le pagine del fumetto, questa passione emerge con chiarezza.
Si tratta di un racconto che scava in profondità nella storia di Jordan, narrata sia attraverso una riuscita alternanza tra vita privata e imprese sul parquet, sia attraverso un continuo rimbalzo temporale tra varie tappe dell'esistenza dello sportivo.

“I'm gonna tell you what I'm gonna do!”

Nelle mani di un profondo conoscitore della storia del cestista, Bull on parade è un piacevolissimo excursus lungo le tappe fondamentali della sua carriera, mentre per il semplice appassionato, il fumetto è una vera miniera di curiosità, che possono aiutare ad avere un punto di vista originale sulla vita dell'atleta. Di sicuro, per poter apprezzare al meglio l'opera ed evitare un certo effetto straniante, è necessario conoscere almeno a grandi linee le tappe della carriera e della vita di Jordan.

Santiago rifugge efficacemente il taglio didascalico e cronachistico e a livello di tecnica di scrittura sceglie di utilizzare, per scongiurare il rischio di ridursi a freddo resoconto biografico, una struttura narrativa molto ricca di analessi, mescolando gli eventi e sparpagliandoli sapientemente sulla linea temporale. Il risultato è un racconto che fa del ritmo la sua qualità principale, elemento cruciale per la buona riuscita di un'opera che non può poggiare sugli snodi della trama, già noti dalle cronache.

In questo senso va interpretata anche la scelta di chiudere il racconto nel momento della vittoria dell'ultimo titolo NBA da parte di Jordan e dei suoi Chicago Bulls, in una sequenza molto suggestiva che si snoda nel corso del count-down per l'ultimo, decisivo canestro.

Il seguito della carriera professionistica del campione e le sue non meno importanti e significative imprese “imprenditoriali” (è stato il primo ex giocatore a diventare proprietario di una franchigia con l'acquisto nel 2010 degli Charlotte Hornets) sono relegati a un piccolo trafiletto, a significare che per Santiago l'essenza di Jordan come personaggio – sportivo, ma anche pubblico – si condensa nelle tappe che lui ha scelto di raccontare.

“Hey, Mutombo. This one's for you!”

Anche l'approccio ai disegni si contraddistingue per una gestione dei tempi che segue di pari passo la costruzione narrativa scelta per il racconto, con la discriminante principale rintracciabile nelle differenze del layout delle tavole.
La struttura, abbastanza ordinata e con prevalenza di tavole in 2×3 nelle sequenze off-parquet dedicate ai momenti privati di Jordan, viene rivoluzionata nel momento in cui il protagonista scende sul campo da gioco. Qui l'autore dà sfoggio di una buona capacità di destrutturazione, realizzando sequenze dalla conformazione sempre diversa che proiettano il lettore sul campo, grazie anche al fatto che i disegni, piuttosto dinamici tanto nelle figure quanto nella scelta dei punti di ripresa, sono accompagnati dalle parole dei cronisti e da tutto quel contorno di cori dei palazzetti, rumori, trash-talk dei giocatori, che gli appassionati di NBA conoscono molto bene.

Le tavole sono ricche di una sorta di “confusione studiata”, che efficacemente restituisce la cacofonia multimediale che ruota intorno al mondo della NBA, alle partite e alle sue stelle.
Altrettanto azzeccata è la restituzione grafica, spesso lontana dal realismo, delle stelle del parquet. Jordan e gli altri campioni e giocatori ci vengono mostrati durante lo sforzo agonistico con anatomie distorte, al limite della caricatura, per evidenziarne determinate caratteristiche fisiche fondamentali nel gioco, quali le lunghe leve o le grandi mani.

Allo stesso modo, i giocatori ci vengono mostrati con fisici scultorei, spesso alla stregua di robot o automi, quasi a sottolineare una condizione fisica “super”-umana.
Curiosa la scelta di Santiago di inquadrare solamente i piedi degli interlocutori, in alcune scene di dialogo, ma è nelle pagine dedicate alle partite che i piedi assurgono a componente narrativa rilevante. Piedi che si elevano all'altezza degli occhi degli spettatori – e dei lettori – a indicare l'incredibile capacità di volare di MJ; piedi riconoscibilissimi, grazie a una serie di calzature – le Air – che con Jordan sono diventate un marchio di fabbrica esportato e conosciuto in tutto il mondo, di successo in quegli anni come oggi: dettaglio che sottolinea anche l'attività e la capacità di autovalorizzazione commerciale di Jordan.

Meritano poi una nota sia la splendida copertina interna che apre il volume, un primo piano di profilo tipico di MJ nell'atto dello sforzo agonistico, realizzata con dense pennellate a tempera che uniscono il sudore ai lineamenti del giocatore; sia la sentita prefazione firmata da Flavio Tranquillo, uno dei giornalisti italiani più esperti di NBA, oltre che uno dei più efficaci narratori di questo sport.

Ma dunque, Michael Jordan è stato davvero il più grande di sempre? Più di Bill Russell, Wilt Chamberlain, Magic Johnson o Larry Bird prima di lui? Più di Kobe Bryant o LeBron James dopo di lui?
Facciamo nostre le sue parole:

“Non voglio esserlo [il migliore di sempre] perché penso che possa essere una mancanza di rispetto verso Wilt Chamberlain, Jerry West e tutte le leggende venute prima di me contro cui non ho avuto la possibilità di giocare.
Quando qualcuno dice che sono il migliore un po' rabbrividisco, è un po' imbarazzante, perché nessuno può saperlo. Se tu lo dici, lo accetto come opinione. Se lo chiedi a me, io non direi mai che sono il miglior giocatore di sempre, perché non ho mai giocato contro quelli che rappresentavano la Lega prima di me.”

Michael Jordan – 2009

Però – come si dice nello slang dei campi di basket di strada – “la palla non mente”, la palla non esprime opinioni. E MJ è sicuramente tra i migliori di sempre – se non il migliore – per quello che ha fatto sui campi, per gli anelli vinti e per come ha fatto innamorare del basket milioni di persone in tutto il mondo.

Abbiamo parlato di:
Michael Jordan. La biografia a fumetti
Wilfred Santiago
Traduzione di
, 2019
200 pagine, brossurato, colore – 20,00 €
ISBN: 978883275649

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